
Scandalo nei supermercati, carne di squalo spacciata per altro: italiani ignari -interviu.it
Emergono dati allarmanti sulla carne di squalo venduta nei supermercati italiani, spesso consumata senza consapevolezza da molti cittadini.
Mentre questi predatori marini affrontano un declino preoccupante, la loro carne continua a essere presente sulle nostre tavole sotto nomi che confondono il consumatore. L’Italia si colloca tra i principali importatori mondiali di carne di squalo, rientrando stabilmente nella top 5 globale.
Negli ultimi sette anni, il nostro Paese ha introdotto oltre 43.000 tonnellate di questo prodotto, principalmente proveniente da Spagna e Francia. Nonostante ciò, un’indagine pubblicata su Marine Policy rivela che il 64% degli italiani ignora che la carne di squalo sia regolarmente in vendita nei supermercati e nei ristoranti italiani.
Il mercato italiano della carne di squalo e la sua percezione
Il dato più sorprendente riguarda il consumo inconsapevole: il 93% degli intervistati afferma di non aver mai acquistato carne di squalo, ma quasi un terzo (28%) ha consumato specie come palombo, verdesca o gattuccio senza sapere che si tratta proprio di squali. Questo fenomeno rappresenta una minaccia significativa per la conservazione di queste specie, spesso già vulnerabili o a rischio estinzione.

La carne di squalo viene commercializzata sotto denominazioni che possono trarre in inganno il consumatore medio. Ecco alcune delle specie più comuni che si nascondono dietro nomi apparentemente innocui:
- Verdesca (Prionace glauca)
- Palombo (Mustelus mustelus)
- Gattuccio (Scyliorhinus canicula)
- Spinarolo (Squalus acanthias)
Queste specie sono parte integrante degli ecosistemi marini e svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio biologico e climatico, come sottolinea il WWF. Ogni anno, circa 100 milioni di squali vengono uccisi per diversi scopi: dalla carne alle pinne, dall’olio di fegato alla cartilagine fino alla pelle. Senza di loro, le catene alimentari marine rischiano di collassare, con gravi ripercussioni anche per la stabilità climatica globale.
Un problema rilevante è la scarsa chiarezza dell’etichettatura e la mancanza di controlli efficaci in Europa, specialmente in Paesi come Spagna, Portogallo e Italia, che sono al centro di questo mercato. La confusione generata da nomi ambigui, unita ad una limitata informazione sui rischi ambientali e sanitari (come l’accumulo di mercurio nella carne di squalo), alimenta l’ignoranza dei consumatori.
Per tutelare la biodiversità marina e la propria salute, è fondamentale adottare un approccio consapevole nella scelta dei prodotti ittici. Il WWF raccomanda di leggere sempre con attenzione le etichette, verificando:
- Denominazione commerciale e nome scientifico del pesce
- Zona FAO di cattura
- Metodo di produzione
- Tipo di attrezzo da pesca utilizzato
Conoscere i nomi comuni dietro cui si celano gli squali – come smeriglio, mako, vitello di mare o boccanera – aiuta a evitare acquisti non intenzionali. Inoltre, un prodotto privo di etichetta o con tracciabilità insufficiente dovrebbe essere evitato, poiché può provenire da pesca illegale o non sostenibile.
Il consumatore ha così un ruolo attivo nella difesa delle specie vulnerabili e nella salvaguardia della biodiversità del Mediterraneo e degli oceani globali. Evitare la carne di squalo significa contribuire a proteggere un patrimonio naturale in rapida diminuzione e contrastare pratiche di pesca dannose per l’ecosistema marino.
Il documentario #SharkPreyed dei fratelli Spinelli, già oggetto di discussione in precedenti approfondimenti, mette in luce come questi squali siano spesso “mascherati” da pesci comuni, contribuendo al danno ecologico e culturale legato a questa problematica.