IL GIARDINO STORICO
(progetto in collaborazione con la Soprintendenza)

Il restauro del complesso borbonico del lago Fusaro, comprendente la Casina Vanvitelliana, l’Ostrichina, il Giardino storico, gli Stalloni, la Banchina borbonica e la Lecceta, rientra nell’ambito del progetto integrato “Campi Flegrei”, finanziato con fondi comunitari del P.O.R. 2000-2006. I lavori, durati oltre due anni, sono stati diretti dalla Soprintendenza BAPSAE di Napoli e provincia, su progetti d’ufficio. Gli edifici e le aree di pertinenza sono stati recuperati dopo decenni di abbandono e predisposti, con idonea dotazione impiantistica, ad ospitare attività connesse al turismo culturale dell’area flegrea. La gestione del complesso del Fusaro è affidata alla responsabilità del Centro Ittico Campano, società con partecipazione azionaria di maggioranza del Comune di Bacoli.

Premessa
L’intervento ha mirato essenzialmente alla conservazione delle piante storiche del parco, con l'eliminazione delle altre piante e degli arbusti infestanti, quindi al recupero del tracciato originario del giardino storico. Gli interventi non hanno alterato in alcun modo lo stato dei luoghi ed hanno riguardato sostanzialmente le seguenti opere edili: il ripristino della muratura in pietra del parapetto della banchina del parco a confine con il lago e la realizzazione di bauletti in pietra vesuviana in sostituzione delle preesistenti bordure in cemento; il completamento delle aiuole con bordi in pietra di tufo a sagoma (cordoli e gavete) nonché dei percorsi con pavimentazione in taglime di tufo; la realizzazione degli impianti di illuminotecnica, con particolare attenzione alla illuminazione serale dei percorsi.

La storia del Giardino Storico
Dalla "Carta di Firenze" si riporta la definizione di Giardino Storico, "come una composizione di architettura il cui materiale è principalmente vegetale dunque vivente e come tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto è costituito da un perpetuo equilibrio, nell'andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il deferimento della natura e la volontà d'arte e d'artificio che tende a conservare perennemente lo stato". Proprio per la presenza degli alberi, "materiale vivo", un Giardino Storico è di difficile datazione: si può datare l'idea formale del giardino, ma non la materia di cui è composto. Data la scarsità di documentazione dell'originario giardino ed all'evoluzione nel tempo dell'impianto a verde del parco, ci si riferisce essenzialmente a vecchie planimetrie, dalle quali si può senza dubbio evincere che il giardino era un tempo diviso in tre parti distinte, quella centrale in corrispondenza dell’ingresso principale, con un tipico tracciato di aiuole, una seconda e terza zona - a sud e a nord del giardino - con semplici zone coltivate ad agrumeto e dotate di accesso secondario su via Fusaro. Inoltre, si può senz'altro asserire che all'epoca della costruzione del Casino reale nel mezzo del lago Fusaro (1782) la vegetazione presente era costituita, prevalentemente, da Quercus robur (quercia), Quercus pubescens (roverella), e Quercus ilex (leccio), come rappresentato in alcune stampe d’epoca. In origine il Parco, come risulta dalle scarse fonti storiche, era rappresentato da una fascia di litorale del lago a cui si accedeva con un viale perpendicolare alla riva, per raggiungere l'imbarcadero della Casina. Erano presenti nei dintorni alcune capanne, baracche, e strutture provvisorie funzionali alle attività di pesca e di allevamento dei mitili. Nel 1827 su tale percorso, nelle prossimità dell’Ostrichina, fu realizzato un grosso spiazzo circolare con bordo a vasca per la sosta delle carrozze e l'abbeveraggio dei cavalli. La vera configurazione a Parco è databile intorno al 1880 in il disegno del giardino è stato modificato per riportarsi alle condizioni ambientali più idonee alle caratteristiche del luogo che nel frattempo era andato modificandosi a seguito degli ampliamenti dei fabbricati presenti al suo interno (Ostrichina). Altre modifiche, avvenute nel tempo, hanno danneggiato i confini del Parco, compromettendone l’integrità a causa di destinazioni d’uso incongrue al suo interno e per l'eccessivo carico edilizio al contorno. Portata a termine l'Ostrichina progettata dal de Simone, furono eseguiti i lavori di sistemazione della zona antistante. Fu all'uopo ribassata una porzione di terra di forma circolare del diametro di palmi 500 (ca. 130 m) e, lungo tutto il perimetro realizzato un "fosso-lagnuolo" in giro di detto nuovo spiazzo di profondità media palmi 4 (ca. 1,00 m) e di larghezza palmi 6 ½ (ca. 1,70 m) che si raccordava a quello dello "stradone" preesistente, fino al ponticello che portava al Real Casino. Tali lavori furono eseguiti nel 1827 per conto della Deputazione delle Opere Pubbliche che si occupava allora della manutenzione e costruzione di tutti i ponti e le vie di comunicazione del Regno e consistettero nella realizzazione, appunto, di uno spiazzo di notevoli dimensioni "presso l'imbarcatoio del Fusaro (...) dopo l'ultima porzione di strada che porta al Real Casino del Fusaro, ad oggetto di dar comodo alle vetture del Real Servizio che colà si recano in occasione de' Reali divertimenti, nonché per rendere più decente quel sito, ove le LL. MM. son solite discendere dalle vetture ed imbarcarsi per andare al Real Casino". Questo spiazzo circolare, oltre dunque a rendere più funzionale e comoda la circolazione e la sosta delle carrozze consentiva anche e soprattutto un arrivo più scenografico delle vetture stesse che girandovi intorno si ponevano in bella mostra, come si conveniva ad una residenza reale secondo i costumi dell'epoca. Tutta quest'area fu dunque riqualificata e furono anche "poste n° 133 piante di pioppi (...) prese nei dintorni di Fuorigrotta". Furono altresì costruiti due ponticelli in legno: il primo "per dare il passaggio tanto alle LL. MM. che al R. Seguito in occasione della caccia fatta in quelle R.li Riserve sul lagnuolo a mano manca dell'Ostrichina", il secondo sempre "a mano manca di detto nuovo spiazzo (...) per dare il comodo a' coloni delle prossime masserie ed a quelli che da Bacoli si scendono al Fusaro". Dalla descrizione dei lavori è stato inoltre possibile desumere che le dimensioni dell'antica Ostrichina erano di palmi 56 x 80 ½ (ca. 14,50 x 21 m) e che la pavimentazione del nuovo spiazzo, realizzata all'interno di un "capostrada di pietre tufe", che si ricongiungeva a quello del precedente stradone, consisteva in un battuto di "sfabbricine e altro materiale Vulcanico del luogo" com'era consuetudine per quel tipo di luoghi all'aperto. E' plausibile supporre alla luce di quanto sopra descritto che a quell'epoca il sito, come Riserva Reale di caccia e di divertimenti nonché come luogo di produzione dei mitili, godesse di una certa attenzione e cura da parte del re. Ma le sue sorti dovettero peggiorare più tardi se nel 1829 si riattavano "tutti i locali addetti al lago pel nuovo fitto di D.n Luigi Trentarella", compresi lo stallone per i cavalli, il Cassone, la stessa Ostrichina e si programmavano per il gennaio 1830 "Riattazioni al Real Casino". Anche l'Ostricoltura, che tanto aveva fruttato in precedenza, subisce un duro colpo a causa della moria di ostriche che si verifica nel 1834 ed in seguito nel 1849. Causa fondamentale fu la scarsa manutenzione del lago dovuta all'inettitudine dei successori del Trentarella che rispecchiava uno stato di generale degrado ambientale dell'intera zona. Più tardi si tentò di porre qualche rimedio attraverso alcuni interventi di risanamento del lago: nel 1859 viene aperta una nuova foce del lago, molto pin ampia dell'antica, di circa 700 m di lunghezza ed interamente banchinata. L'attuale configurazione del Parco risale presumibilmente alla seconda meta dell’800, in concomitanza con il rilancio dell'allevamento dei mitili. In tale periodo venne sistemata l'area di pertinenza dell'antica Casina Reale con la realizzazione del giardino esotico, fu realizzata una nuova delimitazione dell'area con all'ingresso i due corpi di fabbrica "Stalloni" nonché un disegno organico di viali irregolari che delimitavano vaste aiuole con arbusti di varie specie. I due "Stalloni" sono riportati nella carta IGM del 1890. Lo studio specifico eseguito sulla vegetazione, ha rivelato le notevoli modificazioni avvenute nel parco con lo sviluppo di essenze arboree inopportune e dannose. Negli ultimi tempi, le condizioni generali non sono eccessivamente migliorate per errori di potatura e mancanza di sfoltimento della vegetazione presente. Il Parco e gli alberi non hanno un aspetto statico nel tempo, la crescita delle piante, il clima e innumerevoli fattori umani e naturali, configurano realtà in evoluzione che richiedono interventi opportuni e programmati nel tempo, onde poter garantire lo sviluppo armonico dell'impianto originario. Successivamente, durante il periodo coloniale (anni 30), accanto alla Chamaerops humilis (palma di S. Pietro), tipica della flora spontanea mediterranea, si è avuta la diffusione delle palme con prevalenza della Phoenix canariensis che ha trovato un habitat favorevole, riproducendosi per inseminazione naturale; altri interventi, in epoche diverse, hanno posto a dimora i pini, tra cui prevalentemente Pinus pinaster (marittimo) e Pinus pinea (italico), che, purtroppo, essendo stati impiantati in maniera motto fitta (rispetto a se stessi ed alle altre piante esistenti) e non avendo avuto idonee cure di allevamento e manutenzione, hanno avuto uno sviluppo disarmonico con grosso pregiudizio per la loro stabilità e funzione estetica. Diverse immissioni, ad ondate successive, di Quercus ilex (leccio), hanno poi realizzato un grosso affollamento non avendo rispettato le giuste distanze di impianto con la conseguenza di un mancato sviluppo armonico e con sicuro pregiudizio dell'aspetto estetico (troppo affastellato) e dello stato fitosanitario. Vera e propria violenza al parco è sia stata compiuta allorquando sono state inserite piante di Eucalyptus globosus (eucalipto) e Robinia pseudoacacia (robinia), che sono da considerare, per tale area, delle infestanti e, tra l'altro, possono rappresentare in un parco pubblico un pericolo per l'estrema fragilità del legno (eucalipti). L'estrema fittezza di impianto che adesso si riscontra, accanto alle bordure "verdi" delle aiuole, impediscono la ricostituzione di aiuole fiorite di cui si legge in varie antiche descrizioni. Come si presentava un tempo il parco antistante il lago, lo possiamo conoscere leggendo la stima dei beni all’atto del passaggio della proprietà del lago all’Azienda Demaniale del Mar Piccolo di Taranto, il 1 ottobre 1960, in riferimento all’art. 1 della Legge 21.06.1960 n. 649.
“Parco antistante al lago”
Il parco trovasi ubicato nella zona compresa tra l'ingresso principale del lago Fusaro - il cui fronte è costituito dalla linea dei due fabbricati detti stalloni descritti nel precedente paragrafo 2) e la riva del lago per uno sviluppo frontale di circa m. 270.Il terreno è sistemato a giardino con coltivazione di piante ornamentali e da frutto, nonché fiori. Le piante risultano distribuite nelle sedici aiuole, di diversa forma ed estensione, in cui è suddiviso il parco.Le aiuole sono delimitate da muretti contenitori e sono circondate da viali e spiazzi vari con piano di calpestio in terra battuta e taglime di tufo. L'ingresso principale al parco è costituito da un cancello centrale a doppia partita di ferro lavorato sostenuto da pilastri costituiti da massi cubici di pietra da taglio, ed i due ingressi secondari, simmetricamente disposti nei lati estremi, hanno cancelletti pure in ferro sostenuti da pilastri in mattoni. Nel centro del parco è sistemata una vasca circolare alimentata dall'impianto idrico del compendio a mezzo di apposita derivazione. Un piccolo casotto a pianta circolare è usato per uccelliera. Il parco, che è attraversato da cavi elettrici sotterranei per l'alimentazione di energia per luce e forza motrice, è anche servito da impianto di illuminazione con diversi centri luminosi su pastorali di ferro. Il parco è distinto in catasto con i mappali 2, 7 e 22 del foglio 8 del Comune di Bacoli. Non sono state recuperate documentazioni sufficienti per verificare l’evoluzione della flora e della fauna lungo il bacino del Fusaro. Considerando le stampe d’epoca durante la costruzione della Casina Vanvitelliana (1782) la vegetazione presente era costituita prevalentemente da querce, roverelle, leccio. Durante il periodo coloniale (1930-40), accanto alla palma di S.Pietro (Chamaerops humilis) che è una tipica pianta della flora spontanea mediterranea, si è avuto una grande diffusione delle palme con prevalenza della Phoenix canariensis, riproducendosi per inseminazione naturale. In seguito, sono stati piantati altri tipi di alberi, tra cui i più comuni: il pino marittimo ed il pino italico. Non c’e stato però uno studio approfondito per la crescita di questi pini perché sono impiantati in maniera molto fitta e le mancate cure di potatura e di manutenzione hanno creato un disarmonico sviluppo con pregiudizi negativi per la loro stabilità e funzione estetica. Infine sono stati impiantati altri alberi (lecci), che hanno anch’essi affollato lo spazio vitale tra un albero e l’altro, quindi alterando anche lo stato fitosanitario e nello stesso tempo anche compromettendo l’aspetto estetico.

I'intervento di restauro
Il “Giardino Storico” è ubicato nella zona compresa tra l'ingresso principale del lago Fusaro - il cui fronte è costituito dalla linea dei due fabbricati detti "Stalloni" e la riva del lago per uno sviluppo frontale di circa 270 m. Il terreno è sistemato a giardino con coltivazione di piante ornamentali e da frutto, nonché fiori; le piante risultano distribuite nelle aiuole, di diversa forma ed estensione, delimitate da muretti contenitori e circondate da viali e spiazzi vari con piano di calpestio in terra battuta e taglime di tufo. L'ingresso principale al parco è costituito da un cancello centrale a doppia partita di ferro lavorato sostenuto da pilastri costituiti da massi cubici di pietra da taglio. Nel centro del parco è sistemata una vasca circolare alimentata dall'impianto idrico del compendio a mezzo di apposita derivazione. Sull'area insiste un giardino di palme (phoenix canariensis), piante di pino (pinus pinea, pinus pinaster) e lecci (quercus ilex), oltre ad esemplari non autoctoni di più recente piantumazione (eucalipto, robinia). La vegetazione del sotto bosco era in maggioranza costituita da piante erbacee (muschio, trifoglio, ortica). Dove gli alberi sono più alti troviamo in prevalenza la Phyllirea (tipica della bassa macchia). Si ritiene che la presenza di piante come l’eucalipto (Eucaliptus globosus) e la robinia (Robina pseudoacacia) erano da considerare, per tale area, delle infestanti e potevano, tra l’altro, rappresentare in un parco pubblico un pericolo per l’estrema fragilità del legno. Identica situazione anche nelle aiuole, alcune già sistemate in un precedente intervento di restauro con bordure con taglime di tufo e la fontana centrale sistemata con un papiro, la messa a dimora di piante troppo ravvicinate, una non perfetta potatura aveva portato ad uno sviluppo anomalo delle piante. Pur essendo il parco dotato di esemplari molto belli di Phoenix canariensis, Phoenix dactilifera e Chamaerops humilis, si riscontravano situazioni che pregiudicavano l'armonioso sviluppo del parco:

  • un impianto troppo ravvicinato di pini che ha avuto come conseguenza una eccessiva crescita in altezza (per fototropismo), aggravata da una potatura molto spogliante, eseguita per "arieggiare" il terreno sottostante, ha causato un’immagine di piante sgraziate con scarsa funzione estetica e molto soggette, per la riduzione della chioma, all'effetto deformante e caustico dei venti salsi;
  • una eccessiva fittezza dell'impianto ravvicinato di lecci che tendevano a "filare" mettendo in ombra tutte le altre essenze ed impedendo di conseguenza lo sviluppo di queste e del prato;
  • una fittezza delle palme e "potature" troppo drastiche che avevano comportato la decorticazione del fusto con grave perdita di funzioni estetiche;
  • un abnorme sviluppo di eucalipti a detrimento di altre essenze più rappresentative quali Phoenix e Chamaerops;
  • ridotte distanze d'impianto, tra diverse essenze (es. una Robinia che cresce in aderenza ad una Phoenix canariensis) ne turbavano il rispettivo sviluppo;
  • errori di potatura (asportazione troppo drastica di foglie) fatta tra l'altro in epoche non idonee, che pregiudicavano la vita stessa di alcune piante;
  • una eccessiva fittezza degli impianti arborei aveva comportato anche "l'infelice" sviluppo delle siepi e delle bordure per la carente insolazione (bordure di Pittosporum tobira sono da considerare valide solo per costituire barriere esterne di protezione dai venti salsi).

L’attuale intervento di recupero e restauro del giardino ha riguardato una parte ridotta di quello originario: l'alienazione di una parte del terreno al Comune per la realizzazione di un’area di parcheggio (lato nord), ha comportato un'interruzione dell'impianto originario del parco, per cui i viali in direzione nord ovest si fermano contro la recinzione metallica di confine, conservando però l'impianto generale del giardino, sia come tracciato, che come essenze arboree già esistenti. Lo stato della vegetazione era molto vario per le diverse essenze presenti e l'aspetto peggiore derivava dall'aver posto a dimora piante a distanza troppo ravvicinata per aver inizialmente cercato di ottenere quello che i vivaisti chiamano "pronto effetto", ovvero dare una impressione di piantagione completa impiantando piante piccole che riempiono l'aiuola. Tale piantumazione ravvicinata e cure colturali carenti avevano provocato, più o meno marcatamente, uno sviluppo anomalo delle piante. L’intervento ha mirato essenzialmente alla conservazione delle piante storiche del parco con l'eliminazione di tutte le piante ed arbusti infestanti ed al ripristino dell’antico impianto ed originaria sistemazione. Esisteva, infatti, una vegetazione considerata “infestante” che aveva coperto alcune aree del parco rendendole completamente inaccessibili. Pertanto, una volta eliminata tale flora, si è provveduto ad eseguire, dopo opportuni saggi per rilevare le tracce dell'antico impianto, l’originaria sistemazione, rimovendo gli strati di terreno dovuti a fenomeni erosivi e riadattando le quote di campagna. Obiettivo è stato dunque quello di avere una massima conservazione materica delle permanenze identificate ed il rafforzamento delle tracce storiche ancora evidenti. Per questa ragione l'intervento si è concentrato su quella componente del giardino che è forse la meno soggetta alle trasformazioni del tempo, vale a dire il disegno e la configurazione del suolo. Parimenti sono state elaborate precise indicazioni per quello che riguarda le operazioni sulla componente vegetale. A fronte dell'intenso sovraffollamento riscontrato, queste si sono configurate principalmente in un generale sfoltimento e nell'eliminazione degli esemplari infestanti, morti, malati o che risultavano incongruenti rispetto ai criteri compositivi individuati; criteri che hanno ugualmente guidato la sostituzione e la ricollocazione di nuovi impianti vegetali. Nell'insieme, gli abbattimenti e le ricollocazioni di nuova materia vegetale, sono stati finalizzati verso una maggiore lettura della profondità di viste - caratteristica della composizione vegetale del parco prima parzialmente celata dalla incontrollata crescita della vegetazione - ed un arricchimento del ritmo delle stesse lungo i percorsi definiti dalle aiuole. L’intervento si è dunque indirizzato nel mantenimento delle attuali funzioni d'uso pubblico, proponendo altresì una sua maggiore e più razionale fruizione con l’organizzazione di specifiche aree attrezzate (ex agrumeto) tali da poter consentire la realizzazione di manifestazioni all’aperto, modulate secondo le necessità dei vari organismi, sia pubblici che privati.

INTERVENTI EDILI
Gli interventi edili eseguiti non hanno alterato in alcun modo lo stato dei luoghi ed hanno riguardato sostanzialmente le seguenti opere:

  • Il ripristino della muratura in pietra del parapetto della banchina del parco a confine con il lago e la realizzazione di bauletti in pietra vesuviana in sostituzione dell'attuale bordura in cemento.
  • Il completamento delle aiuole con bordi in pietra di tufo a sagoma (cordoli e gavete) nonché dei percorsi con pavimentazione in taglime di tufo, recuperando il tracciato originale del Giardino Storico.
  • Revisione della fontana circolare (aiuola centrale).
  • Revisione della recinzione del parco lato nord.
  • La realizzazione di canalizzazioni per la raccolta delle acque meteoriche ed allacciamento delle tubazioni relative al sistema fognario della Casina, Ostrichina e Stalloni con la rete comunale esterna al parco.
  • Realizzazione di impianto di illuminazione ed antincendio.
  • La revisione della cancellata d’ingresso in ferro lavorato a confine del parco lungo via Fusaro, nonché la integrazione dei basoli di pavimentazione della piazzola d'ingresso principale che divide i due corpi di fabbrica cosiddetti "Stalloni".
  • Predisposizione dell’innesto con il percorso naturalistico ciclo-pedonale della fascia circumlacuale del Fusaro, lungo il confine dell’area “ex agrumeto”.

INTERVENTI IMPIANTISTICI

  • Realizzazione di nuovo impianto illuminazione lungo tutti i viali con apparecchi illuminanti a palo di h = 80 cm, disposti su ambo i lati.
  • Spostamento degli apparecchi illuminanti attualmente installati lungo i viali sul confine dell'area destinata alle manifestazioni occasionali.
  • Revisione dell'impianto di approvvigionamento idrico della fontane.
  • Impianto di distribuzione primaria con cavi in tubazione interrata verso i sottoquadri ubicati nella Casina, nell'Ostrichina e negli Stalloni.
  • Impianto di estinzione incendi ad idranti con relativa riserva idrica in vasca interrata.
  • Impianto antintrusione con telecamere a circuito chiuso in prossimità degli accessi.

INTERVENTI PER IL VERDE

  • Eliminazione della flora infestante e manutenzione del verde con opere di abbattimento, potatura, concimazione, pulizia ed irrigazione:
  • Pittosporo: eliminazione delle bordure;
  • Phoenix Canariensis: sfoltimento dei gruppi di alberi nati per disseminazione spontaneo fino a lasciare un singolo gruppo (3 piante) per area omogenea, essendo il giardino di natura paesaggistico risulta evidente ricostruire i ottici attualmente occlusi da una vegetazione spontanea cresciuta senza controllo;
  • Phoenix Dactylifera: vanno conservate e effettuata un’opera di manutenzione straordinaria;
  • Pinus Sp.: rimondatura del secco ed equilibrio aereo-radicale per gli esemplari di 8-10 m;
  • Pinus Pinaster: eliminazione degli esemplari giovani in condizioni fisiologiche e fito fotologiche precarie (h 4-7 m), manutenzione straordinaria degli esemplari adulti di pregio (h 10 m);
  • Eucaliptus Globosus: conservazione degli esemplari di vecchio impianto con manutenzione straordinaria per quelli oltre i 20 m;
  • Quercus Ilex: conservazione di tutti gli esemplari con opere di manutenzione ordinaria e straordinaria;
  • Tamarix Gallica: conservazione degli esemplari con opere di manutenzione straordinaria;
  • Chamaerops Humilis: conservazione di tutti degli esemplari con opere di manutenzione ordinaria e straordinaria;
  • Chamaerops Excelsa, Yucca, Robinia Pseudoacacia, Ficus Elastica Decora: eliminazione;
  • Citrus: conservazione con interventi di manutenzione straordinaria;
  • Mirto, Oleandro: potatura;
  • Laurus Nobilis, Grevillea Robusta, Sterlizia, Jacaranda, Melaleuca, Erythrina: nuovo impianto.
  • Le aiuole che definiscono i viali sono state completate con il ripristino delle bordure di tufo.
  • Revisione degli elementi di arredo esistenti ed installazione di nuovi corpi illuminanti.l
 

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