Il collezionista

24 aprile ‘97 ore 19,30, sono in casa con degli amici; suona il telefono: è Nicola. E’ tornato dal suo viaggio prima del previsto. Capisco subito che ha qualcosa da dirmi, cambio telefono per ascoltarlo meglio.

Ha visto a Brescia il pezzo che io cercavo da mesi. Il sorriso mi invade la faccia: FINALMENTE! Erano mesi che cercavo un K98k monomatricola produzione del 1937, la migliore in assoluto. Mi faccio dare telefono ed indirizzo. Inizio a passeggiare nervosamente per lo studio, "domani che impegni ho", "riesco a partire così improvvisamente". La notte non passa mai; chiamo ad apertura di negozio per paura che il negoziante possa venderlo. Ce l’ho fatta ho appuntamento per la sera stessa. Monto in macchina e parto. Viaggio da sei ore, e siccome siamo insieme da ieri sera sicuramente vorrete sapere chi sono e dove vi sto portando. Sono un collezionista. Di cosa? Ah! dimenticavo non ve l’ho ancora detto. DI ARMI. Un attimo faccio benzina e continuo: si pieno! arrivederci e buona giornata. Dove eravamo? Ah si! Il collezionista di armi è uno strano personaggio lo avrete sicuramente capito. Salta in macchina e parte per un viaggio di mille chilometri solo per vedere se quel pezzo è buono. Lo cerca, lo vuole, lo desidera, lo immagina, lo carezza. E deve essere propio quello, un altro non va bene; la brunitura è troppo schiarita, non ha quel particolare punzone, i legni sono troppo chiari o troppo scuri. Insomma io sto girando da mesi perché voglio il Mauser K98k del 1937 che mi sono immaginato e non ne voglio altri. Deve essere propio quello che sta nella mia mente. Ma propio quello! Gli altri non sono buoni. Sono davanti all’armeria. Speriamo che non sia un’altro viaggio a vuoto. Entro, subito mi presento: "abbiamo parlato stamattina presto per telefono a proposito del K98"; "Si la stavo aspettando". Non è meravigliato del fatto che abbiamo viaggiato per quasi nove ore. Li conosce i collezionisti. Come? parlo con il Pluralis Maiestatis. No ma voi mi state seguendo da ieri sera, no? E’ fatta ce l’ho in mano. Prima di guardarlo con attenzione lo tocco, ne sento le asperità del legno, la durezza dell’acciaio, il rumore setato dell’otturatore. Poi passo ad esaminarlo centimetro per centimetro. Se lo guardi con attenzione puoi capire se è stato trattato bene o male. Penso: "la brunitura è ottima". I legni lo sono altrettanto. E’ lui. L’ho trovato. Deve essere mio! Era gia mio da quando lo immaginai. Mi stava aspettando con pazienza nella sua rastrelliera. Il prezzo? E’ per questo che vi ho detto di aspettare fuori. Non ve lo dirò mai! Per me non ne ha. Mentre scrivo lo osservo nella vetrina. E’ mio e non sarà mai più di nessun altro. Quanto costa non ha importanza. Suona il telefono: è Piero, a Roma in uno dei suoi giri ha visto.....................ma questo ve lo racconto nel prossimo articolo.

Marcello Famiglietti


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