PREMIAZIONE DEL 6 OTTOBRE 2011
 - Reale Yacht Club Canottieri Savoia -

L’Associazione Internazionale Regina Elena (A.I.R.H.) presieduta da S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia (figlio della Principessa Reale Maria Pia di Savoia, figlia di Re Umberto II) riunisce migliaia di persone per attività caritatevoli, spirituali e culturali sull'esempio della Regina Elena, Rosa d'Oro della Cristianità, e definita "Regina della Carità" da Papa Pio XII.

Da alcuni anni, l'Associazione ha istituito il Premio "Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane" con l'intento di assegnare un riconoscimento "in vita" ed "alla memoria", ad alcuni cittadini, in particolare a Napoli, che nell’arco della propria attività, abbiano tutelato, conservato e divulgato il patrimonio culturale e tradizionale Napoletano, in Italia e nel mondo, affidando al Comitato (organo di supporto all'Associazione) presieduto dall'architetto Gian Carlo Garzoni il compito di organizzare tale Premio.

La VI edizione del Premio si è svolta il giorno giovedì 6 ottobre 2011 alle ore 17.30 presso il Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli, in presenza del responsabile A.I.R.H. per l'Italia Gen. Ennio Reggiani (in sostituzione di S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia che per un malessere non ha potuto partecipare alla serata), del Presidente del Circolo dott. Pippo Dalla Vecchia e del Presidente del Comitato arch. Gian Carlo Garzoni; i premiati, a cui è stata consegnata una targa ricordo, sono stati undici, suddivisi in: due alla memoria; due alla cultura; due all’artigianato; due allo spettacolo; due alla gastronomia; un premio speciale. I candidati premiati sono: Sergio Bruni e Luisa Conte, Accademia Aeronautica di Pozzuoli e Scuola Militare Nunziatella, Concetta Ferrigno e Mario Talarico, Michele Caputo e Mario Maglione, Antico Forno F.lli Attanasio e Gran Caffé Gambrinus, infine la Croce Rossa Italiana.

Adesione del Presidente della Repubblica

Patrocinio Morale degli Enti locali

Media Sponsor

       

Anche questa edizione, patrocinata moralmente dalla Regione Campania, dalla Provincia di Napoli e dal Comune di Napoli, ha avuto l’adesione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nonché gli auguri del Cardinale Crescenzio Sepe, del Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini e del Comandante della Finanza Fabrizio Giaccone. Ha condotto la serata la presentatrice Adele Vian accompagnata al pianoforte con brevi stacchi musicali dal M° Franco Farina; le consegne sono state intervallate da brani musicali e brevi interviste ai premiati; in sala è stato distribuito un depliant illustrativo sulle motivazioni dei singoli premiati ed al termine della manifestazione offerto un rinfresco. Durante la manifestazione è stato ricordato il 60esimo anniversario della canzone "Luna Rossa", musicata dall'indimenticabile M° Antonio Viscione (in arte Vian) su versi del M° Vincenzo De Crescenzo.

(LOCANDINA VI EDIZIONE 2011)

(depliant distribuito in sala 2011)

Tra i molti presenti in sala: l'Accademia Tiberina di Napoli con il suo Presidente Ermanno Corsi, il Gen. Francesco Bianco, il Presidente della Provincia Luigi Cesaro, i consiglieri provinciali Serena Albano ed Enrico Flauto, il Direttore della ReteCivic@Metropolitana Domenico Pennone, il fratello del militare eroe Alessandro D'Acquisto, il responsabile dell'area flegrea per la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. Cosimo Tarì, la nipote di E.A.Mario - autore tra l'altro de La Leggenda del Piave - Delia Catalano, il m° Salvatore Palomba e tanti altri.........

Accademia Aeronautica di Pozzuoli
Fondata nel 1923, è tra le più antiche ed importanti accademie aeronautiche nel mondo.

L'Accademia Aeronautica è un istituto militare per la formazione degli ufficiali dell'Aeronautica Militare. La sede è posta nel comune di Pozzuoli al confine con il comune di Napoli. Ha il compito di istituto di preparare "giovani ufficiali dai saldi principi morali, motivati ed in possesso delle qualità personali, militari e professionali necessarie per ben operare al servizio del Paese". È tra le più antiche tra le accademie aeronautiche nel mondo, avendo iniziato le attività nel 1923. L'Accademia fu costituita il 5 novembre 1923, otto mesi dopo la costituzione della Regia Aeronautica come Forza Armata indipendente, ed ebbe sede, per i primi tre anni, presso l'Accademia Navale di Livorno. Nel 1925, considerato che il crescente numero degli allievi non avrebbe consentito la coabitazione con l'Accademia Navale oltre l'anno accademico 1925/26, l'Istituto fu trasferito a Caserta, nella Reggia borbonica del Vanvitelli. La nuova sede autonoma venne inaugurata il 10 dicembre 1926. A Caserta, dal 1926 al 1943, si formarono gli aviatori che presero parte al secondo conflitto mondiale. Nell'agosto del 1943, esigenze di carattere bellico costrinsero l'Istituto a trasferirsi presso il Collegio Aeronautico di Forlì, ove l'Accademia rimase solo fino al 10 settembre, data in cui ogni attività venne temporaneamente sospesa. Il 7 novembre 1943 l'Istituto riprese a funzionare presso il Collegio Navale di Brindisi, località in cui si era nel frattempo ricostituita anche l'Accademia Navale. Nel novembre 1945, l'Accademia si stabilì a Nisida, ove rimase fino al dicembre del 1961. Venne quindi trasferita nella sede attuale, in un invidiabile sito che domina la baia di Pozzuoli e la distesa di mare comprendente le isole di Ischia, Nisida e Capri. L’Accademia è l’istituto di formazione che ha il compito di provvedere alla formazione militare, morale e professionale iniziale dei giovani destinati a diventare Ufficiali dell’A.M. Essa, in particolare, provvede:
·
  all'espletamento delle fasi concorsuali e di reclutamento degli allievi, nei limiti e nelle modalità fissate dalle disposizioni di F.A.;
· alla formazione morale e militare dei giovani che aspirano a diventare ufficiali in Servizio Permanente Effettivo (S.P.E.) dell'Aeronautica Militare nei ruoli previsti dalla Forza Armata;
· alla formazione degli Ufficiali Ruoli Speciali e quelli a nomina diretta;
· all’istruzione professionale specifica e, nei casi previsti, a quella universitaria, propedeutiche all'esercizio del comando nelle mansioni direttive e dirigenziali della Forza Armata;
·
 allo svolgimento dei corsi pre-volo per Allievi Ufficiali Piloti dell’Aeronautica e di altre Forze Armate o Corpi Armati dello Stato, nonché di ogni altro corso di cui si ravvisi l'esigenza.

Scuola Militare Nunziatella
Dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia ad oggi, prestigioso Istituto di formazione militare.

La scuola militare "Nunziatella" di Napoli (già Reale Accademia Militare) è uno dei più antichi istituti di formazione militare del mondo (5º posto assoluto, 3º tra gli istituti ancora in attività). Il suo edificio (chiamato confidenzialmente "Rosso Maniero") e l'adiacente chiesa della SS. Annunziata, costituiscono un complesso architettonico monumentale della città di Napoli. Le origini della Scuola militare "Nunziatella" vanno fatte risalire all’opera di riordino delle forze armate del Regno di Napoli messa in atto da Carlo III. Sotto la sua guida fu infatti individuata per la prima volta la necessità di creare istituti specializzati per la formazione degli ufficiali delle varie armi. L'impulso riformatore di Carlo III portò alla fondazione della “Real Academia de los Guardias Estendartes de las Galeras” (5 dicembre 1735), dell’“Accademia di Artiglieria” (1745) e dell’“Accademia del Corpo degli ingegneri militari”, (1754). La Scuola militare "Nunziatella" fu fondata il 18 novembre 1787 con il nome di Reale Accademia Militare per decisione di Ferdinando IV di Borbone, nel clima di generale rinnovamento e potenziamento delle istituzioni militari del Regno di Napoli (Real Esercito e Armata di Mare) che ebbe luogo nella seconda metà del XVIII secolo.

L'edificio che ospita la Scuola è stato costruito nel 1588 per la nobildonna Anna Mendozza Marchesa della Valle, e Contessa di S. Angelo, la quale lo donò unitamente alla chiesa adiacente alla Compagnia di Gesù. In esso fu trasferito da Nola il noviziato dei Gesuiti, che vi rimase fino al 1767, anno della loro espulsione dal Regno delle Due Sicilie. A testimonianza di questa fase storica, nei sotterranei della scuola sono tuttora conservate le tombe di alcuni dei monaci che vi hanno dimorato. L'istituto attuale prende il nome dalla Chiesa della Nunziatella, un edificio religioso che rappresenta una delle massime espressioni architettoniche del barocco napoletano. La chiesa è situata all'interno del complesso scolastico, per il quale funge anche da cappella, ed è conosciuta popolarmente come "Nunziatella" per distinguerla dalla più grande Basilica della Santissima Annunziata Maggiore. L'edificio di culto - edificato nel 1588 - fu profondamente rimaneggiato nel 1736 dall'architetto Ferdinando Sanfelice (1675-1748), che ne cancellò i tratti originari, ed ospita affreschi dei pittori Francesco De Mura, Paolo De Matteis, Ludovico Mazzanti, e Pacecco De Rosa, nonché il prezioso altare opera di Giuseppe Sanmartino, una delle opere più significative del barocco napoletano. La Scuola militare "Nunziatella" può essere frequentata esclusivamente dagli alunni che hanno completato il biennio del Liceo Classico e Scientifico. L'ammissione avviene per concorso, che consta di prove mediche, psico-attitudinali, atletiche e di un esame culturale sulle materie oggetto di studio nei primi due anni di scuola superiore. Il ciclo di studi si completa con il conseguimento del relativo diploma di maturità e include, oltre alle materie scolastiche comuni a questi licei, anche dei corsi di formazione finalizzati alla carriera militare. Particolarmente ricca è la formazione sportiva che consente di praticare equitazione, scherma, nuoto, atletica leggera, pugilato, pallacanestro, pallavolo ed altri sport. Il comandante della scuola (un colonnello dell'Esercito Italiano solitamente con incarichi speciali) è anche il preside e capo dell'istituto. L'assunzione dei docenti avviene per concorso, il cui requisito di base è quello di essere un docente ordinario presso un istituto di scuola superiore. Conseguito il diploma, gli ex allievi possono proseguire la formazione militare facendo domanda di ammissione presso tutte le Accademie delle Forze Armate. In questo caso, la frequentazione della scuola garantisce alcune facilitazioni d'ingresso: in tutti i concorsi presso le Accademie delle Forze Armate è riservato loro il 30% dei posti a concorso. In alternativa, coloro che non vogliono proseguire la carriera militare possono continuare il proprio iter formativo presso le università. Gli ex allievi si radunano in occasione del giuramento del primo anno di corso della scuola, che avviene solitamente il 18 novembre di ogni anno (anniversario della fondazione), a piazza del Plebiscito a Napoli.

Croce Rossa Italiana
Ente internazionale di alto rilievo, preziosissimo aiuto per l’umanità in tempo di pace e di conflitto.

Il Corpo delle Infermiere, ausiliarie delle Forze Armate è una delle componenti della Croce Rossa Italiana. L'antesignana ispsiratrice del Corpo fu l'inglese Florence Nightingale. Questa donna, durante la guerra di Crimea (1854) si dedicò alla assistenza dei feriti e degli ammalati. La prima scuola per Infermiere Volontarie nasce nel 1908 a Milano ed è in tale anno che il Corpo delle Infermiere Volontarie ha iniziato la sua opera di assistenza e di soccorso. Già durante il terremoto Calabro-Siculo del 1908, poi la Guerra di Libia del 1912 e successivamente durante il terremoto del Vulture del 1915, le Sorelle prestavano la loro infaticabile opera, ma fu con la Prima Guerra Mondiale che le Crocerossine scrissero le prime pagine eroiche della loro esistenza. Quando l'Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale, la CRI fu in grado di mobilitare circa 8500 Infermiere Volontarie, guidate dalla Duchessa Elena d'Aosta , allora Ispettrice Generale. Da questo primo impiego delle Crocerossine nella Grande Guerra ne seguirono molti altri: dalla Guerra di Etiopia 1935 alla Guerra di Spagna 1936 alla Seconda Guerra Mondiale(1939-1944). Le Infermiere Volontarie, Ausiliarie delle Forze Armate, sono oggi presenti in ogni settore della vita civile in cui la loro presenza sia richiesta, fanno parte di diritto del personale mobilitabile della Protezione Civile e delle Forze Armate. Le attività del Corpo spaziano in tutti i settori della vita sociale in cui la loro opera sia richiesta e necessaria. Si sono attivate in tutti i disastri che hanno colpito il Paese negli ultimi decenni e dal 1982 partecipano a tutte le missioni di pace al fianco delle Forze Armate e della Croce Rossa. Il Corpo ha quindi fatto fronte, nell'ultimo ventennio, anche alle emergenze internazionali, inviando le Sorelle negli Ospedali Militari delle Forze multinazionali che hanno operato in varie zone del Mondo. Dalla prima esperienza del Libano sono state presenti in Somalia, in Mozambico, in Turchia, in Bosnia, in Albania, Kosovo, in Iraq, ad Hebron e Kabul con le forze ONU, in Giordania, in Medio Oriente, in Pakistan e Sud Est Asiatico. Nel 1990 Giovanni Spadolini scriveva: "Le Infermiere Volontarie costituiscono il simbolo vivente di quei sentimenti ai quali ogni uomo guarda per riconoscere le estreme risorse nella battaglia contro la sofferenza, le calamità naturali, la devastazione della guerra. Quella Croce Rossa che campeggia sul camice bianco delle infermiere ha accompagnato e curato i
protagonisti sfortunati della storia, quella di ieri come quella più recente." Quella delle Infermiere Volontarie è una scelta di vita per la quale occorre una vera e propria vocazione al di sopra di ogni interesse personale. Con l'impeccabile uniforme bianca e il lungo velo blu o con la più moderna e agile divisa da emergenza con pantaloni e basco, ma sempre con la croce rossa sul petto, che sta a ricordare l'antico impegno: "Ama Conforta Lavora Salva".
Nello specifico, l'Ispettorato della Campania e di Napoli vanta ben 12 Sorelle decorate di Medaglia d'argento e 30 di Medaglie di bronzo al Valor Militare (1915-18); 34 Sorelle insignite di Croce di Guerra al Valor Militare (1939-47) ed una Infermiera Volontaria insignita della più alta onorificenza di Croce Rossa: medaglia Florance Nightingale (1991) Sorella Primicerj Coppa Addolorata.

Sergio Bruni
(Villaricca, 15 settembre 1921 - Roma, 22 giugno 2003)
Cantautore, chitarrista e compositore, da sempre è considerato la "voce di Napoli".

Nacque a Villaricca, alle porte di Napoli, il 15 settembre 1921, da Gennaro Chianese e Michela Percacciuolo. A nove anni s'iscrisse a una scuola serale di musica e a undici diventò suonatore di clarinetto nella banda del paese, realizzando così la sua prima esperienza da musicista. Nel 1938, a diciassette anni, si trasferì con la famiglia al limitrofo Chiaiano, cominciò a lavorare come operaio ed entrò nel giro di un gruppo di studenti che furono i primi estimatori delle sue doti canore. Nel settembre del 1943, mentre si trovava a casa in licenza di convalescenza, proveniente dal novantunesimo reggimento fanteria di stanza a Torino dove cantò per la prima volta davanti ad un pubblico di militari, ebbe notizia che a Napoli la gente stava insorgendo contro le truppe tedesche e formò con una decina di giovani della sua età un gruppo di volontari. Si procurarono delle armi e il 29 settembre, con l'aiuto di un capitano d'artiglieria, riuscirono a sminare il ponte di Chiaiano, minato dai tedeschi. Sulla via del ritorno s'imbatterono in una pattuglia tedesca e, in uno scontro a fuoco, rimase gravemente ferito alla gamba destra e segnato per sempre da una menomazione nel camminare. Trasportato avventurosamente in ospedale su di un carretto, si salvò la vita per miracolo. Quando fu dimesso dall'ospedale, spinto e aiutato dai suoi amici di Chiaiano, cominciò a frequentare la scuola di canto tenuta dal maestro Gaetano Lama e dal cantante Vittorio Parisi, diventandone subito il vanto. Dopo pochi mesi, il 14 maggio 1944, presentato proprio da Vittorio Parisi, esordì ufficialmente davanti al pubblico del Teatro Reale di Napoli. Ottenne un grande successo, ma il giorno dopo l'impresario rifiutò di farlo cantare per non disturbare i suoi "artisti scritturati". Il cantante, che non aveva altri lavori, visse momenti difficili e cominciò a frequentare la Galleria in cerca di qualche piccola scrittura che non arrivò quasi mai. Ma l'anno dopo entrò nel mondo della canzone dalla porta principale, vincendo un concorso per voci nuove bandito dalla RAI. La fase finale si svolse il 21 ottobre al Teatro delle Palme di Napoli e Bruni ottenne un vero trionfo, classificandosi primo con 298 voti contro i 43 del secondo classificato. La vittoria gli fruttò un premio di 3000 lire e un contratto con Radio Napoli. Cominciò così lunghe prove di dizione e di canto sotto la guida del maestro Gino Campese, che dirigeva allora l'orchestra stabile di Radio Napoli, cantando poi in seguitissime trasmissioni radiofoniche. Lo stesso maestro Campese gli suggerì il nome d'arte Sergio Bruni per evitare confusione con un altro cantante radiofonico che si chiamava Vittorio Chianese. Il 1948 fu per Sergio Bruni un anno cruciale per la sua vita e la sua carriera di cantante. Il 14 febbraio si sposò con Maria Cerulli, che fu la sua dolce e fedele compagna per tutta la vita e con la quale mise al mondo quattro figlie. Nello stesso anno incise per La voce del padrone, che restò la sua casa discografica per un ventennio, il suo primo disco. Nel 1949, interpretò la canzone Damme 'sta rosa, parolata da Giuseppe Casillo e musicata dal maestro Luigi Vinci, edita a Napoli dalla casa di musica Gennarelli. Sempre nel 1949, scritturato dalla Casa Editrice La Canzonetta, partecipò alla sua prima Piedigrotta, ottenendo un clamoroso successo con la canzone Vocca 'e rose e presentandovi in seguito altri numerosi motivi, come Surriento d'e nnammurate (1950), A rossa (1952), O rammariello (1952), A luciana (1953), Chitarrella chitarrè (1953), Vienetenne a Positano (1955) e Piscaturella (1956). In questi anni Sergio Bruni incominciò ad imporre il suo stile interpretativo sempre più personale e inconfondibile che gli procurò un grande consenso popolare che lo accompagnò per tutta la sua carriera. Dal 1952 partecipò a quasi tutti i Festival della canzone napoletana, portando al successo canzoni amate e cantate ancora oggi, come Sciummo (1952), O ritratto 'e Nanninella (1955), Suonno a Marechiaro (1958) e Vieneme 'nzuonno (1959). Sì classificò primo nel 1962 con Marechiaro marechiaro e nel 1966 con Bella e avrebbe vinto anche il festival del 1960 con Serenata a Margellina, ma si ritirò clamorosamente all'ultimo momento, rifiutandosi di partecipare alla serata finale per una diatriba con Claudio Villa e gli organizzatori. Nel 1960, al culmine della sua carriera, partecipò per la prima volta al Festival di Sanremo con Il mare ed È mezzanotte, entusiasmando tutta l'Italia. Sempre nel 1960, incise con l'editore Acampora Sfaticatella canzone d'ammore musicata da Raffaele Vincenti e parolata da Giuseppe Casillo. In seguito si ritirò nella sua villa di Napoli e stipendiò per anni il suo pianista di allora, Gianni Aterrano, per concentrarsi quasi esclusivamente sul repertorio classico della canzone napoletana. Ridusse drasticamente le sue esibizioni e, tra la rabbia di molti suoi fan, abbandonò gradualmente tanti suoi successi. Tra le tante canzoni antiche che interpretò, si ricordano Fenesta vascia, La serenata di Pulcinella, attribuita a Cimarosa e La rumba degli scugnizzi di Raffaele Viviani. Ma Sergio Bruni aveva già scritto la musica di canzoni di grande successo, come Palcoscenico (1956) e Na bruna (1971). Decisiva fu la collaborazione con il poeta Salvatore Palomba: un sodalizio da cui nacquero, tra l'altro, Carmela (1975), divenuto un classico della canzone napoletana, e l'album Levate 'a maschera Pulecinella (1975), divenuto nell'ottobre del 1976 anche uno spettacolo televisivo e teatrale. Nel 1980 nacque Amaro è 'o bene, altro grande successo del duo Palomba - Bruni, incluso nel disco Una voce una città, contenente, tra l'altro, il testo di Eduardo De Filippo È asciuto pazzo 'o patrone, musicato da Bruni. Tra il 1980 ed il 1990, Bruni realizzò un'antologia della canzone napoletana contenente le canzoni, da lui più amate, nate dal 1500 in poi, ed alcune di sua composizione. Il lavoro venne pubblicato nel 1984 in un'edizione in cofanetto con quattro dischi a 33 giri, contenenti quaranta canzoni, e un libro curato da Roberto De Simone e autoprodotto da Bruni. Nel 1991 la Casa Editrice Ferdinando Bideri ripubblicò in formato CD e MC il primo cofanetto e vi aggiunse un secondo cofanetto con oltre quaranta canzoni. Nello stesso anno, Bruni realizzò uno spettacolo televisivo basato su questo lavoro discografico. Nel marzo del 2000, per motivi di salute e opportunità, Bruni lasciò la sua villa di Napoli e si trasferì a Roma, città d'abitazione di due delle sue quattro figlie. Il 15 settembre del 2001, in onore del suo ottantesimo compleanno, Villaricca organizzò un Bruni Day dedicato al suo cittadino, al quale partecipò anche Nino D'Angelo, il quale nel dicembre 2008 pubblicherà un CD in suo onore intitolato D'Angelo canta Bruni. Nello stesso anno Bruni incise l'ultima canzone, cantandola in coppia con il cantautore Lino Blandizzi, dal titolo Ma dov'è, la quale uscì nell'album Blandizzi incontra Sergio Bruni. Sergio Bruni si spense per una crisi respiratoria all'ospedale Santo Spirito di Roma il 22 giugno 2003.

Luisa Conte
(Napoli, 27 aprile 1925 - 30 gennaio 1994)
Attrice italiana, grande interprete e protagonista del teatro napoletano.

Figlia di Alberto (la cui madre era ballerina al teatro San Carlo) e Francesca Malleo (il cui fratello Fiorante era marito dell'attrice Nunzia Fumo), si dedicò al teatro quattordicenne, con la compagnia Cafiero-Fumo, dopo un'infanzia difficile durante la quale dovette aiutare la famiglia a sbarcare il lunario per le precarie condizioni economiche. Nel 1939 partì in tournée per il Sud America con Nino Veglia (che sposerà 8 anni più tardi) ed in seguito ebbe la sua grande occasione: fu scritturata da Eduardo De Filippo, grazie al quale perfezionò le sue già spiccate doti recitative. Con Eduardo, Luisa Conte recitò in Miseria e nobiltà interpretando la parte di Bettina e in numerose altre commedie come Non ti pago, Questi fantasmi e Le voci di dentro. Sempre con Eduardo prese parte allo sceneggiato televisivo Peppino Girella. In teatro fu interprete di testi di Eduardo Scarpetta, Antonio Petito, Luigi Pirandello. Risale al 1958 un altro importante incontro, quello con Nino Taranto, con cui stabilì un felice sodalizio artistico, grazie alle commedie dialettali di Raffaele Viviani ('A morte 'e Carnevale). Nei primi anni settanta si impegnò nella difficile opera di ristrutturazione del Teatro Sannazzaro di Napoli, riuscendo, assieme al marito, a riportarlo agli antichi fasti: l'antico palcoscenico napoletano divenne presto il "suo" teatro, nel quale recitò fino alla morte, al fianco degli attori più amati dal pubblico dell'epoca, interpretando testi di Raffaele Viviani, Paola Riccora e Gaetano Di Maio (Lisistrata, ovvero "o sciopero de mugliere"). Sofferente già da alcuni anni per problemi al cuore, morì nella sua casa napoletana il 30 gennaio del 1994, mentre era intenta a lavorare ai suoi nuovi progetti, lasciando un grande vuoto nell'intero mondo del teatro napoletano e nella città che molto l'aveva stimata. A San Martino Valle Caudina le è stato dedicato l'anfiteatro cittadino, dove per anni portò il suo teatro nella rassegna San Martino Arte.

Antico Forno F.lli Attanasio
Dal 1930, delizia napoletani e turisti con le sue famosissime sfogliatelle.

La sfogliatella, con una dolce imbottitura di ingredienti tipici della cultura partenopea ed una storia millenaria ricca di simbolismi, è il dolce napoletano per eccellenza. Che si ami il piacere croccante della sfogliatella riccia o la morbidezza della sfogliatella frolla, si rimane comunque rapiti dalla dolcezza del suo tenero cuore che sagace maestria viene amalgamato con gli ingredienti simbolo di Napoli: gli agrumi della costiera, la ricotta locale e tutti gli aromi principali della cucina napoletana. L'antico forno delle sfogliatelle ricce e frolle calde s’inaugura il 4 ottobre del 1930 dal nonno Vincenzo e dalla nonna Carmela Fabbrocino premiata con diploma corredato di medaglia d’oro. La pasticceria Attanasio è anche conosciuta come:

Napule tre cose tene e belle...
'o mare
'o Vesuvio
e 'e sfugliatelle.

Le sfogliatelle ricce e frolle, calde, gustosissime e delicate, sono preparate con cura dal personale altamente qualificato su ricetta conservata e custodita gelosamente da tre generazioni e con l'impiego di ingredienti preparati esclusivamente per la questa pasticceria: ricotta, semola, canditi, aromi. Il loro profumo di zucchero e cannella  fa si che l’antico forno delle sfogliatelle calde dei F.lli Attanasio sia l’orgoglio napoletano in tutto il mondo. Con una ininterrotta produzione giornaliera di "tappi" per sfogliatelle, l'antico forno smaltisce una quantità considerevole di sfogliatelle, garantendo la qualità del prodotto con la vendita diretta, in tutto il mondo, dal produttore al consumatore. Per la freschezza degli ingredienti utilizzati - privi di conservanti ed additivi - la qualità dei prodotti viene garantita entro le 36 ore anche durante la fase di spedizione dato il confezionamento utilizzato, adeguato a tutte le norme igienico-sanitarie.

Michele CAPUTO
Showman partenopeo, brillante e poliedrico protagonista in Radio, TV e Teatro.

Michele Caputo è un attore e cabarettista, nato nel 1971 vive a Napoli, ma è originario di Portici. Autore dei suoi testi sia per quanto riguarda il cabaret che il teatro. Diventa noto con il personaggio del tossicodipendente e con il tormentone “teniss’ 100 lire” che lo porta in poco tempo ad essere uno tra i comici più amati dal pubblico. I suoi personaggi prendono spunto dalla realtà che offre numerosi spunti. La sua capacità è quella di rendere comici, estremizzandoli, gli aspetti più drammatici della vita di tutti i giorni. Fa il suo esordio a livello nazionale (dopo alcuni anni in emittenti locali con la trasmisione TELEGARIBALDI) è del 1997 con la trasmissione Pippo Chennedy Show condotta da Serena Dandini e Corrado Guzzanti dove interpreta il ruolo di Anthony, il valletto che ha il compito di assistere Serena Dandini nella trasmissione; Partecipa alla trasmissione di Rai 2 L'ottavo nano di Serena Dandini, Zero a Zero di Gennaro Nunziante, Quelli che il calcio con Fabio Fazio. Dal 2003 è presente nel cast di Zelig. Per la radio partecipa a Radio Kiss Kiss nel programma Pelo e Contropelo. Condotto da PIPPO PELO dal 2002 per due stagioni. In teatro lavora accanto a importanti interpreti come Sergio Solli, Gianfelice Imparato e Maurizio Casagrande che ha curato anche la regia del suo ultimo spettacolo “anche l’occhio vuole la sua parte”.

Concetta Ferrigno
Estrosa, geniale e creativa, dà vita ai suoi fiori di carta, autentici capolavori.

Sotto il campanile simbolo di San Gregorio Armeno, in una bottega incassata tra le mura del convento di Santa Patrizia, vive da sempre Concetta Ferrigno, custode della tradizione artigianale napoletana dei fiori di carta crespa. Le sue mani agili e veloci, segnate dal tempo e dal lavoro, creano come per incanto fiori di 1000 forme e colori, espressione della gioia di vivere che ancora si coglie nello sguardo. Quarta di 12 figli, appartiene ad una famiglia dedita a tipi di artigianato diversi che hanno dato lustro alla città: il cognome Ferrigno è da molti già conosciuto perché legato alla tradizione dei pastori di terracotta. Affetta da sordomutismo fin dalla nascita, ha superato tale limite con una straordinaria capacità creativa ed una eccezionale comunicativa che travalica le frontiere facendo di lei un monumento di San Gregorio Armeno.

Gran Caffé Gambrinus
Elegante salotto di Napoli, storico punto d’incontro di artisti e letterati.

Centocinquant’anni di storia a sfilare tra quei tavolini di una capitale. Re, Regine, intellettuali, personaggi celebri o anonimi cittadini a sostare in un foyer unico al mondo, in una galleria d'arte da vivere sul filo di una musica1ità di vita. Dalle orchestrine viennesi alle indimenticabili canzoni napoletane, alla città moderna, a una qualità di servizi e prodotti sempre al top. Questo è il caffé di Napoli, questo è il Gambrinus. Una tradizione antichissima fa dei caffé uno dei centri vitali e culturali della città. Dislocato proprio nella culla della capitale, dinnanzi ai suoi tavolini si succederanno i più importanti avvenimenti della storia di Napoli, di tutta la nazione. Il vecchio Gran Caffé nel 1890 si trasforma in una vera e propria Galleria d’Arte diventando il Gambrinus. A ristrutturare preziosamente questi ambienti interverranno i migliori artisti dell’epoca. Pittori, scultori e decoratori daranno vita ad un laboratorio d’arte che susciterà l’ammirazione di tutta la città e dei tanti turisti che lo affollano. De Sanctis, Scoppetta, Caprili, Migliaro, Fabron, Capone, Volpe, Tafuri sono soltanto alcuni dei nomi che hanno lasciato una traccia in quel Caffé, da sempre frequentato da "galantuomini", intellettuali e tanti giornalisti e poeti che da quelle sale hanno tratto ispirazione per la creazione di molte delle celebri melodie di quel fenomeno che è la canzone classica napoletana. Tra quei tavolini, accanto ad anonimi cittadini, si sono seduti quotidianamente celebri personaggi come D’Annunzio, Scarfoglio, Di Giacomo. Un rito mai interrotto e anche nei giorni nostri i personaggi più noti, compresi i Presidenti della Repubblica, non mancano di far visita a una Galleria-Caffé unica al mondo che sa fondere immagini d’arte con il piacere di una conversazione, con il gusto di assaporare sofisticati e ricercati prodotti. Tra quei tavolini non si è mai spezzato quel filo di piacere che continua ad essere il poter godere un attimo di relax. Tra un sorbetto, una raffinata pasticceria, un originale cocktail o il classico, irrinunciabile, caffé. Irrinunciabile come quel pezzo di storia, arte, cultura, vita che è il Gambrinus. Artisti, intellettuali e poeti da De Sanctis a D'Annunzio, da Migliaro a Di Giacomo, tutti hanno lasciato al Caffé Gambrinus una traccia del loro sapere.

     

Situato nella centralissima piazza del Plebiscito, il Gran Caffé Gambrinus è da quasi 150 anni il salotto di Napoli. Fu mirabilmente restaurato nel 1890 da Antonio Curti, uno dei più grandi architetti dell'epoca e decorato con pitture, statue, stucchi e lunette dei più celebri artisti dell'epoca tanto che i suoi saloni sono stati definiti dalla critica "un'autentica galleria d'arte". Protagonista raffinato e discreto dei principali eventi politici e mondani nazionali e cittadini, dall'Unita d'Italia in poi e il punto di riferimento di capi di Stato, politici, intellettuali, turisti e gente comune. Tra i più celebri frequentatori del passato ricordiamo Gabriele D'Annunzio, Oscar Wilde, Matilde Serao ed Eduardo De Filippo, ciascuno dei quali, con una poesia, una foto od i versi di un'immortale melodia hanno lasciato una traccia tangibile del proprio sapere. Ancora oggi rinomato per la sua finissima pasticceria e l'irrinunciabile caffé il Gran Gaffé Gambrinus si distingue per aver conservato intatta l'antica arte di un'ospitalità sontuosa e cordiale.

Mario Maglione
Vulcanico interprete della cultura canora e della melodia napoletana di tutti i tempi.

Con Mario Maglione la canzone classica napoletana trova, come accadde con Roberto Murolo, di cui il geniale cantante è l'erede spirituale, grande affermazione nel panorama della melodia napoletana di tutti i tempi. L'espressione musicale, per Maglione, vulcanico interprete della cultura canora partenopea, è sentimento e passione, che esprime al meglio attraverso il canto. Napoletano verace, Mario Maglione nasce  a Mergellina, luogo deputato da sempre ad essere ricordato e immortalato, con la sua immagine poetica, nei versi delle più famose canzoni partenopee. Ed è proprio la Mergellina dei pescatori quella alla quale Mario si sente più legato. Non mancano infatti, in alcune sue incisioni, brani di sua composizione, dove è viva, presente e più che mai radicata l'ispirazione alla figura paterna - quasi un mito per Maglione - e l'omaggio a quei pescatori di Mergellina che tanto profondamente ama. Gli esordi musicali di Mario si hanno quando, ancora adolescente, incontra i Padri Cappuccini che, intuendo nel giovane grande talento, ne favoriscono i primi passi proprio nel teatrino del convento. Perfezionati gli studi sulla canzone classica napoletana, già per certi versi sicuro interprete di questa branca della cultura partenopea, Maglione partecipa al " Masaniello" di Elvio Porta per la regia di Armando Pugliese, valicando, così, con i primi recitals, i confini nazionali. Giappone, Ungheria, Inghilterra, Germania, Emirati Arabi, Svizzera Australia, Olanda e Canada sono frontiere valicate e "Conquistate". Apprezzato dalla critica e dal pubblico, ha inciso diversi CD: "Suonno", "Novecento Napoletano", "Mario Maglione", "Scapricciando", "Ricordi di Napoli", "Napule Doceamare", "Napule e na Canzone", in cui canzoni del repertorio classico napoletano vengono interpretate con grande enfasi e bravura. Numerose sono state le apparizioni televisive al "Maurizio Costanzo Show", nel corso delle quali lo stesso Costanzo, di certo grande conoscitore del mondo dello spettacolo, ha manifestato più volte stima e ammirazione nei riguardi di questo straordinario interprete. Partecipazioni di rilievo sono sicuramente quelle che si sono avute in seno a "Mamma Rai": "Domenica In" (Rai Uno); "Ciao Week-End" (Rai Due); "Radio Anchio" (Rai Due), "Fantastica Età" (Rai Tre); e ancora: per Canale 5, "7 scenari per il 2000", "Buon Compleanno" e per TMC "Tappeto Volante". Per finire, si può ben dire che il riconoscimento maggiore alle straordinarie capacità tecnico-artistiche di Mario Maglione proviene da un giudice che è la più alta espressione della profonda poetica musicale della canzone napoletana: Roberto Murolo. Il grande, immortale artista, che considera Maglione suo erede spirituale, nutre infatti la più incondizionata stima nei confronti dell'eclettico cantante. Presentando il suo Lp, Murolo ha specificatamente dichiarato che la meritatissima popolarità di cui gode Maglione è il risultato congiunto di un suo originale e singolare modo di "comunicare", saldamente sorretto da una sperimentata tecnica e dal pregio di una voce dagli accenti vocalmente potenti e armoniosamente espressi. Convinto di poter affidare al futuro della Canzone Napoletana un eccezionale interprete, Murolo ha pure affermato che Mario Maglione è in grado di offrire in chiave agile e moderna, il pregio e il fascino della più pura tradizione classica napoletana. Non sarebbe potuto essere più lusinghiero il giudizio espresso dal grande maestro, né alcun altro giudizio - si può esserne certi - potrebbe risultare più alto e più autorevole. Il che, per Maglione, è quanto di meglio si possa desiderare.

Mario Talarico
Antico ombrellificio fondato nel lontano 1860, è una delle più antiche ditte artigiane di Napoli.

Talarico è una delle più antiche Ditte artigiane di Napoli. Da quattro generazioni fornisce ombrelli all'aristocratico più esigente ed al passante occasionale. Mario è oggi il faro che illumina un mestiere che non muta da secoli. Un pozzo nel deserto, poco noto e pure mai avaro di essenze pregiate, materiali esclusivi e, per pochi che sanno attendere, di pezzi su misura. L'antica ditta fondata nel lontano 1860 da Achille Talarico sita a Napoli in via Trinità degli Spagnoli disponeva di circa ottanta operai e serviva la più esigente clientela partenopea e la Casa Reale. La ditta era specializzata nella lavorazione d'ombrelli con il gambo in avorio e in argento, di maioliche e tessuti in seta pura: la Casa Reale inoltre amava rifornirsi di prestigiosi ventagli rifiniti con bacchette di tartaruga. La tradizione continuò con il figlio di Achille, Giovanni Talarico che insieme alla moglie aprì un nuovo laboratorio nel 1924 in Vico Due Porte a Toledo 4/b. Nel 1933 il laboratorio si amplia grazie ad un nuovo erede Mario Talarico, il quale cresceva nei cassetti del bancone accanto alla macchina da cucire della mamma. Oggi Mario Talarico conserva ancora nel suo cuore l'esperienza di quattro generazioni mantenendo sempre attiva l'antica lavorazione degli ombrelli fatti rigorosamente a mano, seduto davanti al suo banchetto, tramandato di generazione in generazione. L'antica ditta Mario Talarico oggi serve il "cavalleresco ordine dei guardiani delle nove porte" e la più eletta e blasonata clientela di Napoli.


PREMIAZIONE DEL
8 OTTOBRE 2010

 - Reale Yacht Club Canottieri Savoia -

8 OTTOBRE 2010


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