L'esposizione "on line" di poesia visiva, intitolata "Paradossi Visuali", voluta, organizzata, coordinata, predisposta e curata da Giorgio Molo, con nomi di tutto rispetto, tra storicizzati ed emergenti, presenta, nella sua impaginazione telematica, dettagli singoli, percepibili con una lenta fruizione.
Chi ha regolato l'allestimento virtuale ha voluto distillare, immagine dopo immagine, scorci e pensieri, serrate affabulazioni ed incontri cromatici, paratie consolidate e nuove disposizioni tecnologiche.
Merita attenzione questa mostra, ora virtuale, ma domani - un domani prossimo, così, ci assicura il curatore, ma anche coinvolto come autore - sarà anche visitabile in qualche bella struttura della zona puteolana e dopo, chissà; sarà fruibile in qualche showroom o in qualche museo, non solo di Napoli, città irredimibile, sempre più corroborata da sedimentazioni, che risultano nell'anima corrose e, nel contempo, appagate di storia.
Napoli ora cerca il mito perenne con cui rappresentarsi definitivamente; quasi per potersi liberare del tessuto civile, con coscienze altissime che sanno dove dirigersi alla volta del progresso, e sembra alimentare, invece, la consistente concentrazione di memoria propensa alla sopravvivenza "tout court", con ogni mezzo.
Questa dualità compiace Napoli.
Questa svirgolata ha un senso, perché, indubbiamente, questa mostra ci riconcilia con Napoli, ma, ovviamente, non ci sazia.
E' un piacere vedere tanti bei nomi insieme e sappiamo che la raccolta, dovuta al lavoro di un appassionato, che vive nella zona calda dei Campi Flegrei, è stata lunga.
Ecco, qui, si coniuga godimento estetico e volontà, e questo ci piace. Organizzare la pazienza del metodo per ricercare la meta estetica fa ottenere dei risultati.
I "paradossi visuali" di questa mostra non intendono scoprire il mondo, bensì intendono leggere, con costanti precipitati di intuizioni e di riflessi interiori, il senso ambiguo, delirante, ma anche affascinante ed esaltante del mondo.
Gli artisti chiedono alla loro fantasia, alla loro creatività, ai loro giochi di manipolazione e alle loro aggettazioni intellettuali, che assemblano carte, impiantano forme, dispongono colori e che governano il getto di inchiostro delle nuove fameliche macchine, oggi soggette ad intorpidirsi per rapida obsolescenza, di essere al mondo, anzi di essere al centro del mondo.
E' un richiamo di sogno? o di una speranza?
E qui precipitano, di nuovo, i "paradossi visuali"
Il proprio dato intimo, la propria voglia di esprimere concetti e la sfida a battersi addizionano questa mostra, dapprima tutta giocata sul tavolino di ogni artista ed ora "in volo" in un sito internet, perché venga vista da un enorme, potenziale numero di persone.
La voglia della gente, il desiderio del/ 'incontro e il sentirsi vivo con le arti visive rendono il "fil rouge" che lega quest 'interessante mostra.

Maurizio Vitiello

Napoli/Sorrento, luglio 2003