Paestum
- area archeologica Sul Golfo di Salerno,
nel VII sec. a.C., nei pressi del mare venne fondata dagli Achei la città
Poseidonia che ancora oggi, con la sua cinta muraria (4.750 m.), con tre
templi dorici (cosiddetti Basilica, Tempio di Nettuno, Tempio di Cerere), e
con altri tempietti minori costituisce il più notevole e suggestivo
complesso architettonico della Magna Grecia.
Nel IV sec. a.C. la
greca Poseidonia diventò la lucana Paistom ed un secolo dopo, con l’arrivo
dei Romani, Paestum. Nel III sec. d.C. vi si affermò il Cristianesimo come
documenta un’austera Basilica Paleocristiana (inizi V sec.). Il Museo
Nazionale contiene opere di particolare importanza artistica e storica e
viene arricchito da continui scavi (l’affresco «Tomba del Tuffatore»,
rarissimo esempio di pittura greca esistente, fu rinvenuto nel 1968).
In questa terra il
genio greco trovò tutte le componenti per esprimersi nel più compiuto
lavoro creativo dello spirito umano: sole presente in ogni stagione,
ubertose colline panoramiche, refrigeranti brezze estive. Questo scenario
meraviglioso è ancora in gran parte intatto. Gli ospiti troveranno tepore
in ogni stagione, mare pulito, una spiaggia che ancora ti permette di
portarti in riposante isolamento su un soffice tappeto di sabbia che si
estende per 15 Km. circa. A Paestum la vita è movimento senza rumori.
Accanto alla catena di alberghi, villaggi turistici e campings, che si snoda
lungo la lussureggiante pineta marina, con ogni comfort, troverai ancora
angoli dove pascola tranquilla la bufala nel suo ambiente naturale ed
autenticamente ottocentesco.
PAESTUM
Scrivere la storia di
Paestum, anche se in breve, è sempre molto difficile. Resta compito e
materia esclusiva, a parere, degli archeologi e degli studiosi. Per i
turisti riteniamo di poter esporne, peraltro senza pretesa di far testo, le
nozioni più semplici.
La "Piana di Paestum", così i nostri ascendenti chiamavano l’estensione
pianeggiante dai piedi della collina al mare, e le retrostanti alture di
Capaccio erano abitate già nella preistoria; oltre alla Necropoli di Gaudo,
ne abbiamo testimonianze riferibili anche all’età paleolitica e neolitica.
A maggior ragione il territorio, verso la metà del VII secolo a.C., non
poteva non presentare nuclei di abitanti locali i quali, evidentemente non
organizzati, non seppero opporsi all’arrivo di coloni greci (achei
provenienti da Sibari come dicono i più).
I Greci, forti forse di precedenti frequentazioni e cognizioni sulla
pianura, dopo essersi assicurati un avamposto fortificato in vicinanza del
mare, vi fondarono intorno al 600 a.C. una città che chiamarono Poseidonia
in onore del dio del mare.
I Posidoniati edificarono contemporaneamente un santuario (Heraion), poco
più a nord, nei pressi della foce del Sele, oltre che per il culto della
loro Hera di Argo, probabilmente per strategia difensiva nei confronti degli
Etruschi che si erano già insediati al di là del fiume nell’agro picentino e
che costituivano pericolo di potenza più vicina ed evoluta. Questo santuario
divenne famoso in tutto il mondo greco tanto che entrò nel mito e, come
narra Strabone, se ne attribuiva la fondazione a Giasone con i suoi
Argonauti.
Poseidonia, difesa da mura poderose (le più imponenti e meglio conservate
dell’ antichità), man mano rafforzate, con quattro porte ai punti cardinali,
grazie alla felice posizione geografica aperta alle vie di traffico, ai
corsi d’acqua ed alla fertilità del suolo, raggiunse in breve tempo -
nell’età classica - un notevole grado di ricchezza e di conseguente fervore
artistico culturale che culminò nel giro di un secolo circa nella
costruzione di tre splendidi templi dorici, eredità impareggiabile di tutta
la civiltà greca.
La magnificenza di questa colonia suscitò presto mire di conquista nei
Lucani, popolazione italica dell’interno, che la occuparono intorno al 400
a.C. mutandone il nome in Paistom. I Lucani, pur non raggiungendo il livello
culturale del periodo greco, vi continuarono attività civili e militari a
lungo, tranne una breve parentesi in cui i Greci d’Italia, confederati sotto
la guida di Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno, li sconfissero
in una battaglia proprio presso Poseidonia nel 332 a.C. Ne riprendono
possesso nel 326 a.C., in seguito alla battaglia di Pandosia in cui morì
Alessandro.
Ben altra potenza intanto andava espandendosi lungo la Penisola: Roma.
Divenuta incontrastata padrona di queste regioni, dopo la guerra contro
Pirro, nel 273 a.C. Roma vi fondò una colonia latina e diede alla città il
nome Paestum. Il senato romano ebbe sempre in grande considerazione questa
città perché ne aveva avuto aiuti, soprattutto in vettovaglie, durante la
guerra contro Annibale.
I Romani arricchirono la città di grandi edifici tra cui il portico del
Foro, le terme, l’Anfiteatro ed il cosiddetto Tempio della Pace. Paestum
prosperò fino al tardo impero; per le mutate esigenze politiche di Roma,
rivolte verso l’Oriente, come molti centri costieri, la città cominciò a
cadere in una crisi irreversibile fino a che i suoi abitanti si ridussero ad
una esigua comunità, convertita al Cristianesimo, concentratasi nelle
vicinanze del Tempio di Cerere, mentre altri salivano le colline vicine per
sfuggire alla malaria che vi si era diffusa nonché alle incipienti
incursioni dei Saraceni.
Si spiega così il sorgere di una città in collina che, nel medioevo, tra il
IX ed il XIII secolo, ebbe importanza commerciale e strategica specialmente
durante il periodo imperiale di Federico Il, e che sostituì ed assunse quasi
quello che era il ruolo di Paestum nell’antichità.
Questa città ebbe il nome di Caput Aquis perché sovrastava le ricche
sorgenti di Capodifiume, già sede di culti nel periodo greco e romano, e
oggi ricordata dai locali cittadini col nome "Capaccio Vecchio".
In seguito alla partecipazione alla congiura dei baroni contro il grande
imperatore, Capaccio fu assediata da Federico Il che la espugnò e distrusse
nel 1246.
Dopo l’abbandono, di Paestum non si parlò più per secoli pur se i suoi
templi si ergevano sempre solenni tra la fitta vegetazione e ben visibili
dal mare.
Un pò di merito per la riscoperta va ascritto a scrittori e poeti del ‘500 e
‘600 che, con le loro citazioni su monumenti e caratteristiche del luogo, ne
risvegliarono interesse e curiosità.
Ma la "riscoperta" vera e propria ha inizio nella prima metà del ‘700 quando
scrittori, poeti ed artisti di molte nazionalità (tra i quali Goethe,
Shelley, Canova, Piranesi) cominciarono a frequentare e ad interrogare le
vestigia della rinomata città greca - moda conosciuta sotto il nome di "Grand
Tour" - diffondendone la fama per tutta l’Europa. L’effetto immediato di
questo fenomeno condizionò tutta la cultura europea, infatti è facilmente
riscontrabile che tutta l’architettura neoclassica, non solo del vecchio
continente ma persino di quello americano, è stata influenzata dallo stile
dorico dei templi di Paestum. Il fatto è stato evidenziato recentemente da
una mostra che ha viaggiato dall’America all’Italia sotto il significativo
nome "La Fortuna di Paestum".
IL MUSEO
Costruito agli inizi degli anni ‘50, su progetto
dell’architetto Marcello De Vita risalente agli anni ‘30, il Museo
Nazionale di Paestum venne inaugurato il 27 novembre del 1952 alla
presenza ufficiale dell’On. Antonio Segni allora Ministro della Pubblica
Istruzione.
Lo vollero soprattutto Paola Zancani Montuoro e Umberto Zanotti Bianco, ai
cui nomi è legata la sensazionale scoperta dell’Heraion di Foce Sele, per
esporvi i preziosi rinvenimenti: metope, capitelli e materiale vario. Le
metope infatti sono collocate all’altezza originaria su una costruzione
che rispetta le dimensioni del tempio e ne costituisce la ricostruzione
stilizzata.
La quantità di reperti, venuti alla luce da successivi scavi sul
territorio della città, ne suggerirono un primo ampliamento della sala
delle metope nel 1966 (progetto De Felice) e quindi un secondo nel 1970,
Sale di Paestum, (progetto De Franciscis).
Il Museo presenta, in un certo senso, non solo la storia della città ma
anche quella della pianura e delle colline circostanti su cui
Poseidonia-Paestum esercitò la sua attività civile e politica di
avanzatissima colonia.
Per una visita accurata va prestata particolare attenzione alla
ricchissima rassegna di documenti che vanno dalla preistoria al medioevo:
dall’importantissimo corredo proveniente dalla Necropoli di Gaudo alle
metope dell’Heraion; dai vasi attici di importazione a quelli di fabbrica
locale; dai reperti del sacello ipogeico alla "Tomba del Tuffatore" ormai
famosa in tutto il mondo; dagli affreschi tombali lucani al materiale
romano. |
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