passeggiata archeologica nel quartiere Posillipo
la “grotta di Seiano”

Per informazioni ed appuntamento per la visita: Ufficio Turistico in Piazza Plebiscito, infoline 081 2471123
Si raggiunge la grotta di Seiano dall’ingresso situato dopo il primo tornante di via Coroglio, direzione Bagnoli; per la visita, soprattutto nel periodo primaverile, si consigliano scarpe comode, pullover, cappello e costume.

La “grotta di Seiano” è oggi un affascinante ed importante percorso archeologico, una strada in galleria di natura privata che si ritiene sia stata prima una cava per il reperimento di materiale da costruzione e successivamente abbia avuto funzione carrabile di accesso alla famosa villa Pausilypon, tanto che la galleria diventa di uso pubblico in modo da divenire di collegamento nel tratto occidentale con la via Puteolis - Neapolim e con l’attuale quartiere Fuorigrotta, mentre nel lato orientale con un’altra strada di raccordo con l’area della Cripta neapolitana, risalendo la collina di Posillipo.
La traduzione dal greco del nome Pausilypon è riposo dagli affanni e proprio per la splendida posizione della villa d’otium sul mare, oltre che per le caratteristiche climatiche ed ambientali, ha dato successivamente il nome di Posillipo all’intero promontorio.
Originariamente appartenuta al cavaliere romano Publio Vedio Pollione, alla sua morte nel 15 a.C., la villa è donata ad Augusto e il complesso subisce importanti ampliamenti tanto da divenire villa imperiale ed utilizzata sino in epoca tardo antica. Infatti, nell’area compresa tra Trentaremi  sino a Marechiaro, sono ancora oggi riconoscibili i fasti della villa Pausilypon nei resti di edifici residenziali, quartieri per gli ospiti e la servitù, nella piccola necropoli coeva alla grotta, nelle terme superiori ed inferiori, ninfei, giardini degradanti sino al mare oltre un teatro con cavea, del diametro di m. 47 e 19 ordini di sedili  per una capienza complessiva di circa 2000 spettatori, nell’odeion e nel ninfeo,  oltre al Tempio della Fortuna e al Palazzo degli Spiriti, con la scuola di Virgilio, il porto nella cala S. Francesco e le strutture delle peschiere. Tali evidenze archeologiche, per molto tempo abbandonate, sono oggi parte di un importante progetto di restauro, in fase di completamento, teso al recupero dei siti ed alla riqualificazione della costa, visto anche la recente definizione del Parco Marino della Gajola.
Intorno al 1840, durante la costruzione della strada Coroglio - Bagnoli, si rinviene il traforo sotterraneo, per anni abbandonato, denominato erroneamente dall’umanista G. Pontano ”grotta di Seiano” in quanto attribuisce l’opera a Tiberio Seiano: il re Ferdinando II incarica l’ing. Mendia del progetto di restauro, il quale con archi in tufo, soprattutto nel tratto relativo all’ingresso da via Cordoglio, consentendo la riapertura del collegamento nel luglio 1841.
Il percorso, denominato “grotta di Seiano”, ha inizio da via Coroglio e termina al sito archeologico della villa d’otium sopracitata: lungo circa 780 m., larga circa dai 4 ai 7 m. per consentire il doppio senso di marcia, presenta un’altezza compresa tra i 4 e 9 m. al fine di consentire una migliore circolazione d’aria e d’illuminazione. La galleria si presenta tangente, con direzione nord-ovest/nord est, ad un antico cratere sommerso di tufo compatto e  l’imbocco orientale è posto ad una quota superiore rispetto a quello occidentale, con un’inclinazione interna della sede stradale compresa tra 1,60 % e il 2,5% al fine di consentire  sia il facile deflusso delle acque meteoriche.
Ne deriva che la conformazione orografica del promontorio di Posillipo e la natura geologica, in tufo friabile ad eccezione del lato orientale, hanno determinato l’assenza dei soliti pozzi di aerazione e di illuminazione verticali ed obliqui: infatti, la progettazione romana della galleria ha previsto, a causa della natura geologica del terreno, la realizzazione di tre soli cunicoli laterali e non di pozzi verticali, tutti nella metà orientale del tunnel (ad una distanza rispettivamente di 87,194 e 300 m. dall’imbocco) mentre solo in prossimità della Cala Trentaremi si è realizzato un collegamento orizzontale con l’esterno di più facile realizzazione. Inoltre sul tratto occidentale della galleria non c’è alcun cunicolo, per circa 470 m., visto il forte spessore della parete rocciosa che si protrae fino a Punta Cavallo.
La strada in galleria presenta un tracciato perfettamente rettilineo, in genere è il più semplice e rapido da realizzare e con minori rischi di errori, e vista l’analogia con le opere idrauliche sotterraneee, da cui si ha maggiore comprensione viste le numerose testimonianze epigrafe.
Si consideri che l’andamento rettilineo presume un’operazione topografica, in quanto si configura come risultato “di tecniche sistematiche... realizzate cioè attraverso l’attraverso l’applicazione delle operazioni di allineamento e la definizione di angoli retti” ed era possibile iniziare lo scavo della galleria non solo dagli estremi ma anche dai pozzi e cunicoli aperti lungo il tracciato di superficie.
Lo scavo della galleria, in epoca romana, è preceduto da una fase progettuale e da un tracciamento esterno, operazioni preliminari importanti per determinare la posizione dei due imbocchi, in modo da definire l’andamento planimetrico ed altimetrico dell’asse di scavo: infatti un rigoroso tracciato era picchettato al di sopra della montagna, tra il punto d’ingresso e d’uscita, ovvero al sistema dell’allineamento si aggiunge quello della costellazione rettilinea, con l’ausilio del groma e del coronate, strumenti tipici della tecnica agrimensoria. Ne deriva che dalla somma dei segmenti orizzontali (ascisse) della poligonale tracciata è nota la lunghezza del tracciato, mentre il calcolo della quota è dato dalla misurazione alla base dei segmenti verticali (ordinate).
Soprattutto nei casi in cui il terreno si presenta poco compatto, i Romani progettano il rivestimento della volta della galleria associandolo sempre a quello delle pareti: nel caso del consolidamento delle volte si ricorre alla tecnica dell’opus cementiium, attraverso centine lignee collegate da assi che lasciano le impronte nella malta, mentre per le pareti, unico esempio noto è infatti la “grotta di Seiano”, oltre all’opus reticulatum è stato realizzato anche l’opus incertum. Inoltre la presenza, lungo il percorso sotterraneo, di fori presuppone l’alloggiamento di centinatura nelle pareti: tale operazione prevede che la posa in opera del rivestimento sia necessariamente avvenuta dal basso verso l’alto e solo dopo aver eseguito lo scavo completo della sezione della galleria, ipotizzando quindi l’uso di una centina a sbalzo.
In fine, le Autrici consigliano vivamente, completata la visita del sito archeologico della villa Pausilypon,  di proseguire la passeggiata a piedi risalendo il percorso verso la “grotta di Seiano”, sul lato destro si imbocca una strada e percorrendola, in discesa, si accede alla località Gajola, altro luogo ricco di fascino e di storia. In alternativa è auspicabile una visita in barca dal borgo Marechiaro, ma questa è un’altra passeggiata!

Fiorella Mainenti e Maddalena de Conciliis

Bibliografia:
-  Adam J.P., “L’arte di costruire presso i romani”, Milano 1988.
- Basso P., Bodon G., Sonetto J, Buana M.S., Corallini A., Zavonello P., “Il sottosuolo del mondo antico - Via per montes excisa - strade in galleria e passaggi sotterranei nell’Italia romana”, Roma 1997.
-  De Fusco R., “Posillipo”, Napoli 1988.
-  De Seta C., “Napoli”, Bari 1981.
-  Vecchio G., “Le ville sul mare”, in Napoli antica, Napoli 1985.
-  Viaggiani D., “ I tempi di Posillipo”, Napoli 1989.

 


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