Roberto Cortese
cultore della canzone classica napoletana
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Come è nata questa sua passione per la musica napoletana?
È iniziata molto presto; avevo appena cinque anni quando mia madre mi portò con se a seguire la sceneggiata "Zappatore" di Bovio, al cine-teatro Ausonia (in Via Foria nel quartiere S. Lorenzo), che attualmente si chiama Totò in onore al grande artista napoletano. Poiché ero piccolo, non riuscii a comprendere completamente la trama, per cui appena tornati a casa mi feci spiegare tutto da mia madre. Mi commossi a tal punto che dal quel giorno cominciai ad amare la canzone napoletana.

Cosa si intende per canzone napoletana e vi sono differenze rispetto a quella italiana?
La vera canzone napoletana, secondo il mio punto di vista, è morta nel 1917-18; quella seguente, è solo un prodotto commerciale. La melodia napoletana si deve considerare come la madre di tutte le canzoni, per cui quella italiana non è altro che un surrogato di quella napoletana.

Quanti dischi e quanto materiale possiede?
Faccio questa raccolta dal 1960; ho circa 8.000 dischi a 78 giri, migliaia di "canti e piano" e "canti e mandolino"; inoltre possiedo centinaia di libri, foto, aneddoti ed ultimamente sto cercando di scoprire tutti i dati anagrafici dei poeti, musicisti e cantanti del periodo compreso tra la fine dell'800 ed il 1960.
La vera canzone napoletana muore con Giuseppe Marotta, che chiude il secondo ciclo tradizionale.

Chi sono stati i migliori autori?
Per me sono stati tutti uguali; non c'è nessuno che primeggia sugli altri. Posso ricordare Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Rocco Galdieri; ma ripeto, sono tutti importanti.
Perché è finita questa tradizione della canzone napoletana?
Non c'è più il sentimento, la poesia; manca il contenuto.

Quale il poeta ed il cantante a Lei più caro?
Tra i poeti Vincenzo Russo, morto a 28 anni e di cui si conoscono soltanto 7-8 canzoni, pur avendone composte ben 120. Egli è stato il più grande poeta del popolo; è vissuto tra il 1876 ed il 1904, ed è morto di tisi giovanissimo. Tra i cantanti invece Vittorio Parisi, per me il "massimo" della canzone napoletana; invece, tra le voci femminili, Elvira Donnarumma. Purtroppo di questa cantante partenopea - cigno della canzone napoletana - non ho il piacere di sentire la vera voce perché vi sono solo dischi meccanici, non esistendo di quest'artista alcun disco elettrico.

Cosa ne pensa della musica attuale?
Non è musica, è niente, è zero.

In questi suoi studi approfonditi, ha qualche aneddoto particolare da raccontare?
La prima canzone di Bovio non è "Napulitana" del 1904. In seguito ad una mia scoperta di una "Piedigrotta" del 1903, ho stabilito che la prima canzone risale appunto a quest'anno ed è intitolata 'A vita è nù suonn ('O scoglio de' fate).
Un aneddoto che ricordo è quello di Vincenzo Russo che, ammalato di tisi e bisognoso di medicinali, chiese all'editore Ferdinando Bideri, qualche spicciolo per acquistare i farmaci. A questa sua richiesta l'editore rispose seccamente "te li do domani, adesso non ho soldi". Il povero Russo, avuto il rifiuto, pronunciò questa frase: "Cavaliè, con la mia canzone i te vurria vasà, vi siete comprata la villa a Surriento" ed a questo punto Bideri gli appioppò un sonoro ceffone.

Ha qualcosa da raccontare sulla produzione discografica?
I primi dischi erano a rulli, poi seguirono nel periodo 1897-98 quelli di cioccolata, poi i famosi "Berliner" che sono i capostipiti dei dischi di vinile. Successivamente si creò la Phonotype record, casa discografica nata a Napoli nel 1902, per la quale tutti i grandi cantanti hanno inciso dischi.

Quindi Napoli ha una tradizione in questo campo?
Certamente, ma anche Milano. Infatti lì nacque la casa discografica Ricordi. Il disco, in verità vide i suoi natali in Germania (la Berliner), poi man mano si diffuse in tutta Europa. Anche la Lirophon è stata una casa discografica importantissima ma, essendo tedesca, con lo scoppio della prima guerra mondiale, fu costretta a sloggiare dall'Italia; produceva dei dischi che, nonostante fossero meccanici, permettevano un ascolto magnifico.

Ha rapporti con altri appassionati e cultori della materia?
Sono ancora oggi legato da sincera amicizia con Alberto Amato, Alberto Berri, Lino Mattera, Gino Maringola, Vera Nandi, con i quali mi ritrovo talvolta a casa mia a discutere sulla storia della canzone napoletana. Tengo a precisare che non leggiamo libri perché riportano sempre le stesse notizie; ci scambiamo informazioni. Sto cercando di raccogliere le "Piedigrotte", e fino ad oggi sono arrivato a circa 25.000 canzoni e 530 fascicoli.

Le istituzioni si interessano di Lei?
Sono venuti molti Assessori a controllare il mio materiale perché volevano realizzare un museo della canzone napoletana, ma poi non si è fatto più nulla.
Nel 1986 con Gianni Cesarini ho collaborato a fornire notizie per la pubblicazione di un libro sulla storia della canzone napoletana, seguito dalla commemorazione di Salvatore Di Giacomo a Castel dell'Ovo e di quella di E.A. Mario alle Poste e Telegrafi di Napoli; quindi sono sempre stato una persona che si è dedicato con tutto il cuore e passione a diffondere un pezzo di storia napoletana, senza avere nulla in cambio.

Quale è il suo sogno nel cassetto?
Fare il museo della canzone napoletana, senza ulteriori speculazioni. Di questo museo si parla da anni, ma non si è giunti ancora a nulla.

Perché a Napoli non si riesce a realizzare questo museo?
Preferisco rispondere con una frase di Caruso: "Ò presepe è bello, ma 'e pastur nùn sò bbuon". Ho detto tutto!

Attualmente, ha trovato nuovo materiale?
L'ultima scoperta è stata una "Piedigrotta" del 1925; sono continuamente alla ricerca di materiale.

Cosa le piacerebbe reperire più di tutto?
Le canzoni di Rocco Galdieri; specialmente una mi sta particolarmente a cuore, ma purtroppo ne ho trovato solo una metà, perché è incisa su di un disco che per metà è rotto e l'altra parte è ancora ascoltabile. È una vecchia canzone dal titolo "Quand'uno è guaglione", ed è quasi la biografia della mia vita.

Esistono scuole di restauro per recuperare il materiale trovato in cattive condizioni?
Sono io il restauratore; conosco tutti i sistemi per rimettere insieme un disco rotto e collegare quel solo solco in modo da non sentire quel fastidioso suono quando si aziona l'apparecchio per ascoltarne l'incisione.
Inoltre, voglio aggiungere, che acquisto continuamente dischi perché scopro sempre cose nuove. Dal 1898 al 1960, sono state fatte circa 200.000 canzoni napoletane; io ne ho catalogate quasi 24.000 e, come audizioni discografiche, conservo 8.000 dischi per un ascolto di 16.000 canzoni.

Lei dunque si ritiene uno dei più grandi collezionisti del settore?
Non sono un esibizionista, per cui non lo so. A me si rivolgono parecchie persone ed anche alcune emittenti televisive locali; non sono mai stato retribuito in alcun modo, ricevendo solamente conforti morali. Ho la sensazione di essere sfruttato per questa mia passione, per cui ho deciso di farmi compensare da chiunque voglia attingere il mio materiale per scopi lucrosi.

Interviù augura a Roberto Cortese la realizzazione del museo della canzone napoletana, sperando in un suo diretto coinvolgimento teso a ripagarlo degli ultraquarantennali sforzi che questa passione gli comporta.

28.03.1997 - Bruno Carrano

ARCHIVIO ROBERTO CORTESE

Il materiale cartaceo e discografico ad oggi raccolto risulta tutto in ottimo stato di conservazione e consiste in:

Materiale raccolto negli ultimi 20 anni:

Per un totale complessivo di 85.000 canzoni, raccolti in 60 anni di continue ricerche. Nei vari mercatini, dei pin remoti paesi di Napoli, provincia e di mezza Italia.


CANZONE NAPOLETANA


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