Rosa Panaro
Casal di Principe, 1935, vive e lavora a Napoli

Conseguita la maturità artistica frequenta, l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove segue il corso di scultura. La sua formazione avviene attraverso l’insegnamento dei maestri Greco, Monteleone, Venditti i quali, pur nell’ambito di un apprendistato tradizionale, non ne frustrano le esperienze espressive, le sperimentazioni e l’uso di diversi materiali quali tufo, cemento, resine, polimaterici; i primi lavori scolastici, hanno la solidità ancora massiccia di uno studio approfondito sui temi classici. La sua attività artistica comincia nel 1956 con la partecipazione alla I Mostra di arti figurative di Napoli con le opere pittoriche Le amiche, Paesaggio marino e Composizione, un’acquaforte che illustra il frontespizio del catalogo. Nel 1957 partecipa ancora alla II Mostra di arti figurative con le sculture: Figura, Testa e tre incisioni: Raccoglitrici di fiori, Figura, Giuochi di bimbi. In quest’occasione vince due premi per la grafica e la scultura; nello stesso anno è premiata ex aequo con Pirozzi al Premio Olivetti.
Intanto si va precisando l’interesse della Panaro per materie duttili, plasmabili la cui realizzazione è diretta (ad esempio per il gesso non formato, il cemento con amianto o polvere di ferro) il fine è quello di ottenere un risultato immediato e di procedere secondo i ritmi di una creatività spontanea.
Nel 1958 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in scultura con Venditti, sotto la cui direzione esegue Il rospo (cemento impastato con pietrisco di origine vulcanica), unica opera realizzata poi in bronzo. In seguito frequenta un corso di ceramica con i maestri Macedoni e Stella; le possibilità intrinseche del materiale rendono possibile una notevole autonomia espressiva attraverso forme semplici, essenziali, moderatamente modulate da lievi vibrazioni superficiali e da tracce di decorazione dal sapore arcaico come in: Terracotta invetriata, Gatto, Animale. Tali motivi ritornano in parte nelle opere di maggior impegno: Totem (h. cm. 250) scultura in cemento con inserimento di conchiglie e pietre.
Nel 1959 espone alla VIII Quadriennale la scultura Nudo e partecipa al Premio Strega; mentre nell’anno seguente partecipa al concorso per il Monumento allo scugnizzo presentando un Bozzetto in cemento e ferro per A.D’A. scultura da sistemare in Piazza Principe di Napoli. Nello stesso anno partecipa al Premio di scultura Gemito con le opere Cristo* e La regina degli zingari; in questa occasione sottolinea Lea Vergine "gusto estro e disposizione barocca certo non difettano all’allieva del Venditti Rosa Panaro, la cui predilezione per la mistificazione fantastica e la ricreazione decorativa, la pongono in primo piano tra gli espositori...
Nel 1961 espone alla galleria Chiurazzi con Toni Stefanucci e presenta: Combattimento di galli, L’arciere, Animale preistorico, El picador, Toro, Ballerina, tutte opere in cemento con inserimento di pietre, conchiglie e così via.
Nello stesso anno espone presso la galleria S.Carlo con Mathelda Balatrese; tra le opere presenta: il Gatto a due teste, Il re, Guerriero a cavallo, L ‘incantatore di serpenti. Se a volte le superfici scarnificate e filiformi rimandano alle ricerche svolte da Venditti in quegli anni, è tuttavia nuovo qui il senso di ritualità fugace, estemporanea, così come altre opere del ‘61 (Il cavaliere e il cervo e la luna, Testa di capra), interpretano un repertorio tratto da un possibile immaginario primordiale.
Dopo una fase di raffreddamento formale e di adesione alla poetica oggettuale e segnatamente pop, sullo scorcio degli anni ‘60 il medium materico cambia (userà prevalentemente la cartapesta), ma rimane costante la sua propensione per temi di una cultura ancestrale mediterranea, o tratti dall’immaginario mitico, come nei cicli Eva e Lilith.

F.A.


Venditti, Panaro, Stefanucci,
Cappella S. Severo, Napoli


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