ROSA PANARO

La scultrice Rosa Panaro, da molto tempo è una delle artiste più rappresentative ed impegnate della nostra Regione.
Da sempre indirizzata verso la ricerca e l'utilizzo, per i suoi lavori, di materiali i più diversi, quali la cartapesta, la terracotta, il cemento, le resine e presa a «raccontare», spesso, con plasticismi dai notevoli effetti, sia il quotidiano che i miti e le ansie del fantastico, Rosa Panaro, ha suscitato sempre interessi e consensi nelle rassegne alle quali ha partecipato o, nelle numerosissime personali che ha tenuto, tra le quali ricordiamo quella - bellissima - del dicembre 87, presso l'A.M.A. di Napoli.
In quella occasione, Gino Grassi, nella presentazione al catalogo curato da Angelo Calabrese, scrisse, tra l'altro: «... la Panaro, riesce a fondere con naturale talento e consapevole senso autocritico, due fasi, se non opposte, almeno distinte nella fenomenologia dell'arte: la quotidianità, espressione del contigente, e il mito e l'archetipo, manifestazione della dilatazione di un concetto estetico oltre il muro del tempo».
Luigi Finizio scrisse, della signora Panaro, nella presentazione al catalogo, per la Mostra: «Metamorfosi di Lilith», tenuta alla galleria Colonna di Napoli, nel marzo 82: «... l'agire delle mani, il fare scultura è per Rosa Panaro come l'agire del desiderio. II suo fare, il suo fare per immagini induce gli atti oltre il fatto, là dove l'opera resta nell'immaginazione».
...questo fare con le mani, questo fare a guisa sua scultura è dunque un saper congiungere l'agire delle mani alla virtualità delle immagini, un saper convertire la manualità formante dell'artista nel potenziale d'immagini che è in tutti noi.
Della signora Panaro, scrive Arcangelo Izzo, sul catalogo «Napoli Scultura» del 1989 «... E: Rosa, come donna, il più tipico personaggio napoletano e meridionale, come artista è la reincarnazione vivente del mito mediterraneo flegreo, contemporaneamente avernale e solare, dell'energia creativa e del mito greco di Ecuba, donna reale che, avendo generato creature vive, è spinta a farne rivivere l'immagine nella memoria, rinunciando al loro possesso fisico. Come Orfeo che vinse le forze infernali ma perse Euridice per l'intensità e di uno «sguardo» sulla soglia della natura e della luce, alla quale, tuttavia, consegnò la perennità dell'immagine e della figura».
Rosa Panaro, nasce a Casal di Principe. Nel 1958 consegue il Diploma di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli.
L'artista ha partecipato, fin dal 1956 ad innumerevoli rassegne che, qui sarebbe impossibile, per motivi di spazio, indicare, sempre gratificata da giudizi lusinghieri di critici tra i più qualificati del nostro Paese.
La signora Panaro che a questa Collettiva espone tre opere recentissime, è sposata con il professore Tony Stefanucci dell'accademia di Belle Arti di Napoli e vive in questa città alla via Costantinopoli n. 26.

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