GIUSEPPE CAPURRO
ricorda lo zio Giovanni

I ricordi che ho di mio zio Giovanni, sono ricordi trasmessi dal figlio Armando, perché io da ragazzo frequentavo la sua casa ed attraverso gli aneddoti che lui mi raccontava, ho avuto modo di conoscere questo autore, non solo di 'O sole mio, ma ma anche di tante altre "pietre miliari" della canzone classica napoletana. E' da questi racconti fatti da Armando che è cresciuto in me il desiderio, la forza di voler capire perché è stato trascurato sia allora in vita che dopo la morte.
Ancora oggi, in qualsiasi incontro culturale, parlano di tutti e di tutto, ma non di questo grande autore. Credo che al di là di 'O sole mio, ha scritto ed ha dato la possibilità ai giovani di arricchire lo studio e l'interesse per la canzone classica napoletana.

Ha dato l'imput a Raffaele Viviani,originario di Castellammare di Stabia, il quale cercava di misurarsi con alcune compagnie di spettacolo, ma non riusciva a trovare la sua vera identità artistica. L'occasione la ebbe quando si incontrò con Giovanni Capurro, solo allora capì come inserirsi in quel ruolo che invanamente era alla ricerca. Da quest'incontro scaturirono tanti successi, che riuscirono a soddisfare entrambi, tanto è vero che Capurro quando parlava di Viviani diceva: 'O Schugnizziello mio, tale era la sua affettuosa considerazione per Raffaele,brillante interprete della canzone 'O scugnizzo di Capurro e Buongiovanni. Portata al successo nello storico teatro Nuovo di Napoli, poi seguirono altri lavori, tra cui la divertente "Totonno 'e Quagliarella, musicata dal Buongiovanni, che ormai seguiva quotidianamente il Capurro per avere nuovi testi da musicare. Il buon Giovanni visto che questo musicista era bravo lo invogliò a iscriversi al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli.

Giovanni Capurro ha scritto testi non solo in vernacolo napoletano, ma anche in lingua, la sua canzone "fili d'oro" ha dato corso assieme ad altri autori napoletani alla nascita della canzone italiana.
Ripeto, io cerco a tutt'oggi, di far luce su questo mio congiunto/autore perché gli venga dato un giusto merito per tutto quello che ha prodotto.Non ha scritto solo canzoni, ma è stato critico d'arte e giornalista del quotidiano ROMA. Intuì un nuovo genere di spettacolo che allora era in voga con l'attrazione di un fatto del momento, portato in scena da popolane,che lui seppe trasformare in dignitose artiste. Lilì Kangy fu uno di questi lavori composto assieme ad un altro grande musicista: Salvatore Gambardella.

Giovanni Capurro, ha cercato di dare dei punti fissi, dove poi successivamente con i giovani colleghi dell'epoca: Libero Bovio, Ernesto Murolo, E.A. Mario e tanti altri hanno trovato questo solco aperto.
Assieme a Salvatore Di Giacomo ed a Ferdinando Russo formarono il trio di coloro che incominciarono a scrivere la canzone d'autore, prima ancora di questi erano solo ignoti che scrivevano.

Insomma la canzone napoletana ebbe un impulso culturale molto differente da quello che era prima. Nel 1898 fu scritta 'O sole mio, ed a tal proposito mi piace ricordare che Armando diceva che questa celebre canzone fu scritta da suo padre perché ricevette dall'amico musicista Eduardo Di Capua una lettera dalla lontana Russia, dove l'amico si trovava lì in compagnia del papa direttore d'orchestra. Eduardo magnificava i successi che riscuoteva l'orchestra del padre,aggiungendo che gli mancava il sole di Napoli, il suo folclore, i suoi colori,la sua gente. Insomma la nostalgia di questo caro amico trasmise un segno nell'animo nobile del Capurro, a tal punto che trovandosi nella redazione del giornale Roma ed in attesa della prima copia per la correzione ci fu un temporale dove ai tuoni e lampi dopo comparve il sole. Bastò un raggio di sole a collegarlo con la memoria al ricordo del caro amico, ed allora istintivamente compose i versi di questa canzone musicandola anche in parte, musicò anche il ritornello, ma poi ritenne che la completasse in musica proprio il suo amico ispiratore Eduardo Di Capua. Fu poi presentata al concorso di canzoni della Piedigrotta del 1898 classificandosi al 2° posto dopo "Napoli bella" di Pasquale Cinquegrani, ricevendo soltanto 500 lire come premio. Questo rappresentò l'unico compenso, perché in seguito non ebbe più niente e ne tantomeno i suoi eredi. All'epoca non esisteva la SIAE, l'editore comprava la canzone e tutto finiva lì.

Nel 1988 fui invitato ad una trasmissione televisiva condotta dalla napoletanissima Marisa Laurito (Domenica in...) in occasione dei 90 anni di 'O sole mio, ed in concomitanza della presentazione della fondazione dell'Associazione Calcio Italiano. Durante questa trasmissione appresi che quando gli americani allunarono per la seconda volta, lasciarono su quel pianeta alcune tracce del loro passaggio, e tra queste anche un LP con l'incisione di 'O sole mio, volutamente lasciato assieme ad altre testimonianze. Tutto questo naturalmente mi inorgoglisce, perché almeno da tale risonanza il mio congiunto si sente ripagato all'aldilà da tante amarezze subite.

Prima che Armando morisse, presi con lui l'impegno di tutelare il buon nome del padre, indipendentemente dalle radici che ci uniscono. Grazie all'amico editore Rodolfo Rubino, sono riuscito a far ri-pubblicare una serie di poesie scritte dal Capurro con la metrica delle Odi Barbare, del grande poeta Giosuè Carducci. Quest'ultimo riteneva che questo suo lavoro non era facile e ne adatto ad essere trascritto in dialetto, però più tardi ebbe modo di complimentarsi con il "traduttore napoletano" chiedendogli alcune precisazioni in merito al libro pubblicato con il titolo "Carduccianelle". Dal titolo si evince quanta riconoscenza e stima aveva il nostro letterato napoletano nei confronti del Carducci.

Questa raccolta di poesie è stata presentata un anno fa a Napoli, al Circolo Canottieri e successivamente al Circolo Posillipo. La prossima tappa sarà sempre a Napoli, presso l'Istituto Francese Grenoble il 4 maggio 2001. In occasione di detta presentazione ho inserito una scaletta poetica-canora di alcuni capolavori di Giovanni Capurro, in omaggio all'ispiratore delle "Carduccianelle".

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