CAPURRO GIOVANNI

CAPURRO GIOVANNI - Napoli, 5 febbraio 1859 - 18 gennaio 1920.
E' il poeta dell'immortale
'O sole mio, la canzone che sta alla pari con l'universale Marechiare del Di Giacomo e che, forse, nel confronto, ha accenti più umani, se non più descrittivi e pittorici. Ma pur vantando successi clamorosi, non ebbe la fortuna che avrebbe meritata.
Visse in ristrettezze finanziarie per tutta la vita e le sue bellissime poesie videro la luce a distanza di ben trent'anni dalla sua morte...
Fu troppo avvolto nell'oblio - voluto o meno -, in un'epoca che pur brillava, a differenza di oggi, di rettitudine ed onestà artistica.
Gli nocquero, certo, l'innata modestia, il suo considerar poco quel molto che gli sgorgava dal cuore e dal cervello, il ritenere l'Arte - com'è difatti - qualcosa di troppo alto ed inaccessibile. Ma Capurro era nell'arte, senza saperlo; era un poeta vero, senza nemmeno intuirlo, forse per quel rispetto - come allora usava - per tutto ciò ch'è puro e ch'è bello, ed ha il fascinoso nome di Poesia.
Per trent'anni circa appartenne alla famiglia del giornale "
Roma"; vi fu assunto da cronista, poi fu critico teatrale e, negli ultimi anni di sua vita, impiegato amministrativo. Era un brillantissimo frequentatore di salotti ove cantava, suonava il pianoforte e faceva spassose imitazioni.
I SUCCESSI:
In dialetto: A vongola (1892), Cutignè, cutignì, cutignà (1892), Carmela 'e San Sivero (1894), 'E tre chiuove (1894), A tossa (1895), 'E cataplaseme (1895), 'O guaglione 'o speziale (1895), A misturella (1896), Chitarra mia (1896), 'E zzite cuntignose (1896), 'O pizzaiuolo nuovo (1896), 'O presidente (1896), 'O sculariello - v. e m. - (1896), A sciantosa (1897), Quanno ll'ommo va a marcià (1897), 'O sole mio (1898), Vòtate 'a cca e ggirate 'a llà (1900), Palomma mia (1901), A vennegna (1902), Zi' Carulina (1902), Nun saccio spiegà... (1904), Quanno mammeta nun ce stà! (1904), Lilì Kangy (1905), Ammore che gira (1907), Così, com'è (1907), A capa quanno 'a miette? (1908), Eh? (1908), Il disperato eccentrico (1908), A zarellara (1909), Addò ce mette 'o musso Margarita (1910), Perì-pperò (1912), 'O napulitano a Londra (1915), Totonno 'e Quagliarella (1919), ed altre.
In lingua: Fili d'oro (1912).

Ettore de Mura - Enciclopedia della Canzone Napoletana
Casa Editrice
IL TORCHIO, Napoli 1969

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Giuseppe Capurro

ricorda lo zio Giovanni

Carduccianelle

Giovanni Capurro

Luciano Capurro
canta "Giovanni"

Galleria
Immagini e documenti

Giovanni Capurro, nacque a Napoli il 5 febbraio 1859. Fu meraviglioso e prolifero poeta di natura semplice e modesta, non ebbe dalla vita e dall'arte, quella fortuna che, più degli altri suoi contemporanei giustamente meritava.
Concettoso, arguto, originale, sempre espressivo e incisivo, ha arricchito il patrimonio poetico dialettale di innumerevoli poesie.
Capurro seppe vernacolare mostrando la sua abilità cimentandosi con la metrica usata dal Carducci nelle "Odi Barbare" mettendo in evidenza le straordinarie doti artistiche e fu elogiato dal classico e severo poeta di Valdicastello, che gli scrisse: "Tutta sua è la prova e la vittoria". La sua vena era limpida e inesausta, ovunque posasse il suo sguardo egli trovava materia al suo canto. Pubblicò le sue poesie oltre che sul giornale "Roma", sul "Corriere di Napoli", sul "Don Marzio" e su moltissimi settimanali, riviste e numeri unici. Scrisse infinite "macchiette" e canzoni che si cantano tuttora con immutato successo. E' l'autore della celeberrima canzone " 'O Sole Mio" vero inno alla vita e che rappresenta l'incontrastato inizio della grande e inimitabile stagione canora napoletana nel mondo. " 'O Sole Mio" tra l'altro, in più occasioni è stato eseguito come inno nazionale all'estero in cerimonie ufficiali. Capurro, inseguiva la musa aristocratica con abiti da popolana; l'incrocio tra l'istinto e la letteratura. Non è questo il segno comune dei più grandi poeti della canzone napoletana?
Scrisse la celebre "Totonno 'e Quagliarella" componimento così pervarso da semplice e accorata amara filosofia, e che fu cavallo di battaglia di Raffaele Viviani, e poi di Nino Taranto e di tanti altri.
Sul finire dell'ottocento, e all'inizio del secolo scorso nasceva a Napoli una nuova forma di spettacolo: il "Caffè Chantant"; ad esibirsi in questi concerti, oltre alle celebri vedettes venute da Vienna, da Parigi e da altre località, si cimentarono anche cantanti che provenivano dal popolo e Capurro, seppe per primo, cogliere con felice intuizione l'essenza dignitosa della "Chanteuse" napoletana dal posticcio nome francese scrivendo nel 1905 l'ironica "Lilì Kangy".
Quante canzoni ha scritto Capurro? Tante, e parecchie di successo, con musicisti di primo ordine! Con il maestro Francesco Buongiovanni, tra l'altro ha scritto: "Fili D'oro" componimento in lingua, un'altra gemma che ha contribuito unitamente ad altri autori napoletani alla nascita della canzone italiana.
"Don" Giovanni Capurro, così veniva chiamato, amava la musica che in gioventù studiò col maestro De Nardis al Conservatorio di San Pietro a Maiella, diplomandosi in flauto. Era un brillantissimo frequentatore di salotti, ove cantava, suonava il pianoforte e faceva spassose imitazioni.
Come giornalista, appartenne per circa trent'anni alla famiglia del giornale "Roma" prestando la sua opera come cronista prima e poi come critico teatrale e, negli ultimi anni della sua vita, impiegato amministrativo.
Giovanni Capurro, morì povero il 18 gennaio 1920, lui così "ricco" di autentica poesia. All'elogio funebre il giornalista-scrittore Aniello Costagliola, nel ricordare l'amico-collega scomparso disse: "che da morto entrava vivo nella casa dei poeti e che con Giovanni Capurro Napoli e la sua splendida stagione canora se ne andava per sempre".


'O sole mio
l'inno del sole e dell'amore
     

ANEDDOTI

"'O sole mio" - la canzone più famosa nel mondo
Fra i tanti poeti napoletani che hanno "cantato" il sole, la pagina musicale di Giovanni Capurro e Edoardo Di Capua rimane il simbolo di una città. Nella Napoli della povera gente, ricca solo di sogni e di illusioni, Giovanni Capurro è redattore del quotidiano Roma e insegue ideali poetici. Propone una sua elegia al sole a Edoardo Di Capua, un maestro di musica la cui unica risorsa è il gioco del lotto. Ne nasce una canzone che l'editore Bideri acquista per 25 lire e ne affida la diffusione ai posteggiatori. È il 1898. In breve tutto il mondo canta 'O sole mio.
14 agosto 1920. Il re Alberto del Belgio inaugura ad Anversa le Olimpiadi. Sfilano le rappresentative nazionali mentre la banda esegue gli inni ufficiali. Un momento di smarrimento quando escono gli italiani perché le autorità non hanno lo spartito della "Marcia Reale". Il maestro passa voce ai suonatori e attacca 'O sole mio, che la folla dello stadio canta a gran voce.

"'O sole mio"
Giovanni Capurro, l'autore di " 'O sole mio" nacque a Napoli, nel 1859 e morì cosi come era vissuto, cioè povero. Dalla sua vena poetica ricevette solo la gloria, mai l'agiatezza. La sua fu una morte napoletanissima, i familiari accortisi che stava alla fine, gli misero accanto al letto una immagine di S.Giuseppe, ritenuto patrono della buona morte. Sereno e sorridente Capurro volle dettare l'ultima poesia "Che buona morte, se io mi sento meglio" diceva uno dei versi, e ridendo spiegava che S.Giuseppe più che ricordargli la buona morte gli ricordava le zeppole. Dopo aver dettato la poesia reclinò il capo.

ARTICOLI STAMPA

"carduccianelle" alla napoletana
Sono poesie in napoletano che restituiscono l'immagine e le atmosfere di un mondo che si andava disperdendo
Una raccolta di versi di Giovanni Capurro autore di "O sole mio"
LO SPETTRO - 15 Febbraio 2000

Le "carduccianelle" per ricordare capurro
Al Molosiglio è stato reso omaggio al grande poeta
ROMA - 20 Maggio 2000

RIVIVE GIOVANNI CAPURRO AUTORE DI " 'O SOLE MIO"
Celebrato al circolo nautico Posillipo il poeta napoletano autore di uno dei brani più conosciuti e amati nel mondo
IL MATTINO - 21 Luglio 2000

L'AUTORE DI " 'O SOLE MIO" NEI VERSI ISPIRATI AL CARDUCCI
Giuseppe Capurro erede del grande Giovanni stasera presenta nel Convento Francescano di Marano il volume "Carduccianelle"
IL MATTINO - 12 Novembre 2000

allo stadio san paolo
Un premio ai primi della classe


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