Nel centro antico di Napoli, dove anche le pietre respirano
il passato e, incastonati in vetusti edifici, fanno capolino colonne, basamenti,
capitelli di epoche remote, è impossibile rimanere indifferenti ai processi
evolutivi della nostra storia. Calpestando tratti brevi e consunti di
pavimentazione secolare, osservando reperti di un lontano passato, non può non
assalire un sentimento di reverenziale rispetto e la sete di conoscenza. Ad ogni
passo, s'incontrano presenze, personaggi e accadimenti che hanno fatto grande la
città e che sono all'origine di una popolazione particolare che, oltre ad essere
influenzata da dominazioni straniere, è vissuta tra miti, credenze e leggende;
una popolazione che esibisce, da sempre, una filosofia spicciola che la rende
capace di affrontare le problematiche quotidiane della sopravvivenza.
Aldo De Gioia, nato e vissuto nel cuore di Napoli, il cui battito amoroso
sentiva scandire all'unisono col suo, sensibilizzato dalla madre al culto della
storia e dell'arte, ha da sempre dedicato particolare attenzione ad avvenimenti,
storie, racconti, fenomeni magici e spiritici e a tutto quanto ha fatto e fa
parte del bagaglio culturale della città. Esperto storico, fine interprete delle
vicende partenopee, ha indagato le origini del "modus vivendi" dei napoletani,
penetrando il mondo sommerso nelle profondità ancestrali dell'animo, verificando
e studiando attentamente storie e leggende, realtà e fantasia di un iter di vita
intriso di povertà, fascino e mistero.
Insieme alla madre, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione culturale
di Aldo De Gioia, i frati domenicani che egli, fin da bambino, prese a
frequentare assiduamente, nella Chiesa di San Domenico Maggiore. Il primo
approccio con questo ambiente lo ebbe quando era ancora talmente piccino da
rendersi necessario cucire su misura l'abitino da paggio che era d'obbligo
indossare nella funzione di guardiano al Sepolcro; evento, questo, che si
verificava nelle grandi festività, come il giovedì Santo o in quelle presenziate
dal Vescovo.
Dell'attento fanciullo si prese particolarmente cura tale Padre De Falco che,
incentivando il suo naturale interesse, lo conduceva alle tombe degli aragonesi
consentendogli di scoperchiare le bare per osservare gli illustri defunti. Nel
frattempo gli raccontava vicende storiche che il fanciullino Aldo ascoltava con
vivo interesse.
Con il tempo, Piazza S. Domenico divenne per questo ragazzino, dalla formazione
già solida, luogo di meditazione storica da una parte e di grandi partite di
pallone con i coetanei, dall'altra.
Aveva soltanto dieci anni e già un corteo di amici e parenti lo seguiva nella
Basilica incuriosito e affascinato dalle storie che il nostro Autore raccontava
con padronanza e precisione. Padre De Falco, sempre presente, lo incoraggiava,
correggendo rare imperfezioni nella esposizione.
Con l'accesso agli studi universitari, un altro personaggio doveva apportare un
valido contributo alla formazione culturale di Aldo De Gioia e precisamente il
Prof. Antonio La Pegna, indimenticabile figura, alla quale il giovane fu sempre
riconoscente. In quegli stessi anni, cominciò a frequentare la Biblioteca
Brancaccio e a visitare luoghi più lontani di particolare interesse storico: Le
Fontanelle, il Maschio Angioino, Napoli Sotterranea, i Sepolcreti della Sanità.
Durante quelle escursioni rischiò più volte l'incolumità fisica per soddisfare
la sempre crescente curiosità, che lo portava ad accedere in ambienti preclusi
al pubblico. Così avvenne al Maschio Angioino e nei sotterranei di Santa Chiara
che il ragazzo attraversò con la complicità di alcuni amici e di una pila nella
convinzione, probabilmente esatta, di percorrere il passaggio segreto fatto
costruire dal re Roberto D'Angiò quando divenne terziario francescano. Nella
giovanile incoscienza, egli sfidò la sorte, rischiando di rimanere intrappolato
da una frana. La fortuna lo accompagnò e ne uscì incolume dopo essere giunto,
presumibilmente, all'altezza di Via Medina.
La vita di Aldo D, e Gioia è stata spesso avventurosa; avventure non certo di
sapore salgariano, ma ugualmente cariche di fascino e suspence. Tanti sarebbero
gli episodi da raccontare, ma quel che più incuriosisce di questo personaggio, a
dir poco singolare, sono l'interesse e l'amore per la sua città che non hanno
conosciuto pausa, né mai si sono esauriti, che lo portano ad operare
instancabilmente per la promozione sociale e culturale dell'amata Napoli della
quale, penetrando i meandri della storia, ne ha potuto presentare te parti più
interessanti, in una disamina completa e prodigiosamente sintetica , come si
riscontra in questa ulteriore opera.
Anna Aita
Un libro "piccolo" per raccontare Napoli e illustrare le
vicende delle sua storia.
Nasce così quest'opera di Aldo De Gioia che crea un'occasione per conoscere
rapidamente una città di millenaria importanza. Affrontando una vastissima
problematica l'Autore evidenzia il rapporto tra il cittadino e la società in cui
vive e, su questo aspetto, mi pare di poter dire, che sia riuscito a richiamare
i motivi primari che hanno fatto grande Napoli, la cui dimensione democratica è
stata quasi sempre messa in crisi dal sopruso e dalla prepotenza dei dominanti.
Ma non cerchiamo in Aldo de Gioia l'uomo di studio e di pensiero che si
riallacci alle tradizioni, cerchiamo piuttosto l'uomo che guarda il mondo che lo
circonda con l'occhio di chi ama tanto da vedere tutta la realtà alla luce della
sua passione.
Prescindendo ogni gusto classico o in qualunque modo di sapore letterario, il
suo racconto deriva da un bisogno di sincerità. Egli è figlio della sua Città e
ne rispecchia l'eco fedele del pensiero, del cuore, del costume.
In tutta l'opera c'è qualcosa di immediatamente compreso e sofferto e nessun
sospetto di artificio o ricercatezza può velarne il candore. C'è un sentimento
che non deriva da astrazioni, bensì da una naturale disposizione a intuire
intimamente la realtà che fedelmente viene riflessa.
Aldo De Gioia, con questo importante lavoro, non chiede il plauso per se stesso,
ma per Napoli che è degna di tutto l'affetto di chi si sente figlio suo.
Franco Tortorelli
... fin qui.
Se fossi stato un critico avrei dovuto presentare il libro "Frammenti di Napoli"
evidenziandone i contenuti, la forma, la rispondenza storica, la piacevolezza
dello stile semplicemente chiaro, ed anche sottolineare la passione che l'Autore
- Aldo De Gioia - nutre per la sua città.
Ma critico non sono!
Comincio, quindi, da dove il lettore curioso si chiede: Chi è l'autore? Perché,
conosciutolo appena, è subito diventato amico?
È un verace napoletano! Nato nella Napoli "antica" ('o cuorpo ' e Napule),
cresciuto in una famiglia di artisti, allievo di noti maestri sia nel campo
dell'arte che della musica; tutto e tutti hanno trasmesso al giovane Aldo
l'amore per questa città, compendio di arte e cultura, di tradizione e di
fantasia, di curiosità ed innocenza.
E, tutto ciò è inequivocabilmente espresso nell'atteggiamento, nello sguardo,
nella semplicità del vivere, nell'innocenza di questo Autore classico e moderno
insieme; classico per la serietà della ricerca per l'amore della storia della
Napoli antica; moderno per la schematizzazione del racconto, per la snellezza
della frase, per il coraggio della trattazione anche con deduzioni contro
corrente.
Della città di Napoli hanno scritto in moltissimi; ed anche con pregevoli
risultati.
Ma specie per coloro che, pur desiderosi di conoscere i tanti perché di una tra
le più ammirate, complesse e discusse città del mondo (meritevole
dell'indicazione "Capitale d'arte e di cultura") non possono dedicare molto
impegno a tale obiettivo, era da tempo sentito il bisogno di un amico-libro che
li guidasse alla scoperta delle mille e mille affascinanti realtà che questa
città offre in tutti i campi.
Questo compito, finalmente, se lo è assunto qualcuno all'altezza: Aldo De Gioia.
Egli non nuovo ad impegni su Napoli e non solo, sia in musica sia in poesia che
in arte, ha egregiamente assolto il compito, inquadrando l'evolversi delle
discipline in una visione storica puntuale quanto appassionata.
Il riconoscimento maggiore di ciò gli verrà tributato proprio dai concittadini
napoletani che, letto il libro, s'accorgeranno di amare ancora di più la loro
città.
A tale proposito desidero raccontare un piccolo ma significativo episodio.
"Un giorno, con altre persone desiderose di visitare e conoscere Napoli,
pregammo l'amico Aldo di accompagnarci ed illustrarci alcuni monumenti e siti
importanti, a sua scelta. Scelse la chiesa di San Lorenzo Maggiore ed alcuni
luoghi intorno a Piazza San Gaetano. Durante la presentazione di un particolare
nella celebre chiesa, mi assalì il desiderio di chiedere una spiegazione su
qualcosa che aveva attratto la mia curiosità.
Il professore De Gioia, interrompendo la sua lezione, appagò il mio desiderio
esaurientemente.
Terminata l'interrotta illustrazione, un componente della numerosa comitiva mi
chiamò in disparte e con molta semplicità e convinzione mi disse: "Per favore,
quando il professore spiega, non interrompiamolo per nessun motivo: si perde il
fascino del poetico racconto".
Ecco! Ho finito.
So che questa mia prefazione non anticipa né criticamente né concettualmente ciò
che nel libro vi è esposto; eppure, quando il lettore avrà arricchito il suo
bagaglio di storia di arte, di musica, di poesia, di avvenimenti grandi e
piccoli, capirà che le pagine da cui avrà attinto ciò non potevano essere state
scritte se non da chi d'ogni cosa narrata non ne fosse stato protagonista almeno
spirituale.
Aldo De Gioia ha Napoli nel sangue! Quella Napoli che esiste nella sua totalità
espressiva e respinge quella esemplificazione di città dalle mille
contraddizioni.
Lettore! Completata la lettura dei "Frammenti di Napoli", se non sarà esploso in
te il rispetto totale per questa città, certamente però avrai iniziato il
percorso conoscitivo che porta obbligatoriamente ai sentimenti di curiosità, di
ammirazione, di amore.
Napoli ... città presentata dal De Gioia come luogo dove il silenzio ... canta.
Giuseppe Lenzi
Aldo De Gioia -
Pedagogista, storico, poeta.
Napoletano del Centro Antico dove è nato il 1° dicembre 1934. Oltre che in
campo nazionale è conosciuto all'estero. Alcuni suoi componimenti sono custoditi
in America: nel Museo Carusiano di Brooklyn; nel Museo Ebraico di New York. In
Polonia, nel Museo del Lager di Auschwitz. In Italia, nel Museo di Porta Pia in
Roma; nel Museo di Mignano Montelungo/Caserta; nel Sacrario d'Oltremare di Bari.
In Egitto nel Sacrario di El-Alamein.
Ricercatore di storia patria si è formato alla scuola di illustri predecessori
quali sono stati Antonio Lapegna e Antonio Altamura. Consultato da più parti
sugli accadimenti millenari della nostra città, ha avuto il merito di
collaborare con la National Geographyc, la rivista più importante dell'editoria
americana.
Ha conseguito più di cento premi, tra i quali quello del Parlamento Europeo,
della Giffoni Film Festival, della Legion d'Oro Ist. O.N.U. È autore dell'Inno
Ufficiale dell'8a Brigata Bersaglieri Garibaldi. È Bersagliere Onorario per il
contributo offerto alla causa del bersaglierismo.
È iscritto all'Albo d'Oro dei Cavalieri di San Marco.
È membro della Commissione Toponomastica Cittadina del Comune di Napoli.
È Accademico Tiberino.
Nel 1988 è stato premiato in Campidoglio dal Ministro della Pubblica Istruzione
Rosa Russo Iervolino.
Recentemente gli è stato conferito dalle Forze Armate Italiane il Trofeo
U.N.U.C.I.
Per meriti raggiunti è stato richiesto il suo intervento all'Università degli
Studi di Los Angeles per collaborare al progetto "Napoli 2000".
Ha pubblicato: " 'A ventecata" (poesie in napoletano), "Memorie che hanno fatto
la storia", "Pagine sparse sulla storia di Napoli", "Montelungo" (poesie sulla
seconda guerra mondiale), "Attimi", "Napoli dei Misteri", "Femme dans le vent".
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