Bruno Reino

Pazziànne e rìrenne, Pullecenèlla rìceva 'a verità!

Prospettiva editrice sas
Via Terme di Traiano, 25
Civitavecchia - Roma

 

Prefazione

Certamente Vi starete chiedendo: Ma chi a questo sconosciuto Autore che ha voluto intraprendere un arduo viaggio nel variegato mondo dei dìtti, proverbi, e nelle pazzìe, facezie, dei Napoletani, ben sapendo che, inevitabilmente, sarebbe andato a scontrarsi con quanto, in materia, già espresso autorevolmente da ben più noti Autori?
Mi presento: Sono Bruno Reino, un Napoletano, purtroppo, in trasferta perenne.
Le motivazioni che mi hanno indotto ad un atto cosi temerario? Sono essenzialmente due:
- In primo luogo, essendo reduce da una grave emorragia cerebrale, se la cosa non dovesse incontrare gradimento sarei pienamente giustificato agli occhi dei Lettori perché, interpellato in proposito, mi trarrei d'impaccio parafrasando un'espressione usata da un mio più nobile e conosciuto conterraneo, Totò: "A cinquautadue anni ho avuto un'emorragia cerebrale e con un'emorragia cerebrale o si muore o si rimane stupidi. Io, non sono morto"; starà poi a Voi trarre le opportune conclusioni.
- In secondo luogo, tutti sappiamo gli scherzi che fa la nostalgia a chi da tanto tempo e lontano dal proprio luogo d'origine; ogni tanto bisognerebbe rianimarlo facendogli una trasfusione di globuli targati NA. Che fare! Recarsi sul luogo? Sarebbe un'ottima idea ma, personalmente, le sopraggiunte infermità fisiche me lo impediscono. E allora? Non resta che una bella terapia, a distanza, a base di proverbi, possibilmente con la loro giusta interpretazione, per rievocare persone, fatti e luoghi del mondo napoletano.
Ma perché proprio i proverbi? Perché i proverbi, che una volta venivano intercalati nella conversazione ordinaria, oggi, anche se caduti in bassa fortuna, a mio modo di vedere, restano pur sempre validi giacché rappresentano la vera filosofia di vita del popolo che li ha coniati e che ne ha fatto e che ne fa uso.
Mi sono messo al lavoro: Ho fatto una selezione dei proverbi, delle facezie e dei modi di dire napoletani più conosciuti e di quelli più divertenti, ho scelto anche quelli che sentivo più vicini al mio precedente vissuto partenopeo, li ho quindi impostati nel vernacolo napoletano, li ho tradotti in italiano, come meglio ho potuto, ho cercato anche di spiegarli e, dove ho trovato il materiale opportuno ed idoneo, li ho anche illustrati, perché, secondo il mio modesto parere, un'immagine vale più di mille parole.
Come sono riuscito a raggiungere l'obiettivo prefissato? Ho chiesto aiuto un pò a Tutti. Ho dato fondo a tutte le mie fonti, in primis, innanzitutto, alle testimonianze cartacee ed alle vecchie cognizioni personali poi a quelle nuove acquisite tramite Internet; risultato: alcune mi hanno assecondato di buon grado, altre mi hanno abbandonato strada facendo, altre ancora mi hanno apertamente rifiutato il loro apporto.
Voglio precisare che ho cercato di attendere al compito prefissatomi trattando le varie situazioni con il massimo rispetto degli usi e delle tradizioni del popolo napoletano al quale chiedo, umilmente, perdono per gli eventuali errori e sviste, di natura involontaria che, sicuramente, troveranno sia nell'interpretazione letteraria che in quella grafica e, sperando vivamente di riuscire a far sorridere almeno uno tra i "non Napoletani", auguro a Tutti una buona lettura.
Rendo altresì noto che: - là dove ho scritto in lingua napoletana ho fatto un largo uso dell'accento grave (à, è, ì, ò, ù), anche quando tale non era, sia per facilitarne la lettura sia perché di più facile applicazione usando il computer; - che spesso i proverbi ed affini sono stati presi a pretesto per descrivere la testimonianza di spaccati di vita quotidiana, di atteggiamenti e di abitudini del popolo napoletano al quale sono fiero di appartenere; - che, nell'intento di gettare un sassolino nello stagno della cultura della filosofia dei Napoletani, episodicamente, per rendere comprensibili, in tutta la loro ampiezza, i vari modo di dire e i proverbi, ho aggiunto dei dati esplicativi di cultura sia generale che napoletana. Che càpa! Che testa!
A Voi Lettori l'ingrato compito di giudicare il risultato!

L'Autore

Prospettivaeditrice
Collana Almanacco 8

Bruno Reino, nato e vissuto per metà della vita a Napoli, in una delle zone più popolose della città, teatro di mille sceneggiate e ricordi piacevoli, dopo gli studi classici e la laurea in Giurisprudenza, si trasferisce per lavoro a Civitavecchia, dapprima impiegato di banca poi di assicurazione, a soli 52 anni viene colpito da un'emorragia cerebrale che oggi, anche se con delle limitazioni fisiche, riesce a raccontare.
Nostalgico di Napoli si affanna alla continua ricerca di tutto quanto gli pub essere utile per rimettere insieme il gia vissuto partenopeo che inizialmente sembrava irrimediabilmente perduto; i risultati di questa continua ricerca, effettuata con tutti i mezzi di cui oggi si possa disporre, vengono annotati meticolosamente; poi, ritenendo cosa simpatica mettere a parte di tali risultati anche gli altri, ci offre una prova tangibile del suo lavorio con questa sua seconda opera su cose partenopee, questa volta sui proverbi, le facezie e i modi dl dire napoletani.

L'altre sua opera, su un argomento sempre riguardante Napoli ma meno prosaico, è: "Vita, morte e miracoli di San Gennaro", la reinterpretazione di un libro del 1700, opera che doveva al Santo, quale gesto riparatore, per una promessa fatta e non mantenuta in un momento precedente.
In copertina, su un fondo con i colori dello stemma del Comune di Napoli, si può ammirare uno del panorami più classici di Napoli, ancora con il vecchio pino che oggi, avendo ultimato il suo ciclo vitale, non c'è più; accontentiamoci nell'attesa che quello più giovane, che lo ha sostituito, messo a dimora da Legambiente/Neapolls 2000, cresca e lo possa degnamente sostituire; la riproduzione in copertina è quella di una cartolina tratta da una raccolta di cartoline vecchie e nuove visibile nel sito Internet  http//www.interviu.it, per gentile concessione della Carcavallo, Editrice di cartoline sito in Napoli.


Vita, morte e miracoli di San Gennaro


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