LA MADONNA DI POMPEI IN VISITA A NAPOLI DOPO UN’ASSENZA DI 25 ANNI

In occasione del 125° anniversario del dipinto raffigurante la Madonna del SS. Rosario, traslocato da Napoli a Pompei ad opera del Beato Bartolo Longo, numerosi fedeli e autorità della Diocesi di Napoli alle ore 16,30 dell’8 novembre 2000 hanno accolto con giubilo l’autocappella che trasportava il sacro dipinto dell’immagine della Madonna di Pompei, proveniente dall’omonima cittadina. Dopo aver percorso la tratta autostradale e le vie di Napoli passando per il Corso Umberto e Via Duomo sostando innanzi al largo della Chiesa di San Giorgio Maggiore - sita nel quartiere Forcella - per scaricare il sacro quadro su un apposito baldacchino e portato a spalle nel Duomo di Napoli.
Una lunga processione di fedeli e religiosi scortati dai labari di numerose associazioni cattoliche napoletane hanno accompagnato il miracoloso dipinto sin sull’altare della Cattedrale con molta compostezza e commozione con canti e grida di "Bella Maria, Viva Maria".
Il Vescovo di Napoli Cardinale M. Giordano ha accolto sull’altare questa Sacra immagine con tutti gli onori di Regina della Chiesa, rievocando ai numerosi fedeli il "cammino" dell’allora avvocato Bartolo Longo che acquistò questa prodigiosa immagine da un rigattiere di Napoli sito nella zona della vicina Montesanto. Era il mese di novembre del 1875 e Bartolo Longo riuscì a farla giungere a Pompei il giorno 13 dello stesso mese su un carretto che trasportava letame.
Questa data, nel corso della storia del Santuario, viene ricordata con immensa devozione e riconoscenza verso l’artefice Beato Bartolo Longo, per il suo impegno di diffusore del SS. Rosario e, "costruttore" di questa grandissima opera religiosa.
Durante l’Omelia il Cardinale Giordano ha evidenziato l’importanza di questo ricorrente 125° anniversario, coinciso con l’anno Santo del Grande Giubileo e, dell’odierna "visita" della Sacra immagine del Rosario a Napoli, dopo ben 25 anni.
Il Vescovo di Pompei, Monsignor Francesco Saverio Toppi - accompagnatore della miracolosa immagine, assieme al Sindaco di Pompei - ha detto: "Il Santuario di Pompei è il Santuario di Napoli". Per tale accostamento i fedeli hanno indirizzato all’eminente vescovo scroscianti applausi.
Il miracoloso dipinto è stato venerato in questa Cattedrale dalle ore 17 dell’8 novembre sino alle ore 12 dell’11 del ricorrente mese, da una moltitudine di persone, con un fitto calendario di appuntamenti religiosi culminati alle ore 11,30 con la preghiera della "Supplica", per poi raggiungere - attraverso varie tappe - la sua originaria "Casa", scortato da un esercito di fedeli in processione ed accolto nella tarda serata da altrettanti fedeli convenuti a Pompei.

Bruno Carrano

L’OPERA PIÙ GRANDE DEL SANTUARIO
CENTRO UNIVERSALE DI PREGHIERA

Trent’anni or sono la famiglia più non pregava: erano ben poche le case in cui si recitasse ancora la Corona di Maria. Il soffio gelido della miscredenza era passato sul cuore umano, e questo cuore assiderato più non conversava con Dio. La missione di Valle di Pompei fu quella di far cadere in ginocchio quest’umanità, che col libero pensiero e con la libera coscienza aveva proclamato di voler stare eretta anche al cospetto di Dio (...). Dalle mani di Maria l’umanità prese la Corona e s’ascoltò di nuovo sulla terra la preghiera incessante.
Pompei è divenuto il centro d’un movimento universale di preghiera. Chi può dire quanti milioni di rosarii si dicono tutti i giorni, e in tutte le parti del Mondo, dai devoti innumerevoli della Madonna di Pompei?
La più grande opera di Valle di Pompei è stata quella di risvegliare nel Mondo la preghiera incessante.
Ah, mio Dio, come siete grande! Volevamo insegnare il Rosario qui in questa terra abbandonata a un gruppo di poveri contadini, e Voi invece, o Signore, Voi voleste che da questa Valle derelitta risonasse il grido di riscossa, quasi lo squillo d’una tromba d’arcangelo, che doveva chiamare tutto il Mondo a cadere in ginocchio e a rimanervi dinanzi alla Madre di Dio.
Centro che chiama il Mondo a pregare senza interruzioni, Valle di Pompei è essa stessa, nella sua vita intima, una preghiera incessante. Dal primo all’ultimo giorno dell’anno, in tutte le ore, il Santuario è aperto e sempre; con la costanza dell’onda che segue all’onda, si alternano e si succedono i pellegrini; in tutte le ore si vedono turbe pie accostarsi alla Mensa dell’Altare, anzi, perfino nelle ore più tarde del pomeriggio, si vedono talvolta pellegrini esemplari che con gran sacrifizio hanno serbato il digiuno e che chiedono la Comunione (...).
Così questo Santuario senza feste clamorose; questo Santuario che vive di una vita intima e raccolta, mentre pure fa ascoltare le sue grandi voci a tutto l’Orbe, questo Santuario è una preghiera che non cessa, una laus perennis alla Madre di Dio.

Bartolo Longo
(RNP 1915, pp. 287-289)

IL ROSARIO LOGICA  DEL  CUORE
APERTO A DIO E AL MONDO

Pompei è il santuario del Rosario, cioè il santuario della preghiera mariana, di questa preghiera che Maria dice insieme con noi come pregava insieme agli apostoli nel Cenacolo. Questa preghiera si chiama il Rosario. Ed è la nostra preghiera prediletta, che rivolgiamo a Lei: a Maria! Certamente. Non dimentichiamo però che contemporaneamente il Rosario è la nostra preghiera con Maria. E la preghiera di Maria con noi, con i successori degli apostoli, che hanno costituito l’inizio del nuovo Israele, del nuovo Popolo di Dio.
Veniamo dunque qui per pregare con Maria; per meditare, insieme con Lei, i misteri, che Essa come madre meditava nel Suo cuore (cfr. Lc 2, 19) e continua a meditare, continua a considerare. Poiché questi sono i misteri della vita eterna. Hanno tutti la loro dimensione escatologica. Sono immersi in Dio stesso. In quel Dio che «abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16) sono immersi tutti questi Misteri, così semplici e così accessibili. E così strettamente legati alla storia della nostra salvezza.
E perciò, questa preghiera di Maria, immersa nella luce di Dio stesso, rimane contemporaneamente sempre aperta verso la terra. Verso tutti i problemi umani. Verso i problemi di ogni uomo e, al tempo stesso, di tutte le comunità umane, delle famiglie, delle nazioni; verso problemi internazionali dell’umanità, come per esempio quelli, che mi è capitato di sollevare davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, il 2 ottobre.
Questa preghiera di Maria, questo Rosario, è costantemente aperto verso tutta la missione della Chiesa, verso le sue difficoltà e le sue speranze. Verso le persecuzioni e le incomprensioni, verso ogni servizio che essa compie nei confronti degli uomini e dei popoli.
Questa preghiera di Maria, questo Rosario è proprio tale, perché dall’inizio è stato pervaso dalla «logica del cuore». Infatti la madre è cuore.
E la preghiera è stata formata in questo cuore mediante l’esperienza più splendida, cui è stata partecipe: mediante il mistero della Incarnazione.

Giovanni Paolo II
(dall’Omelia tenuta a Pompei il 21.10.1979)

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