Presentazione

Bartolomeo Capasso, il grande vegliardo "padre della storiografia napoletana" e sodale di Benedetto Croce, che in tutta la vita condusse le sue ricerche secondo i più rigorosi canoni della metodologia storica, soleva ripetere ai suoi discepoli: "Lavorate per il luogo ove nasceste". E Honoré de Balzac, il tumultuoso scrittore di Tours che visitò le più importanti città d'Italia e ne ammirò l'arte e le bellezze naturali, asseriva: "Se vuoi essere universale, parla della tua terra".
Alla propria terra, dovunque e qualunque essa sia, per tutta la vita, specie se da essa si è lontani, si rapporta la più bella stagione; ci legano ad essa i ricordi più struggenti che riaffiorano dalla lontananza del tempo: origini, affetti, immagini e impressioni indelebili; i luoghi, le prime amicizie e anche le prime delusioni che danno comunque senso alla vita.
Mi si consenta ancora una citazione. Cesare Teofilatto, ermeneuta bizantino del sec. XI, ed esegeta biblico famoso per il commento ai Vangeli, agli Atti degli Apostoli e alle Epistole di San Paolo, vaticinava: "lo dico che se nelle vene non circola l'eredità dei millenni; che se nel cuore non canta il poema delle lontane memorie, non si rappresenta un popolo, non ci si può vantare di essere membri di una nobile terra ".
Renata Ricci Pisaturo non è alla sua prima esperienza letteraria: Non è un caso, conoscendone i sentimenti, che un suo lavoro porti un titolo trasparente: "Canto d'amore". E nel merito de "Il mio Cilento" non c'è commento migliore delle sue stesse parole: "Nata nelle opimi campagne del mio paese.....la mia vita di bambina si è svolta sempre a contatto con la natura, nei giardini delle case paterna e materna e nelle passeggiate che faceva fare mio padre, adoratore della sua terra, a me e a mio fratello, alla ricerca di funghi, di castagne, di corbezzoli o di semplici ciclamini da offrire a nostra madre. L'ho amata allora la mia terra e, ancor maggiormente, quando, cresciuta in tutt'altra parte d'Italia ..... non vedevamo l'ora di ritornarvi .... e quanta nostalgia c'è per quei tempi passati, tanto differenti dagli attuali". Anche questo libro è un atto d'amore verso il "suo" Cilento che l'Autrice esprime fin dall'inizio con il brevissimo possessivo.
Nelle sue pagine si snodano reminiscenze di tempi lontani, immagini ed impressioni di un'infanzia spensierata e felice, descrizioni, pennellate di colore, spunti storici, riferimenti d'arte. I sentimenti personali si rifrangono in innumerevoli sfaccettature.
Il mare, le coste, la morfologia del terreno e le sue ondulazioni, il paesaggio, le testimonianze del passato sono visti come fattori intrinseci ed elementi naturali di una terra e di una gente di antichissima civiltà, tuttora in dinamica evoluzione storica e socio-culturale.
Lo stile è fluido e scorrevole; appropriato ed aderente al racconto, l'uso del lessico, talché la lettura è piacevole e rasserenante.
In virtù di tutte le componenti che in esse ricorrono, queste pagine a qualche lettore convoglieranno, nella scia delle proprie memorie, luoghi, persone, eventi e tradizioni; per qualche altro potranno essere mezzo di informazione documentaria su una "tra le regioni più civili e belle d'Italia".
In ogni caso sono indubbiamente occasione per meditare su personaggi, cose e vicende di questo Cilento, terra ferace di messi quanto ferace di ingegni. Ed un sottinteso invito a conoscerlo ed amarlo.

Aniello Gentile


Marina di Camerota
Grotta del Pazzallo

Marina di Camerota
Spiaggia del Pazzallo

Marina di Camerota
Panorama

Marina di Camerota
Grotta di Santa Maria

Palinuro
Grotta del Buon Dormire

Palinuro
Grotta Azzurra

Palinuro
Spiaggia del Buon Dormire

Palinuro - La Moipa
Le spiagge del Buon Dormire

Vallo della Lucania
Centro Storico

Vallo della Lucania
Piazza dei Martiri e Giardini

Velia
Scavi

Velia
Zona Archeologica

Pioppi
Panorama

Agropoli
Lungomare San Marco

Agropoli
Centro Storico

Agropoli
Castello e scorcio panoramico

INTRODUZIONE

Spesso, nei miei viaggi, quando mi chiedono qual è il mio paese di origine, rispondo con orgoglio: "E' il Cilento". "Dov'è il Cilento?" è la domanda successiva.
Mi rendo conto che questo acrocoro boscoso, proteso nel blu del Tirreno, viene da molti ignorato, sia per la sua aspra morfologia che tanto si discosta dal resto della regione a cui appartiene, sia per la sua posizione, fuori dalle frequentate vie, ferroviaria e autostradale, che portano al sud.
Questa sua prerogativa di essere discosta, di essere "fuori mano", è stata la salvezza di questa terra e ne ha preservato la natura incontaminata, anche se da poco, con l'apertura de "la Cilentana", la strada a scorrimento veloce, che l'attraversa tutta, da Agropoli a Sapri, e peraltro non ancora completata, ha portato sulle sue incantevoli coste un turismo di massa dall'entroterra napoletano, che è venuto ad aggiungersi a quello locale: fortunatamente un turismo stagionale che, alle prime piogge, dopo il ferragosto, scompare.
Questa strada, tuttavia, emarginando la vecchia "nazionale", l'unica arteria di collegamento tra il nord e il sud dell'Italia, che si inerpicava e scendeva con mille curve per le montagne di Torchiara, Ogliastro e Rutino, ha aperto l'accesso alla regione, inserendola nel resto della penisola.
La parola "Cilento" è stata per anni sinonimo di terra inospitale, impervia, aspra e per decenni ignorata, come se non facesse parte dell'Italia; considerata covo di briganti, con una superficialità talmente grande da rasentare la più crassa ignoranza, perché, per parlare di un luogo lo si deve conoscere e conoscerlo a fondo.
Fortunatamente è quello che sta succedendo da un po' di tempo in qua. Molte sono le Associazioni e le Fondazioni sorte oggi a propagandare questo territorio; centinaia i libri scritti su ogni argomento che lo riguardi, ma è ancora troppo poco. Il Cilento ha bisogno di decollo; ha bisogno di non rimanere circoscritto, di essere conosciuto bene, non solo nel Sud dell'Italia, ma in tutta la Nazione e all'estero; di uscire definitivamente dal suo isolamento.
E quando una terra ha il pregio di unire alla bellezza della natura, tanto da meritarsi l'appellativo di "Giardino d'Italia", quello di avere alle spalle una civiltà millenaria e una storia che poche regioni vantano, ha diritto ad una considerazione più ampia, ad un apprezzamento che la metta alla pari con tutto il resto del "Bel Paese".
Il Cilento non ha bisogno solo di un turismo di massa, limitato al periodo estivo (ben venga anche questo perché apportatore di ricchezza per un paese che, non avendo industrie, può contare, per le sue bellezze naturali, solo su quello), ma di un turismo colto, che prima conosca a fondo la regione e poi ne propagandi l'arte, la civiltà, le sue tradizioni centenarie, le orme lasciate da tutti i popoli che hanno calpestato il suo suolo: il Cilento, faro di civiltà dei grandi filosofi eleatici; sede dei più bei templi greci della raffinata Paestum e delle sue necropoli; oasi dei monaci basiliani che nelle sue montagne cercarono la pace; il Cilento dei potenti e meno potenti feudatari; delle distruzioni che molti paesi dovettero subire per l'ira di Federico II e per le devastazioni dei saraceni e dei pirati barbareschi; il Cilento, infine, che issò per primo il vessillo della libertà e vide scorrere il sangue dei primi martiri nei moti rivoluzionari, ben vent'anni prima di quelli nazionali.
Accanto a tutto questo, l'uomo moderno che dà eccessivo valore ai minuti, al tempo che scorre in fretta e che della fretta ha fatto la base della sua vita quotidiana, venga a godersi in questa regione la pace a cui ha diritto e a ritemprare il corpo e lo spirito.
Venga a godersi l'alternarsi delle stagioni, i suoi boschi sempre verdi, profumati da mille fiori in primavera, attraversati da torrenti e torrentelli, le cui acque, saltellando da un masso all'altro sembrano un riso scoppiettante di bimbo; venga ad ammirare le colline ricoperte dall'oro delle ginestre, tra le quali fanno spicco i rossi tetti di borghi e di ridenti paesi, molto spesso sovrastati da torri o da vecchi castelli o soltanto da una chiesa che domina col suo campanile, molte volte a foggia araba, chiaro retaggio saraceno. Venga a tuffarsi nel blu del suo mare dall'incredibile gamma di colori o ad abbronzarsi sulla sabbia dorata delle sue vellutate spiagge, in anfratti e baie in cui sorgono le perle dei suoi paesi che tutti (quelli sì) conoscono. Venga a calpestare in autunno le foglie secche dei superbi castagneti, dai centenari alberi enormi, che formano un tappeto ramato e scricchiolante sotto i piedi; oppure a godersi di inverno lo spettacolo delle vette innevate e l'allegro gioco delle nuvole che si rincorrono e sovrappongono, mostrando ogni tanto, un pezzetto azzurro di cielo o, aprendosi all'improvviso, permettono al sole di far capolino e di spruzzare di colore quell'affascinante natura sempre verde.
Questo è il Cilento: una fonte inesauribile di pace e godimento, di vero riposo per il corpo e di gioia per le inattese "scoperte", sia artistiche che naturali, racchiuse in un piccolo lembo della nostra bella Italia.
Nata nelle opime campagne del mio paese, Vallo della Lucania, capoluogo del Cilento, ai piedi del Gelbison, uno degli alti monti della regione il cui nome è di chiara etimologia araba, Gebil-el-Son, il Monte dell'Idolo, la mia vita di bambina si è svolta sempre a contatto con la natura, nei giardini delle case paterna e materna o nelle passeggiate che mio padre, adoratore della sua terra, faceva fare a me e a mio fratello alla ricerca di funghi, di castagne, di corbezzoli o di semplici ciclamini da offrire a nostra madre.
L'ho amata allora la mia terra e, ancor maggiormente, quando, cresciuta in tutt'altra parte d'Italia, per gli spostamenti che la carriera di mio padre imponeva, non vedevamo l'ora di ritornarvi nel periodo estivo ed ho avuto modo così di approfondirne la conoscenza, la sua storia, la sua arte.
Com'era diverso il Cilento della mia infanzia e della mia gioventù! E quanta nostalgia c'è in me per quei tempi passati tanto differenti dagli attuali! Li chiamerò "I verdi ricordi" ed ogni tanto li inserirò in queste pagine. Questo sarà il mio Cilento vero, che appartiene a me sola, che offrirà uno spaccato di vita inedito e, nello stesso tempo, può suscitare curiosità e far conoscere i progressi fatti dalla mia terra e come essa sia oggi degna di essere chiamata non "arretrata" ed "inospitale" ma di essere annoverata tra le regioni più civili e belle d'Italia.

Renata Ricci Pisaturo

INDICE

Presentazione
Introduzione
1. L'incontaminata bellezza del territorio
2. La costa incantata
3. Una nostalgica deviazione: Ascea Marina in bianco e nero
4. Ritorno alla litoranea e alla realtà
5. Un tuffo nel passato: L'Heraion di Paestum
6. Paestum: la città delle rose
7. Le necropoli paestane e lucane
8. Pietre che parlano di filosofia: Elea
9. Gli ultimi barbari e la "Colonizzazione basiliana"
10. Folklore cilentano: "II volo dell'angelo"
11. I Saraceni e il "ribat" di Agropoli
12. Torri e castelli: i Normanni e il feudalesimo
13. Gli Svevi e l'ira di Federico
14. Lo "stato" di Gioi: un feudo a me caro
15. Il "casale" di Vallo, oggi capoluogo del Cilento
16. Il fascino di un monte: il Gelbison
17. Gli Angioini e "La guerra del Vespro"
18. Gli Aragonesi e la "Congiura dei baroni"
19. I contrasti del XVI secolo: fiere e pirati
20. "La mala signoria " degli spagnoli
21. I Borbone sul trono "utriusque Siciliae"
22. Il Risorgimento: i primi moti rivoluzionari del 1820 e del 1828
23. I moti insurrezionali del 1848
24. Verso l'unità d'Italia
25. I gravi problemi del Mezzogiorno nello Stato Unitario
26. Il Cilento oggi
Conclusione


2002

2002

Premio "Città di Gioi"
Alla nostra collaboratrice Renata Ricci Pisaturo il premio
per la "memoria cilentana" con il libro Il mio Cilento
edito dal Centro di Promozione Culturale per il Cilento

Giuseppe Galasso con "L'Italia s'è" - Le Monnier, Trieste 2002 e Diomede Ivone con "La transumanza", G. Giappichelli, Torino 2002, sono i vincitori della XVIII edizione del Premio "Città di Gioi", ai fini rispettivamente per la saggistica storica e per la saggistica meridionale.
Un premio di saggistica meridionale che si è ritagliato un suo spazio nelle miriadi di altri premi per la partecipazione qualificata di giurati, autori ed enti. Organizzato dal Comune di Gioi con la collaborazione di associazioni locali ed il patrocinio di enti sovracomunali e con il contributo della Provincia di Salerno si è svolto nella cornice quattrocentesca della Chiesa del convento di San Francesco.
La giuria composta da Michele Cataudella, presidente Nicola Bianco, Ermanno Corsi, Antonio La Gloria, Luigi Maria Lombardi Satriani, Guglielmo Manna, Vicenzino Scarpa ed i membri onorari Alfonso Andria, presidente della Provincia di Salerno, e Andrea Salati, sindaco di Gioi Cilento, ha premiato, inoltre, per la sezione "Cilento-Ebner", storia risorgimentale, Giuseppe Galzerano, e per il premio "Guido Scarpa", cultura popolare, Mauro Geraci.
Riconoscimenti sono andati a Renata Ricci Pisaturo per la memoria cilentana, Elio De Magistris e Giuseppe Colitti, menzione speciale Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Domenico Ciardella, Carmela Di Ruberto, Dario Mottola, Gennaro Malzone e Marisa Preparo, Maria Lembo, Cesare Iacovitti ed Anna Maria. Chirico. Il Sindaco Andrea Salati ha esternato la sua soddisfazione per "un'iniziativa culturale ormai divenuta punto di riferimento del Cilento". È stata ricordata anche la figura di Carlo Ternari, cittadino onorario di Gioi Cilento e noto scrittore, con un riconoscimento che è stato ritirato dal figlio Enrico e dalla nipote Daniela.
La serata condotta da Anna Maio si è conclusa con il concerto del coro polifonico "Enrico Caruso", diretto dal maestro Schirone.

Mario Romano

Tratto da: Cronache Cilentane
Anno XIX - n. 10 - 11/2002


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