OMAGGIO A GIUSEPPE DI STEFANO

Alle ore 18 di lunedì 12 novembre 2001, il famoso tenore siciliano Giuseppe Di Stefano è stato omaggiato a Napoli, nel maestoso Foyer del teatro San Carlo, dalla promotrice Associazione "Amici del San Carlo" e da un invitato pubblico di appassionati cultori dell’arte lirica e da semplici ammiratori dell’ottantenne artista catanese.

Il pubblico ha accolto il tenore con un lungo applauso, accompagnato dalla musica e le note di "Salut, demeur" dal "Faust" di una sua storica interpretazione, riproposta per l’occasione a mezzo di altoparlanti.

La "presentazione" dell’omaggiato tenore è stata affidata al Presidente Onorario dell’Associazione Avvocato Giuseppe Barra Caracciolo, poi sono seguiti gli interventi del Presidente Amelia Cortese Ardias, del Professore Massimo Lo Iacono, del Soprintendente del San Carlo Gioachino Lanza Tomasi e, dall’appassionata e lucida "arringa" dell’avvocato On. Vincenzo Siniscalchi. Giuseppe Di Stefano ha ringraziato commosso i promotori dell’affettuosa festa, rivelando ai tantissimi convenuti alcuni momenti del suo trascorso artistico e privato.

Tra l’altro ha evidenziato le sue poche interpretazioni a Napoli, distribuite tra il Teatro San Carlo e negli spazi estivi della Floridiana e, dell’Arena Flegrea. La sua prima volta di artista a Napoli fu nel Rigoletto in sostituzione di Lauri Volpi, accadde nel 1948.

Nel 1957 invece si confermò un grande tenore per il successo ottenuto nella stessa città con la Manon di Massenet nel ruolo di Des Grieux. Nel 1980 salutò il pubblico partenopeo con un indimenticabile concerto.

Della sua vita privata ha poi raccontato del servizio militare svolto nella vicina Caserta e, che grazie alla sua voce ed alle canzoni napoletane, e del provvidenziale intervento di un suo ammiratore il tenente Tartaglione che gli evitò la partenza per il fronte in Russia.

Esibendo a tal proposito una cartolina inviatogli dallo stesso ufficiale dalla Russia e, gelosamente custodita come una reliquia nei suoi documentati ricordi.

Bruno Carrano

STORIA DEL TEATRO DI SAN CARLO

Arrivato a Napoli nel gennaio 1817, dopo aver visto il Teatro di S. Carlo, ricostruito in breve tempo dopo il grande incendio del 1816, Stendhal scriveva: "Non c'è nulla in tutta Europa che non dico si avvicini a questo teatro, ma che ne dia la più pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita...".
A duecentocinquant'anni di distanza il direttore d'orchestra Riccardo Muti, salito sul podio, rivolgendosi al suo pubblico affermava: "E' il più bel teatro del mondo".

Con questo genere di definizioni entusiastiche si sono espressi nel corso della storia del teatro napoletano centinaia di artisti, musicisti, ospiti e spettatori, fin dai grandi protagonisti della musica napoletana (e non) Cimarosa, Paisiello, Jommelli, Piccinni ai quali fecero seguito Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, tutti incondizionatamente incantati dalla bellezza del teatro e dalla sua programmazione eccellente.

Costruito nel 1737 per volontà di re Carlo 111 che, con volontà illuminata, voleva dotare Napoli capitale di un aspetto internazionale (sotto il suo regno vennero edificati il Palazzo di Capodimonte, l'Albergo dei Poveri e tanto ancora), ben 41 anni prima del Teatro alla Scala e 51 prima della Fenice di Venezia, il Teatro S. Carlo, edificato in un luogo centralissimo, a pochi passi dal Palazzo Reale, fu progettato per essere il più grande Teatro d'Europa da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale, con il contributo del re e la collaborazione dell'aristocrazia, che acquistò un gran numero di palchi. Terminato a tempo di record, venne inaugurato in pompa magna il 4 novembre 1737, giorno onomastico del re. Da allora, nonostante un incendio nel 1816 e la seconda guerra mondiale, non ha interrotto mai la sua attività se non dal maggio 1874 al dicembre 1876 in seguito ad una grave crisi economica.

Tra i tanti primati il Teatro di San Carlo ha quello della più antica Scuola di Ballo (1816), diretta da Antonio Nicolini.
Nel Novecento, in aggiunta ai grandi cantanti e musicisti, molte personalità hanno arricchito i cartelloni e le sale del teatro. Politici, industriali, Capi di Stato e regnanti hanno affollato i suoi palchi per ammirare interpreti dai nomi eclatanti: Maria Callas e Renata Tebaldi, Mario Del Monaco e Franco Corelli, Pavarotti e Placido Domingo, Katia Ricciarelli e Ghena Dimitrova (l'elenco è infinito). Nel 1952, sulla scìa dei trionfi cinematografici di "Roma città aperta" e "Stromboli", Roberto Rossellini era regista di un memorabile "Otello", un'anticipazione al clamoroso evento dell'anno seguente (1953) del quale si occuparono le cronache di mezzo mondo, perché Ingrid Bergman, il mito di Hollywood, appena qualche anno dopo la nascita di Robertino, interpretava "Giovanna al rogo", l'oratorio di ClaudelHonegger, diretto da Gianandrea Gavazzeni.

Nel 1963 con scene e costumi di Ezio Frigerio, Eduardo De Filippo era il regista di  "Don Pasquale" di Gaetano Donizetti e nel 1966 ripeteva l'esperienza con la "Cenerentola" di Rossini.
Un successo senza precedenti accolse il recital di Chopin del pianista Arturo Benedetti Michelangeli. La grande affluenza di pubblico costrinse gli addetti ai lavori a sistemare in palcoscenico, intorno al piano gran coda, una quarantina di posti. Nel 1970 con "Le Silfidi" debuttava al San Carlo Carla Fracci, interprete già l'anno dopo de "Il gabbiano" tratto da Cechov su musiche di Roman Vlad, inizio di una collaborazione durata trent'anni, il cui ultimo spettacolo (al momento) è stato "Filumena Marturano", da Eduardo De Filippo, su musica di Nino Rota, in occasione del centenario della nascita di Eduardo (2000).

Ricordo la prima volta di Rudolf Nurejev, quando, nel corso di due sole repliche, ballò con Margot Fonteyn "Romeo e Giulietta" di Prokofiev, dando inizio ad una serie di spettacoli intensificati negli ultimi anni della sua vita quando, avendo deciso di voler "vivere nel 'mare di Napoli", dopo aver comprato l'isola dei Galli, quotidianamente rivolgeva il suo pensiero, i suoi discorsi ed i tanti progetti al Teatro di San Carlo.
Ricordo la visita di Margareth d'Inghilterra e il suo ammirato stupore alla vista del Teatro illuminato, la sua curiosità per la bellezza del soffitto affrescato, del sipario dipinto e dei fregi dorati.
Dopo di lei i grandi del G7, ospiti a Napoli, avrebbero espresso lo stesso entusiasmo.
Sono solo alcune storie legate al Teatro, ma... ce ne sarebbero da raccontare!

Giuliana Gargiulo
Tratto da: Bollettino degli Amici del San Carlo

SALUTO A
GIOCCHINO LANZA TOMASI

Il San Carlo ha un nuovo Soprintendente: Gioachino Lanza Tomasi.
Figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de Il Gattopardo e, a sua volta cugino del poeta Lucio Piccolo di Capo d'Orlando, il nuovo Soprintendente del S. Carlo è un insigne musicologo.
Autore di saggi sull'opera lirica - preziose sono le 839 pagine della sua "Guida all'Opera" con 84 voci che si distinguono per l'informazíone puntuale sulle singole opere e ciascuna accompagnata da un saggio che costituisce una eccezionale esperienza di ascolto - Gioachino Lanza Tomasi è docente titolare di Storia della Musica nell'Università di Palermo ed è stato Direttore artistico dell'Opera di Roma e del Massimo di Palermo nonché direttore dell'Istituto di Cultura Italiana a New York.

E' indubbio che nella formazione del gusto abbia contribuito la frequentazione che Gioachino ebbe con il padre adottivo nel piccolo stuolo di giovani ingegni raccolti negli ultimi anni da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
La vita è musicale: afferma Giorgio Bassani nella prefazione a Il Gattopardo. E la musicalità è lucidezza del pensiero, finitezza di ogni particolare, abitudine all'ordine e all'equilibrio, che si ritrova in ogni gesto di Gioachino Lanza Tomasi, come pure nella sua vita, nei suoi rapporti civili e perfino nel suo atteggiamento fisico.
Gli amici del San Carlo sono lieti di rivolgergli un caloroso saluto e di augurargli buon lavoro.

 


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