Clara Rezzuti
Mostra antologica
Casina Pompeiana - Villa Comunale di Napoli
20 ottobre - 16 novembre 2001
ingresso gratuito
Una pittrice nata nel turbine dell’avanguardia
Tutto il movimento delle arti visive a Napoli dal dopoguerra ad oggi è
diventato oggetto di una vasta letteratura; ma purtroppo in generale solo di
letteratura. Quando alcuni di noi s’impegnarono, a partire dal ‘45, nel
rinnovamento della pittura e scultura, affinché il "pubblico napoletano fosse
affrancato dal vedutismo di maniera, dal gusto provinciale dell’iconografia
ottocentesca" - e quanta retorica appare oggi in queste frasi di allora - ci
imbarcammo in una grande illusione. Ci dissero che stavamo compiendo una
meritoria azione culturale, che sarebbe sorto un radicale rinnovamento, che
avremmo avuto un mercato d’arte, che si sarebbe aperta anche a Napoli una
galleria d’arte moderna, ecc. Chi avrebbe resistito mentre aveva venti o trent’anni
a queste speranze, anzi a queste future certezze? E così, fieri e orgogliosi del
nostro avanguardistico coraggio, dopo aver fatta un’indigestione di tutta la
cultura improvvisamente scoperta, ci recavamo al bar Moccia, alla galleria
Forti, al Blu di Prussia e dovunque avevamo ospitalità per discutere fino a
tarda notte tutta la "situazione". Di che si trattava? In comune era
l’avversione al suddetto passatismo, ma una volta acquisito questo punto Io
scontro avveniva su altri temi e problemi. Era sociale o culturale la nostra
operazione? Chi erano da preferirsi gli espressionisti o i contemplativi? I
realisti o i non - figurativi? E fra i primi, i guttusiani o quelli del realismo
socialista? E fra i secondi, gli astrattisti o i concretisti? Non che queste
discussioni mancassero di qualche fondamento, tant’è che sono servite
successivamente ad ognuno di noi per intraprendere una propria strada. Ma è
indubbio che qualcuno ci prese troppo sul serio e noi stessi risultavamo
seriosi, decisi a salvare la cultura italiana, o quanto meno, quella locale,
dalle forze "conservatrici e reazionarie", che alcuni di noi identificavano nei
pittori di metallurgici e di mondine, mentre altri in chi dipingeva intrecciate
geometrie. Beninteso, non che mancassero fra noi artisti di talento, come poi
hanno dimostrato, ma la nostra ingenuità consisteva nel fatto che non i singoli
artisti se la sarebbero cavata, bensì che la rivoluzione culturale sarebbe stata
un moto collettivo; altrettanto ingenuo era ritenere che i più avanzati gruppi
milanesi e romani ci associavano a loro per le nostre qualità e non, come di
fatto avveniva, giusto per formare una sezione napoletana del loro movimento sul
modello del reclutamento provinciale dei partiti politici. Comunque la
condizione è rimasta immutata: non s’è creato un mercato d’arte; le mostre sono
prevalentemente dovute alla beneficenza di qualche istituzione; non abbiamo
avuto ancora una galleria d’arte moderna.
In compenso, come dicevo, s’è scritto molto, moltissimo tanto da creare un certo
imbarazzo in chi ricorda gli avvenimenti del tempo con un certo distacco
allorquando qualche graziosa laureanda in lettere moderne mi chiede che cosa mi
separasse dal realista Armando De Stefano o da uno stesso concretista come
Renato Barisani. Dopo tanta filologia e persino agiografia direi che, ad averne
voglia, è giunto il momento di un serio esame critico atto a ridimensionare
l’intera vicenda.
Affidandoci alla memoria di quegli anni, accanto a noi più "grandi" per età,
statura, vis polemica, ecc. troviamo le nostre ex compagne, poi mogli e
madri, le quali meritano un ricordo affettuoso e gentile. Erano meno rumorose,
più attente, sensibili, pratiche e conseguenti come di solito accade alle donne
quando s’impegnano in un mestiere difficile solitamente appannaggio degli
uomini. La prima amica che mi viene alla mente è Clara Rezzuti, che elaborava
una pittura estremamente coerente alla sua femminilità e al suo stesso aspetto
fisico. I suoi paesaggi, figure e nature morte, non concedevano molto
all’astrattismo; si distinguevano nettamente sia dall’espressionistiche
colorazioni di Montefusco, sia dalle bituminose tele di Tarchetti, sia dai
geometrismi di Barisani e Tatafiore, sia dalle figurazioni storiche di De
Stefano, sia dalle composizioni concretiste del sottoscritto. Avendo intuito che
molto spesso in pittura vale la perseverante coerenza, ancor oggi la Rezzuti
presenta opere che, non immuni da cambiamenti e sottili sperimentazioni,
conservano ancora quel fascino giovanile che le contrassegnava a partire dagli
anni Cinquanta.
Renato De Fusco
(9 marzo 2001)
Biografia
Nata a Napoli, dove risiede, Clara Rezzuti ha studiato al liceo artistico e
all'Accademia di Belle Arti della stessa città. A partire dagli anni Cinquanta è
presente sulla scena artistica nazionale e internazionale. Nel 1985 le è stato
conferito il riconoscimento di Benemerito della Scuola, della Cultura e
dell'Arte dal Ministro della Pubblica Istruzione. |
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