IRIS-MARIA
HOPPE
Spunto del lavoro
"Figure chiavi" è il volume "Le fonti del sapere; sulla
storia della cultura del popolo tedesco" (1927), trovato casualmente
nella spazzatura.
Il volume presenta due nascondigli intagliati evidentemente in tutta
fretta, uno dei quali servi come nascondiglio per una chiave.
L’artista in questo lavoro descrive, come vista attraverso il buco di
questa insolita serratura la successiva storia della Germania, quella
del Terzo Reich.
MONA
HAHN
Il lavoro è un’allusione
ironica alla quotidianità televisiva nell’anno 2000. I dati sull’andamento
delle borse sono parte fissa dell’informazione televisiva. Alcune trasmssioni
sovrappongono costantemente alle immagini dei programmi quelle dei dati
on line delle borse.
ANNEKATHRINE
SCHREIBER
La
"Tenda" è costituita da una molteplicità di ornamenti:
stelle marine, foglie t fiori secchi cuciti tra due fogli di plastica.
La tenda forma un ambiente costituito dal suolo che rimanda all’acqua,
dalle pareti con immagini dei fiori di campo, dal cielo sovrastante
costellato di stelle marine.
DAVID
MANNSTEIN
Utilizza l’ornamento
in maniera simbolica sottolineando in questo modo la sua apparenza
effimera.
LEONIE
WEBER
"Stanze in
miniatura" riproducono ambienti e rimandano gli uomini che le
abitano, che nello stesso tempo sono lontani da essi. Il modo di
apparire delle persone è riconoscibile così come lo spaziò che
occupano rispecchia la loro personalità.
NATASCHA
ROSSI
Nel video
intitolato "Ragazze nella cassa", le immagini riproducono l’angolo
di una stanza con un letto su cui è distesa una giovane donna che
soffre chiaramente di insonnia. Forse ricordando la bambina che è stata
un tempo, una ragazza si distende sotto al letto per trovare sonno e
spera che un’altra ragazza ignara prenda il suo posto. Si intravedono
il motivo della regressione e il tema del sosia.
LELLO
LOPEZ
Lopez utilizza
segni di attraversamento, di passaggio, di ascesa, ad evidenziare una
congiunzione, un legame. Segni di congiunzione tra il dentro e il fuori,
tra la terra e l’aria, tra il materiale e l’immateriale, dimensioni
che accompagnano il lavoro di Lello Lopez fin dai primi anni di
attività. Si tratta di segni aperti, che da terra si elevano indicando
un percorso sospeso, e non interrotto. Dalla superficie terrestre ad una
dimensione aerea, dalle profondità remote ai crateri dei vulcani.
ERNESTO
TATAFIORE
Tutto ciò che da
trent’anni Tatafiore dipinge è teatro di forze contrapposte: libertà
e terrore, virtù e morte, creazione e distruzione. Il suo sogno
ricorrente, la rivoluzione francese, è l’evento in cui l’opera d’arte
cerca le immagini che esplorano i confini del linguaggio psicoanalitico.
Lavorando sul profondo, la pittura di Tatafiore scopre il fragile valore
della superficie con movimenti rapidi ed impalpabili.
ARTURO
CASANOVA
Il morbido e
delicato fluire dell’immateriale e la sua rappresentabilità,
costituiscono, dalla metà degli anni Novanta, i temi della ricerca di
Arturo Casanova, che con la pittura, la fotografia, il video e l’installazione,
opera un’interessante manovra di "spiazzamento",
convogliando la riflessione dell’osservatore sul vuoto, sull’assenza
di materia.
ANTONIO
BIASIUCCI
Gli esordì, per
Antonio Biasiucci sono legati al mondo contadino, analizzato attraverso
una riscoperta che passa per la memoria personale: il distacco ed il
ritorno a Dragoni, suo paese d’origine.
Dal racconto umano dei primi anni, l’interesse si concentra in seguito
su un rapporto semplice e più diretto con la natura e con l’energia
che da essa si sprigiona.
SERGIO
FERMARIELLO
Dal Naufragio
Fermariello deriva un materiale nuovo, il tessuto velico che montato su
strutture in alluminio funge da supporto per i segni archetipi che, con
effetto fluttuante, animano gli ultimi lavori, sospesi tra aria ed
acqua. Con la scultura, Fermariello riprende un altro segno/simbolo già
utilizzato in passato, quello della ruota (questa volta ovalizzata)
sovrapponendole, in modo da creare una "fusione", il volto dì
un antenato che si copre gli occhi con le mani.
NINO
LONGOBARDI
Il fascino della
storia e il rigore della classicità accompagnano da sempre la
produzione di Nino Longobardi. Nei teschi, come testimonianze della
tragedia del genere umano e come segni di scarnificazione e di
semplificazione. Nei dipinti, dove le superfici sono mosse da veri e
propri bassorilievi, movimentate dai fossili ed altre tracce di un
passato che sempre si ripropone, per incidere nel presente.
MARISA
ALBANESE
E’ da oltre
dieci anni che Marisa Albanese svolge un rigoroso e coinvolgente
discorso sulla scultura, con un personalissimo modo di rinnovare l’opera,
e con un dinamismo ed una capacità di condurre l’osservatore oltre il
visibile non comune. |