A NAPOLI RIVIVE LO "STRUSCIO" DEL 700

Il duo Rita Abronzino-Vincenzo Canzanella hanno fatto rivivere per alcune ore pomeridiane del 28 marzo 2002, il tradizionale "struscio" napoletano del giovedì Santo, facendo passeggiare lungo la frequentatissima via Chiaia di Napoli 20 figuranti, che impersonavano con i loro settecenteschi costumi in seta e broccati il Re, la Regina, la Corte e due popolane.

La cosiddètta "sfilata" del corteo reale ha avuto inizio con l’uscita delle coppie dal Gran Caffè Gambrinus, percorrendo più volte via Chiaia, con sosta in "Largo di Palazzo" - l’attuale Piazza del Plebiscito.

L’insolita manifestazione è stata ideata da Rita Abronzino - Presidente dell’Associazione "Mescolanze" - con la collaborazione del Centro Commerciale Chiaia. Inoltre hanno preso parte il noto cantante Aurelio Fierro ed alcune personalità dell’Amministrazione del Comune e Provincia di Napoli., e tante altre persone tra cui gli artisti Franco Nico e Lino Cavallaro.

A Vincenzo Canzanella - titolare della sartoria teatrale "C.T.N.75" - va il merito della "messa in scena"dei settecenteschi costumi, indossati con "nobile" portamento dai disinvolti figuranti, fotografati ed acclamati da un sorpreso e meravigliato pubblico di ogni età, con una forte presenza di turisti.

Bruno Carrano

La gente elegante corre ai misereri per fare sfoggio di vestimenta e trova una delizia la musica più noiosa del mondo; il bel sesso corre a fare mostra di sè nelle strade sgombre di carrozze fino alle 10 del Sabato mattina.....

Francesco de Boucard "Usi e costumi di Napoli"

Struscio a Chiaja, come eravamo..........

......... QUANDO DON ALFONSO D'AVALOS, MARCHESE DEL VASTO CONSUMAVA 1 SUOI PASTI AL CAFFE' EUROPA IL GIOVEDI SANTO....... .......... E I BIBLIOFILI DOPO AVER FATTO IL "SEPOLCRO REALE" NELLA CHIESA DI SAN FERDINANDO SOLEVANO ATTARDARSI PRESSO LA BOTTEGA DEL LIBRAIO RAFFAELE RONDINELLA

Lo struscio, la passeggiata che si faceva tra un sepolcro e l'altro per Via Chiaja, Via Toledo e Via Dei Mille, era per i Napoletani un vero avvenimento sociale; le signore amavano soffermarsi presso i Bazars del "Aigle d'Or" dei famosi "Chentreurs e Schettino", della "Camelia" o di "Martini" per ammirare gli abiti ed i cappellini arrivati da Parigi; i signori, quelli più raffinati, in "Redingote, catenella d'oro e Claire de Lune alla cravatta", si recavano dal famoso sarto " Farjasse" al Palazzo Berio oppure nella bottega del libraio "Glass", che era all'angolo di vico Carminiello, per informarsi sulle ultime novità: libri rari, anche stranieri o manoscritti di autori napoletani.

Intanto, le mamme che avevano figliole da marito, le agghindavano di tutto punto ed eroicamente si sobbarcavano ad uno Struscio interminabile, nella speranza di accasarle, riposandosi di tanto in tanto sulle scomode seggiole delle chiese o davanti a qualche Gaffe, poiché le figlie testarde ed instancabili non volevano tornare a casa prima della mezzanotte.

In alcune chiese come in quelle dell'Ospitaletto, della Pietà dei Turchini, o di Santa Maria delle Grazie a Toledo, venivano cantati mottetti o "parole"; nella chiesa di San Ferdinando non mancava mai il "Pietà Signore" dello Stradelia o il "Miserere" di Saverio Mercadante, cantati da artisti del San Carlo che di solito si offrivano gratuitamente per devozione o per ringraziamento.

Le strade, rigorosamente chiuse al traffico, vere isole pedonali ante litteram, dove fino alle 10 del Sabato Santo non passavano nemmeno le carrozzelle, i negozi con le vetrine illuminate fino a sera tardi e la gente che chiacchierava, rideva e passegiava come in una grande villa privata creavano un'atmosfera di festa, quasi un preludio alla primavera.

La trdizione dello "Struscio", che negli ultimi anni era andata completamente persa., è tornata d'attualita grazie all'Associazione " Mescolanze" ed all'impegno del Centro Commerciale Chiaja che, sponsorizza un'operazione che è insieme recupero culturale e valorizzazione delle risorse commerciali dell'intera Via Chiaja.

Bibliografia: Vittorio Gleijeses - "Feste, farina e forca"

 


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