Giuseppe Miriello
"Bianco meridiano"
Centro Studi
"La Fayette"
Via San Martino, 63
San Giorgio a Cremano (NA)
INAUGURAZIONE
Sabato 31 marzo 2001 - ore 18,00
da sabato 31 marzo a venerdì 13 aprile 2001
Che età hanno le pietre, non è la risposta dei
geologi che cerca Giuseppe MIRIELLO, ma quella dell’arte che scava
nella coscienza come farebbe un archeologo sotto terra. Ma chi l’ha
detto che tra l’uno e l’altro non ci sono affinità? Il poeta cerca
tracce e trova storie, il pittore vede una macchina e inventa universi.
Guardando queste tavole in bianco e nero, si ha la sensazione di
assistere ad un evento misterioso: è l’emergenza dal passato di
memorie, non giunte allo stato definitivo dei corpi, sospese in una
condizione intermedia tra l’essere e il non essere. Queste memorie
prendono forma in figure ambigue, aperte ad incroci, mutazioni, figure
in divenire dalla pelle trasparente che lascia intravedere ciò che vive
dentro di loro, figure che si sommano le une alle altre, come i ricordi
e i pensieri e i desideri: figure dell’anima. Viene voglia di toccarle
queste superfici, per accertarsi che abbiano un corpo e non siano
apparizioni. E’ il corpo della materia che vediamo e l’azione del
tempo sulle cose ciò che si materializza davanti agli occhi, un tempo
che l’artista aiuta a riaffiorare da antiche sedimentazioni.
Le immagini nascono sulle superfici come
prolungamento di macchie, grumi di materia colta nell’atto della sua
metamorfosi, bitume che arde, organicità che muta: un evento che ci
stupisce, non siamo abituati ad assistervi se non per tracce minime e
distribuite negli anni.
E’ come se in una sola immagine vedessi la mia
pelle di neonata e quella di vecchia con in mezzo tutte le variazioni
del tono, del colore, dell’elasticità mentre qui appare una ruga, lì
una macchia, una crosta, una ferita una sutura e poi la mia pelle non
c’è più, ma solo il suo ricordo: dopo essersi avvizzita, non
ne resta che un lembo, come una reliquia, su un foglio.
Il tempo ha disteso la sua durata su una tavoletta di
legno e si offre nel suo spettacolo di vita e di morte, di inizio e di
fine. I segni che nascono dalla materia diventano embrioni di cui
seguire lo sviluppo.
Bloccati in varie tappe del loro percorso,
"aggiustati" dall’intervento pittorico dell’artista, si
trasformano in simboli al cui interno si è invitati a perdersi alla
ricerca dei sensi possibili oppure a ritrovarsi sulle tracce di
probabili racconti.
E’ lungo, il tempo di lettura che ciascuna opera
richiede, poiché ogni grumo, macchia, sfumatura (tra le tante del nero
e del bianco) evocano stati diversi dell’essere e della materia.
Le opere, come sudari, portano l’impronta non di un
volto solo, ma dell’umanità e dei suoi luoghi.
Per questo coglie un senso di sacralità davanti a
queste tavole. Si avverte una strana commozione davanti alla figurina
sempre troppo piccola, fragile, sottile, indecifrabile che appare e
scompare sullo sfondo di un magma, che non è ancora materia, dentro uno
scorrere che non è ancora tempo.
Viene di pensare alla tragedia degli uomini e delle
donne, alla loro eterna fragilità.
Sono figurine che compiono gesti ermetici: mangiano
un fiore, si sdraiano sotto un macigno, si inchinano davanti ad un
utensile, si protendono verso forme enigmatiche che solo loro sanno
riconoscere e che sembrano appartenere a stadi della vita a noi
sconosciuti. E’ di questo sapere iniziatico che gli essermi neri o
bianchi si fanno medium.
Nel susseguirsi dei loro gesti minimi, ispirano una
partecipazione intima, la sensazione di sapere già quello che faranno,
chi sono, il dubbio che come loro, solo ombre, siamo tutti noi.
L’artista consente all’invisibile di venire alla luce, con
interventi di scavo, erosione degli strati superficiali di un foglio
bitumato e successive pennellate, impronte che coprono, scoprendoli, i
segreti affioranti dal fondo.
L’invisibile è ciò che ci ha preceduto, che non
conosceremo mai, è tutto il tempo passato, è la storia millenaria di
una pietra, di un fossile, di una grotta, è la storia di piccole cose,
tra cui la nostra.-
Anna D'Elia
Tratto da: Giuseppe Miriello - Bianco meridiano - ARTErìa Editrice
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2 Luglio, 1998
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 40 x 55 cm
Senza titolo, 1999
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 22 x 29 cm
Senza titolo, 1998
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 40 x 55 cm
Nel silenzio, 1999
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 57 x 99 cm
Senza titolo, 1998
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 55 x 40 cm
Solo il tempo mi ascolterà,
1998
tecnica mista su cartonfeltro bitumato 40 x 55 cm
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