PERSONAGGI IN CORNICE
NAPOLETANI ILLUSTRI NEI RITRATTI
DI SALVATORE CIAURRO
Renzo Arbore - Peppe
Barra - Mirella Barracco - Antonio Bassolino - Pino Daniele - Luciano De Crescenzo -
Giuliana De Sio - Roberto De Simone - Armando De Stefano - Mirna Doris - Sofia Loren -
Gerardo Marotta - Leopoldo Mastelloni - Riccardo Muti - Tullio Pironti - Massimo Ranieri -
Tato Russo - Lina Sastri
UNA MOSTRA INSOLITA
Venti
personaggi napoletani hanno suggerito al pittore Salvatore Ciaurro l'idea di
realizzare altrettanti ritratti.
La fotografia ha segnato da tempo la fine della ritrattistica, e sono sempre più rari gli
artisti che frequentano con successo questo genere, in passato frutto di precise
committenze.
Eppure il ritratto, ad onta dei tempi e delle conquiste tecnologiche, conserva pressocché
immutato il suo fascino, spesso legato non tanto alla qualità della pittura quanto alla
suggestrone del personaggio rappresentato.
Il che non è estraneo alla scelta operata da Salvatore Ciaurro, preoccupato certamente di
individuare personaggi di larghe benemerenze e di sicura popolarità, ma soprattutto dal
volto pittoricamente interessante.
Questo spiega perché affianco a Muti o a Robeno De Simone sia presente Bassolino o Lina
Sastri, i cui volti hanno esercitato sul pittore una sorta di attrazione che esula dal
ruolo e dai meriti di ciascuno.
La qualità dei dipinti e la capacità di lettura di Ciaurro superano ogni aspettativa,
anche perché si sottraggono allo stereotipo del ritratto, quale ci è stato restituito
dalla tradizione.
La galleria di questi venti personaggi viene a porsi così come un'ulteriort banco di
prova per questo artista, che ha fatto della figura il punto di forza della sua pittura.
L'IMMAGINE
Centro d'Arte e Culturo
RITRATTI D'AUTORE
C'è
ancora qualcuno che ha voglia (e tempo) di mettersi in posa perché un pittore esegua il
suo ritratto? E se c'è, non è tentato dal dubbio che l'operazione sia di quelle legate
ad altri tempi e ad altro costume di vita? E ancora: il ritratto dipinto non è finito con
l'avveuto dei primi dagherrotipi? E non è forse scomparsa anche la genia di quegli
artisti che avevano fatto del ritratto il loro genere?
I dubbi non sono pochi, e certamente
s'irrobustiscono se appena si considerano le motivazioni che possono spingerci a posare
per un ritratto. Intanto viene subito da chiedersi: perché affidare a un dipinto la
propria immagine? Certo non per tramandarne come un tempo il ricordo, visto che oggi la
più modesta telecamera ci restituisce vivi e parlanti. Ma piuttosto per quel
compiacimento di sé e di quanto si è realizzato nella vita, che accompagna spesso la
gente di successo.
Ma qui un misto di pudore e di buon gusto
portano in genere ad accantonare il progetto, sicché anche i più consacrati personaggi
non alimentano più la ritrattistica. Resiste invece una piccola pattuglia di donne, di
forte vanità e di sicuro fascino, le quali poserebbero lusingate per un pittore disposto
a ritrarle. Ma le occasioni perché l'evento maturi sono piuttosto rare, per cui la
testimonianza della propria bellezza non va oltre la posa per una bella fotografia.
L'apparente digressione vale a introdurre
questa imprevedibile stagione di Salvatore Ciaurro - pittore di sicuro talento e di
comprovato successo il quale dopo una lunga militanza nell'area della figura e l'impegno
profuso nei cicli ispirati a Garcia Lorca e al Grande Esodo, è ritornato con forza al
ritratto. Un genere che ha felicemente segnato gli anni del suo esordio, e dal quale si è
progressivamente allontanato a vantaggio di una più libera ispirazione.
Per circa ventanni, Ciaurro non più avuto
alcuna confidenza con il ritratto, ad eccezione di qualche dipinto realizzato in vacanza,
per un collega o un critico amico. Poi, per quelle motivazioni che in un artista sono
sempre difficili da ricostruire, la ritrattistica ha avuto un ritorno di fiamma, fino ad
allontanare per un intero anno qualsiasi altro tema.
L'avvio - come spesso accade - è del
tutto casuale e scatta forse con la reazione del pittore dinanzi a un brutto ritratto;
piatto, banale, fermo, addirittura funereo, al di sotto della più scadente foto da
tessera. Eppure il soggetto era di quelli che vantavano una straordinaria carica
espressiva, nonché una personalità di grande spicco.
Lo sdegno avrà la sua esplosione allo
studio, dove quasi inavvertitamante Ciaurro si ritrova dinanzi al cavalletto per dipingere
il ritratto di Leopoldo Mastelloni. È un' esecuzione a memoria, sull'onda di quei tratti
e di quella gestualità tante volte osservati a teatro, ma soprattutto vibrante e viva,
scanzonata e provocatoria qual è appunto la personalità di Mastelloni.
L'opera è di quelle che alimenterebbero
il compiacimento anche del pittore più freddo, ma Salvatore Ciaurro me ne parla con il
suo abituale distacco: - Quando hai un pò di tempo, se vuoi darci uno sguardo...
Comincia così l'avventura di questi
ritratti. Io, che propongo di mettere a frutto la sua sorprendente attitudine nel cogliere
al di là di ogni somatismo i tratti distintivi di una personalità; e lui, che riluttante
mi ripete che è una parentesi chiusa, che ormai sono passati ventanni, che il ritratto
non interessa più nessuno.
- E tu prova a farli per te. O meglio prova attraverso il ritratto a tributare un omaggio
a quei napoletani che hanno dato lustro alla città... La risposta è disarmante: - E li
convincerai tu a posare?
- Lo sai bene che non è necessario. Molti
dei ritratti di De Chirico e di Guttuso hanno alle spalle solo delle foto o addirittura
delle riproduzioni a stampa. Un materiale che spesso era da preferirsi alla posa, per le
possibilità di studio e di approfondimento che consentiva.
Il discorso va avanti così, a puntate,
nelle quali spendo ogni mia capacità di convincimento, ma Ciaurro ha sempre qualche
riserva da esprimere, qualcosa da obiettare. - Niente morti, sia chiaro. E poi non basta
che siano napoletani e abbiano bene meritato. Devono avere un volto pittoricamente
interessante, che m'intrighi, altrimenti non se ne fa niente.
Giorno dopo giorno, faticosamente la rosa
dei primi nomi, Muti e De Simone per la musica, De Stefano per la pittura, Gerardo Marotta
per la cultura.
Sembra fatta, e invece Ciaurro ha uno scatto: - Io Muti non l'ho mai visto se non per
televisione, sul podio, mentre dirige. E io con il frack e la bacchetta in mano, non lo
faccio.
Mi scopro a questo punto paziente e
tollerante, tanto da aiutarlo nella ricerca di qualche immagine meno consacrata di Muti.
Poi finalmente l'operazione parte. Molti volti, per tanti aspetti illustri, e meritevoli
assai più di un ritratto, cadranno colpevoli solo di non avere un'espressione o uno
sguardo particolarmente accattivanti per Ciaurro. Pietà dì campanile m'impedisce dl fare
nomi, ma garantisco che l'elenco originario ha via via subito una serie di modificazioni.
Gli esiti di questi ritratti, dopo un anno
di lavoro, mi pare non lascino dubbi. I personaggi - e sono tanti e di varia estrazione e
d'indiscussa identità - sono intetpretati e resi con una viva e fresca immediatezza,
anche se dietro c'è l'attenta e minuziosa ricerca di ogni piega del volto, come della
particolare luce dello sguardo, fino a quel reticolo di segni che caratterizza la fronte o
il labbro di ognuno e ne rendono irripetibile l'espressione.
Ciaurro ha lavorato per la quasi totalità
dei ritratti su immagini fotografiche, ma più spesso su illustrazioni da libri,
cataloghi, programmi, giornali. Di qui una puntigliosa operazione di confronto fra le
varie inquadrature, spesso col risultato di dover cercare ancora altre immagini per
sciogliere un dubbio o poter risalire a un particolare non abbastanza chiaro.
È nata così questa galleria di volti,
che se da un lato consente l'immediato riconoscimento del soggetto, dall'altro
non ha rinunciato a quella esigenza d'interpretazione, che è proprio di ogni forma
d'arte. E se questo è vero per un tratto fotografico, a maggior ragione lo è per quello
dipinto, tutto affidato alla sapienza del segno, dei volumi, del colore, della luce. Ora
va dato atto a Salvatore Ciaurro di essersi avvicinato ai suoi personaggi con grande
umiltà, ma anche con altrettanta determinazione. Nel senso che pur riuscendo a strappare
ad ognuno di essi la più segreta interiorità, non ha mai ceduto alla suggestione (e
direi all'incantamento) che fatalmente finiscono per prevalere in questo tipo di
approccio. La sua lettura del personaggio si sottrae così ad ogni soggezione per
approdare a esiti quanto mai liberi e personali. In qualche caso direi addirittura
estremizzati: come per Tato Russo, il cui volto quasi del tutto coperto da una maschera
lascia il posto a un generico uomo di teatro più che al soggetto; o per Poppe Barra,
colto in un esaltante momento di affabulazione.
Si passa così dal volto severo e
drammatico di Lina Sastri all'esplosione vitale di Mastelloni; dall'atteggiamento cupo e
pensoso di Gerardo Marotta al panneggio che accompagna il sorriso irridente di Luciano De
Crescenzo; dall'esuberante bellezza della Loren a un Riccardo Muti intimo e familiare; da
un festoso e folcloristico Arbore all'espressione raccolta e sognante di Mirna Doris.
Ma la valenza di questi ritratti è
soprattutto nella qualità della resa pittorica, che si avverte essere nata dal colore
più che da un impianto grafico, e portata avanti dall'accorto uso di una gamma di toni,
fra le più varie della scala cromafica. Ciaurro, scaltrito esecutore di figure, ha
esaltato in questi ritratti la sua tendenza a una pittura di racconto, la quale benché
affidata, nel nostro caso, alla sola espressione del volto, ha saputo trovare spesso,
attraverso qualche opportuno elemento di contorno, la spia per una più puntuale
definizione del soggetto.
Colpisce, in particolare, in questi
ritratti la corporea presenza che i personaggi assumono, grazie all'uso sapiente dei
fondi, felicemente connaturati ai vari soggetti e alla loro rappresentazione. Fondi
inquieti, vibrariti, spesso segnati da una compenetrazione di piani o intersecati da
tasselli, in ogni caso tali da animare questi volti oltre ogni prevedibile risultato. Una
rassegna insomma originale e intrigante, che conferma in pieno le notevoli doti di
Salvatore Ciaurro anche come ritrattista.
Dimenticavo: fra i dipinti c'è anche
quello di Bassolino, ed è il solo politico a figurare nella mostra. - Perché è il primo
cittadino, e perché ha una faccia pittoricamente interessante, dichiara Ciaurro.
Nino D'Antonio |