"All'alba del terzo millennio"
Movimento Internazionale Madì

barbara rose nota critica americana che divide il suo tempo tra washington, dove insegna all’american university e l’italia, afferma: "... il panorama internazionale recente dell’arte è desolante. oggi la maggior parte degli artisti si rassomigliano. si ritiene che ciò che si fa in un museo o in una galleria sia arte. è pittura ufficiale, priva di audacia. ci troviamo dinanzi ad un "blob", in cui ogni criterio di valore viene abolito, negli stati uniti si assiste ad una sorta di disneyficazione dell’arte, che si esprime nel "culto esasperato della superficialità", determinato dalla lezione di andy warhol, il quale ha commesso l’errore di far credere che fare arte sia facile.
dipingere o scolpire costa fatica".

per non dire dell’italia, dove l’arte è controllata dalla politica. "da voi conta solo la griffe"...
condividendo perfettamente questa affermazione, la disneyficazione, i blob sono presenti anche nella nostra regione di cui napoli è la capitale con Io "stato di servitù" che ha sottoposto l’arte ad ogni forma di attentati e che per sopravvivere, ripiega su una serie di tesi, esaltazioni e mistificazioni atte a giustificare una vasta gamma di fotocopie saggiamente confezionate dall’arte dei grandi maestri e scuole del passato. un declino dove l’arte è una delle tante navi alla deriva e motivo principale dell’allontanamento del pubblico dall’arte contemporanea. "stato di servitù" che oltre ad essere diffuso per il mondo infondendo bisogni indotti e mentali: "consumate di tutto e di più, fino a consumare voi stessi", si è rivelato un vero "boomerang" dopo aver tenuto a battesimo tutte le tesi ed esaltazioni che, seguendo un cammino diverso da tutte le previsioni e aspettative, sono cominciate ad evaporare.

nel vuoto creatosi dopo il fallimento di tutte queste tesi, si presenta il movimento modi, (e si sa, pur essendo legato ad un mercato, culturalmente se ne distacca), con una mostra nella prestigioso sede del palazzo reale di portici che propone singolari opere di autori provenienti da: venezuela, spagna, svezia, francia, argentina, ungheria, u.s.a., inghilterra, tunisia, belgio, giappone, italia e canada.

unico si presenta anche il catalogo, che con la sua forma inconsueta manda in fumo il tradizionale formato dei libri.

la mostra non si propone di tracciare linee di risanamento: per questo motivo e senza particolari pretese è un’occasione straordinaria di confronto: un gioco che comincia nell’immaginazione dell’autore e finisce nell’attenzione e nella partecipazione dello spettatore: creatività Iudica, che non fornisce processi mentali ma informazioni (input - output), che Io portano a prendere coscienza di una realtà che vive intorno e sfugge alla sua coscienza. rispetto a quanto oggi prevale nell’arte, per i madisti "fare arte" non è esercitare una professione che richiede esperienza tecnica, giochi di destrezza e di potere da parte di quelli maggiormente dotati e niente più, significa, essere e rendersi liberi dallo "stato di servitù" che hanno portato l’arte, la poesia, l’architettura... e la civiltà indietro nell’orologio del tempo.

dopo questa premessa, di seguito percorreremo velocemente i tempi tentando di evidenziare, anche solo in parte, alcune tappe di come la poetica della modernità, espressa dalle avanguardie, corrispondesse anni più tardi ad un processo storicamente inevitabile: l’invenzione della forma piana modi e del "coplanal".

la nascita del cubismo si presenta come un crocevia dove si elaborano contemporaneamente due direzioni opposte: la figurazione e la non figurazione. tralasciando la prima direzione , la seconda via del cubismo, liberandosi della figurazione, dà vita a un "processo geometrico puro", la cui origine si trova in kandinsky e mondrian. il processo non cede e prende il posto della rappresentazione: spoglia le forme nella loro realtà geometrica e le riequilibria nella loro verità scientifico-matematica. questa spoliazione rappresenta, nella storia dell’arte moderna la componente fondamentale: il "momento di ripensamento più radicale dei limiti dell’opera d’arte".

mentre in kandinsky si rivela l’aspetto profetico-formale, che non manca neppure in mondrian (la doppia natura dell’astrattismo), toccherà invece all’astrattismo russo fare il passo definitivo verso l’astrazione assoluta, cosa che non avverrà e seguiremo i perché: le fondamentali, le rigide regole e gli ermetici manifesti ne freno no lo sviluppo portandolo direttamente alla "cristallizzazione" che insieme alle facili riformulazioni e reinterpretazioni, fanno in modo che il momento di ripensamento più radicale dei limiti dell’opera d’arte divenga quel processo involutivo, lo stesso a cui alludeva torres garda, e che anni più tardi corrisponderà al muro eretto dai madisti a buenos aires contro i puristi dell’arte geometrica.

con lo forma piana modi, la creatività e Io libertà dell’artista non hanno più confini. la sua invenzione, perché di questo si trotto, porto alla distruzione di tutti i condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica europeo; rappresenta il passaggio da il "momento di ripensamento più radicale dei limiti dell’opera d’arte" al "momento più estremo e più radicale del radicalismo proposto dall’avanguardia": alterando il supporto normale della tela con la vasta gamma dei poligoni, consente di esplorare nuove strade entro cui operare; con l’impiego dei piani disarticolati e delle manipolazioni, introduce il movimento, non in termini teorici, ma realmente, costringendo l’artista o confrontorsi con nuove tecniche e materiali da applicare all’invenzione.

modi - invenzione è l’ulteriore passo in avanti teso ad eliminare l’ipoteca dell’emotività che adombrava le avanguardie e l’arte concreto in generale, si proietta nel terzo millennio, con i giovani e i meno giovani che conservano la progettualità ludica di base, si spinge fino ai limiti del confine del campo visivo stesso.

Il dato da cui partono i madisti non è un repertorio di simboli spaziali, ma un forte trauma emotivo:

un sistema simulato il cui nesso associativo non è uno schema logico, inteso come principio ordinatore che ha valore in sé, ma la dimostrazione che lo ricerca plastico-visivo è importante come nelle altre discipline dove non esiste differenza tra pensiero e sperimentazione né una gerarchia di valori sulle oltre, tutte sono animate dalla volontà di scoprire verità e valori senza rinunciare, né al ruolo della ricerca né al ruolo di essere arte.

i risultati sono sul limite del finito-infinito: il sistemo, mutando lo suo conformazione muta la sua struttura; alterando lo sua morfologia, muto il suo insieme e il suo funzionamento in un equilibrio instabile ed esponenziale al massimo grado dello libertà; non ha né un inizio, né una fine; né un definito né un definitivo orientamento; né una definita né una definibile dimensione.

con modi si sperimenta e si attuo il confronto: per questo non ha né un luogo né uno spazio, né tonto meno un tempo e non stupisce che sia qualcosa di universale perché è riscontrabile dappertutto e considera la creatività un’esigenza insito nei valori più autentici dell’uomo: la sua formazione e la sua personalità; non si propone di attuare riforme sociali né di costruire un modello ideale, ma pensa a questa idealità come ad uno spazio che è di tutti e non od una idealità per pochi.

non crede nemmeno nella convivenza di persone che cercano di dorsi delle regole, ma in una società libero e prospera, dove ognuno avverte la necessità di sentirsi porte attiva e creativa all’interno della quale la vita acquista un significato positivo: l’uomo che crea, propone, dispone e confermo il desiderio quale movente di ogni azione che tende a cambiargli la vita e lo trasporti verso una nuova etica sociale e una estetica rinunciatario all’integrazione dell’arte, dell’artista e dell’uomo nello società, fondata su un sottile equilibrio del corpo con la mente e della natura circostante in un perfetto rapporto di corrispondenza: l’utopia?, sicuramente no! diversamente non si spiega il perché queste invenzioni si concretizzano con immagini realizzate con le stesse forme, costruite con materiali industriali, che sono gli stessi con cui gli uomini, con i dati della natura do uno parte e quelli della storia e la civiltà dall’altra, "fabbricano" l’ambiente dell’esistenza, "urbanizzano" il territorio.

modi é questo, nei fatti come nella teoria, non è subordinato allo "stato di servitù", ma opèra una scelta diversa, si pone su tutt’altra strada, più difficile e impervio ma l’unica, culturalmente corretto e realisticamente praticabile.

saverio cecere
novembre 1999

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