San Gennaro tra Fede, Mito e Arte
al Museo di Santa Maria di Donnaregina Nuova dal 19/12/97 al 30/04/98
Orario di apertura e chiusura della Mostra: ore 10.00 - ore 19.00
Biglietto: Lire 10.000 - Ridotto: Lire 7.000
Giorno di chiusura: il mercoledì


Si è inaugurato il 16 dicembre nella Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, la grande mostra dedicata alla figura di San Gennaro, in occasione del cinquecentenario della traslazione delle reliquie del santo da Montevergine a Napoli (1497).

La mostra, promossa dall'Arcidiocesi di Napoli, dall'Assessorato al Turismo della Regione Campania, dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Napoli, in collaborazione con il Comune di Napoli e la Deputazione della Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro attraverso la straordinaria produzione artistica che dalla pittura, alla scultura alle arti minori, testimonia il rapporto che per secoli ha legato Napoli al suo Passato.

II percorso espositivo si articola in una prima sezione che illustra la fortuna iconografica del Santo nell'arte napoletana, dalle grandi pale d'altare, alle "mezze figure" per la devozione privata, tutte incentrate sulla vita, i miracoli e il martirio del santo.

Una secondo sezione della mostra e una sorta di approfondimento che intende soffermarsi sia sulle opere che raffigurano gli interventi del santo a protezione della città contro la peste e contro le eruzione del Vesuvio, sia sulle istituzioni nate nel corso del Sei e Settecento a difesa del culto del santo Patrono: la Deputazione e Cappella del Tesoro di San Gennaro e l'Ordine Cavalleresco di San Gennaro.

Nella grande quantità di materiale relativo a questi temi si e deciso di privilegiare, oltre alle curiosità e agli aspetti narrativi e iconografici, il criterio dell'eccellenza delle opere e della qualità dei singoli pezzi esposti: circa settanta che spaziano dai primi affreschi paleocristiani e bizantini alle sculture gotiche, dati dipinti cinquecenteschi dei Vasari e del Santafede, alla grande produzione artistica del Seicento e del Settecento da Battistello Caracciolo a Filippo Vitale, da Lanfranco e Luca Giordano a Solimena e De Mura

Completano la mostra una rassegna di abiti, decorazioni e ritratti degli insigni componenti dell'Ordine di San Gennaro, ma soprattutto i magnifici argenti e gli incomparabili gioielli tempestati di pietre preziose della Cappella del Tesoro, tra cui il collare seicentesco, la mitra e il calice in oro del XVIII secolo, eccezionale "tesoro" che per la prima volta è esposto al pubblico.


"... San Gennaro non sarebbe esistito senza Napoli e Napoli non potrebbe sopravvivere senza San Gennaro. E' vero che non c'è città al mondo che non sia stata tante volte conquistata e dominata dallo straniero, ma grazie all'intervento attivo e vigile del suo protettore, i conquistatori sono spariti e Napoli è rimasta ..."

Così Alessandro Dumas raccontava del legame che esiste tra la nostra città e il suo Protettore e che ho voluto citare per "spiegare" i motivi di questa grande mostra su San Gennaro.

Quest'anno, giova ricordarlo, cade il cinquecentenario della traslazione delle reliquie del santo da Montevergine a Napoli e " San Gennaro, tra Fede, Arte e Mito", nelle nostre intenzioni rappresenta il momento più alto delle celebrazioni.

Infatti durante il periodo della mostra ci faremo promotori di una serie d'iniziative legate alla storia e alle origini del Mito di San Gennaro. Un itinerario dei luoghi del Santo, da Benevento fino Montevergine e Pozzuoli, può rappresentare un'occasione per visitare e dare risalto a luoghi di forte vocazione turistica. In collaborazione con gli operatori turistici della Campania, metteremo a punto dei veri itinerari turistici che saranno presentati in occasione delle prossime rassegne internazionali turistiche. Anche la comunità italoamericano sarà raggiunta dalle celebrazioni del cinquecentenario. Con Italiatour, il tour operator dell'ALITALIA è stato messo a punto un apposito pacchetto turistico che include la mostra in questione e che si arricchirà, nei prossimi mesi, delle iniziative legate alle celebrazioni del Patrono.

Vorrei in conclusione ancora una volta citare Dumas che ci ha ispirato nei giorni della "messa in opera" della mostra "...La storia di San Gennaro ha inizio con la storia di Napoli e non finirà, a secondo ogni probabilità, che con questa: entrambe procedono parallele e, a ogni grande avvenimento felice o infelice, si toccano e si confondono...".

Luciano Schifone
Assessore al Turismo - Regione Campania


I santi sono coloro che in vita hanno imitato Gesù Cristo nella radicalità delle scelte; e i santi martiri, in modo particolare, ne hanno percorso i medesimi passi, condividendo la passione e la morte. Essi hanno proiettato nella loro esistenza terrena quella comunione piena con Dio, che sarà definitiva solo nell'eternità. Dunque, pur vivendo in maniera profondamente incarnata nel quotidiano, sollecitano a guardare oltre, alla beatitudine evangelica. Il ritrovarsi di una comunità o di una Chiesa locale intorno al santo patrono, allora, e un modo per raccogliere la forte testimonianza di vita e di fede che proviene dal patrono, per custodirla nel tempo e per riproporre l'ideale dell'umanità redenta in Gesù Cristo e anticipare in qualche modo quello dell'umanità glorificata della fine dei tempi. Ecco perché il culto al santo patrono non può essere considerato alla stregua di una devozione qualsiasi, ma deve essere coltivato come un importante raccordo comunitario con l'ideale evangelico da una parte e con l'eternità beata dall'altra.

In questa prospettiva, la vicenda di San Gennaro, patrono della città di Napoli e della Campania, pur nella essenzialità delle notizie storiche che di lui hanno tramandato i documenti, è esemplare. Vissuto tra il III e il IV secolo, fu vescovo di Benevento, venne martirizzato a Pozzuoli e trovo sepoltura a Napoli. Cristiano coerente fino in fondo, in tempi di persecuzione contro la Chiesa non esitò a pagare con la vita la fedeltà al Vangelo e la solidarietà verso i fratelli in angustie: egli appare "fedele" a Dio e "vicino" ai fratelli. Perciò presto e in maniera spontanea si e scorto in lui il Santo "ideale" per esprimere la forza della fede cristiana, ma anche per invocarne l'intercessione nei momenti di necessità. Non meraviglia dunque, che nel corso dei secoli la figura di San Gennaro ha influenzato così tanto la cultura di buona parte del Mezzogiorno, incidendo a fondo nella religiosità popolare e nelle forme di rappresentazione artistica, che hanno circondato il culto del santo patrono, fino talvolta a costruirgli intorno miti tanto suggestivi quanto retorici.

Cinque secoli fa, il 13 gennaio 1497, l'Arcivescovo di Napoli Alessandro Carafa riportava a Napoli le ossa di San Gennaro, trafugate dalle Catacombe di Capodimonte nel IX secolo e custodite prima a Benevento e poi a Montevergine.

La ricorrenza di questo anniversario mi e sembrata propizia per riproporre in maniera nuova e suggestiva, la figura di San Gennaro attraverso l'immagine che di lui hanno offerto gli artisti, attingendo dalla storia, dal sentimento religioso e dal mito, tutto fondendo insieme con estro geniale.

Nei confronti di San Gennaro l'arte si e prestata spesso quale strumento più immediato per esprimere sia la vicenda martiriale in se', sta il felice legame del santo patrono con la città di Napoli, specie in occasione delle calamita, dalle eruzioni del Vesuvio alla peste e così via. Ma al di la delle manifestazioni artistiche, in cui frequentemente si raggiungono altissimi livelli di virtuosismo, e al di la delle fantasie retoriche, San Gennaro appare pur sempre nel suo ruolo specifico di testimone del Vangelo di Gesù Cristo, della vita cristiana vissuta con fedeltà e della carità verso il prossimo.

L'importante mostra iconografica su San Gennaro e nata dal desiderio dell'Arcidiocesi di Napoli di far conoscere sempre meglio la figura del suo patrono, per riproporne, alla vigilia del terzo millennio, la testimonianza di coerenza e di generosità quali valori evangelici capaci di entusiasmare tutti gli uomini di buona volontà che cercano Dio con cuore sincero. Questa proposta ha incontrato l'entusiasmo della Regione Campania, a cui sono grato perché ha generosamente sostenuto l'iniziativa. Essa, infine, e stata accolta e calibrata dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Napoli, che l'ha saputa realizzare con sapienza e professionalità, coinvolgendo quanti, in vario modo, sono custodi delle memorie storiche e artistiche del santo patrono, dalla Deputazione della Reale Cappella del Tesoro ai sacerdoti dell'Arcidiocesi, ai collezionisti privati.

Auspico che la felice riuscita della mostra iconografica su San Gennaro rinsaldi e faccia crescere l'affetto verso il santo patrono, specie tra quanti, lontani dal loro paese d'origine, conservano un legame dolce e persistente con la fede dei loro padri e le tradizioni natie.

Spero, infine, che in prossimità del Grande Giubileo del 2000, questa eccezionale rassegna di opere d'arte su San Gennaro mostri come è possibile parlare agli uomini del nostro tempo anche con il linguaggio dell'arte e della cultura per annunziare il vero "tesoro" della fede cristiana: Gesù Cristo ieri, oggi e sempre.

Michele Cardinale Giordano


Una mostra su San Gennaro - il nostro impareggiabile e 'insostituibile' santo patrono - poteva essere, nella circostanza delle celebrazioni per il quinto centenario della traslazione delle sue reliquie da Montevergine a Napoli, una iniziativa di non rilevante impegno e per di più scontata. Una di quelle tante che intorno a un tema occasionale e per eventi celebrativi vedono spesso messi insieme testimonianze di storia e d'arte selezionate senza tener in alcun conto ne' valenze o limiti dell'argomento trattato ne' peculiarità stilistiche o qualitative dei materiali prescelti. Questa su San Gennaro, che in Soprintendenza inizialmente era stata pensata per il Giubileo del 2000, ma che l'Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Michele Giordano, insieme ai responsabili della Regione Campania ha invece voluto far coincidere, forse più opportunamente, con l'anniversario della traslazione delle reliquie del santo (per l'anno giubilare di iniziative affini ne sono previste già tante altre e sicuramente... anche troppe!), ha invece ambizioni diverse e di più motivato impegno anche scientifico. Articolata in sei sezioni, attraverso l'illustrazione di vari momenti della vita di San Gennaro, dei suoi prodigiosi interventi, sempre opportuni e tempestivi, a salvaguardia di una città che sembrerebbe eternamente afflitta da catastrofi e mali infiniti, del ruolo delle istituzioni laiche che nel Sei e nel Settecento ne assunsero il prestigioso titolo (dalla Deputazione all'Ordine cavalleresco fondato da Carlo di Borbone), l'iniziativa infatti; pur con i tanti limiti presenti in casi affini, vuole per la prima volta in sede espositiva fare il punto sulle relazioni che nei secoli hanno legato Napoli e i napoletani al 'mitico' santo protettore, tra tutti forse il più amato e al tempo stesso temuto, attraverso un rapporto che ha trovato e trova espressioni concrete non solo nelle mille manifestazioni di culto, di religiosità profonda o di devozione popolare, ma che fino almeno alla meta del secolo scorso si tradusse anche in luminosi esempi di altissima civiltà e di splendida cultura artistica: in vari momenti della vita di Corte, in cerimonie pubbliche, civili e al tempo stesso religiose, spesso dai toni addirittura sontuosamente mondani o velatamente profani, come in episodi numerosi e rilevanti di architettura o pittura, in scultura o nella realizzazione di superbi apparati effimeri e di preziosissimi prodotti di altissima oreficeria.

Una rassegna che quindi, pur non rinunciando a documentare aspetti legati alla trattazione di eventi narrativi o di mera 'curiosità', ha mirato in particolare a privilegiare la l'elezione delle opere da esporre muovendo soprattutto dal criterio della scelta qualitativa: poco meno di settanta eccezionali documenti di storia e d'arte entro un arco di tempo quasi bimillenario e che spazia dai primi affreschi paleocristiani e bizantini ad alcune splendide sculture gotiche, dai dipinti cinquecenteschi di un Vasari o di un Santafede agli esempi sempre più numerosi, in tempi di crescenti e consolidati 'favori' del santo alla città, del Sei e del Settecento, dal naturalismo al rococò, con Battistello Caracciolo e Filippo Vitale, Artemisia Gentileschi, Micco Spadaro e Andrea Vaccaro, Lanfranco o Luca Giordano, Solimena o Francesco de Mura. Accanto a quanto di Domenichino e dello stesso Lanfranco, di Ribera o di Stanzione, di Giuliano Finelli, di Cosimo Fanzago o del Vinaccia e degli altri più celebri argentieri napoletani e presente nella Cappella del Tesoro addossata al Duomo, che resta non solo la testimonianza più straordinaria della devozione dei napoletani per San Gennaro ma anche l'esempio più sontuoso degli splendori raggiunti dalle arti a Napoli in età barocca.

Ma l'ambizione di questa mostra va anche oltre i limiti che l'evento espositivo ha comunque in se'. Aver voluto che l'iniziativa, in un primo tempo pensata nella chiesa di San Severo (qui, tuttavia, i lavori di restauro, come in altri casi, pare che non abbiano mai a terminare) e poi in Santa Restituta (sconsigliata poi dai guasti prodottisi, forse per interventi passati mai completati, nel soffitto della Cattedrale), avesse luogo all'interno di Donnaregina Nuova, quindi di fronte al Palazzo Arcivescovile, comunque a poca distanza dalla Cappella del Tesoro e nell'area sacra della città più antica e illustre, ha un valore anche più rilevante. Con la mostra su San Gennaro si suggerisce infatti, per la prima volta, quella che sarà la struttura attraverso la quale - con buona pace degli allestimenti permanenti realizzati al centro della navata e nelle zone adiacenti! - si articolerà di qui a qualche mese quel Museo Diosesano al quale da tempo - Curia e Soprintendenze napoletane insieme - si sta lavorando e di cui la nostra città assolutamente necessitava: per conservare e far conoscere un incredibile patrimonio a lungo 'negato' di splendide testimonianze di religiosità profonda e di altissima civiltà. Allo stesso modo di come anche di recente si e fatto, in occasione delle mostre aragonesi, per Castelnuovo che da tempo abbiamo inutilmente indicato come sede di un museo destinato ad illustrare anche la stagione di quando Napoli fu nel Quattrocento splendida capitale cosmopolita e mediterranea.

Un museo d'arte sacra in Donnaregina Nuova che documenti come anche per le vicende di fede i napoletani seppero sempre esprimersi, oltre ogni limite occasionale, locale o provinciale, in una dimensione artistica di sicuro impegno e di dilatato respiro. Con la certezza o la presunzione che l'aver poi avviato le attività future della nuova sede museale con questa mostra su San Gennaro tra 'fede, arte e mito' sia occasione non solo di buon auspicio per il prosieguo della iniziativa in corso, ma soprattutto, grazie ai favori così conseguiti presso il santo patrono, consenta per tutti che ogni male e tutte le malevolenze vengano tenuti adeguatamente ... a distanza.

Nicola Spinosa
Soprintendente per i Beni Artistici
e Storici di Napoli e Provincia


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