PREMIAZIONE DEL 11 OTTOBRE 2008
 - Reale Yacht Club Canottieri Savoia -

Renato Barisani; Raffaele Calace; Vincenzo Canzanella; Antonio Capasso; Martino Cilento & F.llo; Antonio d’Alessandro; Giuseppe Faiella (Peppino di Capri); Bruno, Luigi e Amalia Gallucci; Bruno Leone; Ugo Mollo; Umberto Nocerino; Patrizio Oliva; Tina Piccolo; Gloria Prestieri (Gloria Christian); Giacomo Rizzo. Alla memoria: Enrico Cannio; Vincenzo d’Annibale Jr.; Federico de Curtis; Vincenzo Gemito (Fonderia artistica Gemito); Andrea Moxedano.

La cerimonia è condotta da Adele Vian
ed accompagnata al pianoforte dal M° Giuseppe Schirone

MOTIVAZIONE PER IL CONFERIMENTO DELL’ATTESTATO PREMIO
(a cura dell’Ufficio Stampa del Comitato)

Renato BARISANI
Il maestro Renato Barisani è un tenace e valente artista napoletano che nel corso della sua vita si è dedicato all’arte sin da quando aveva cinque anni disegnando tutto ciò che immaginava o vedeva. Si può definire nato per l’arte, difatti il papà accortosi della bravura del figlio, dopo le scuole d’obbligo lo iscrisse all’Istituto d’Arte Filippo Palizzi di Napoli. La sua formazione si matura tra Napoli e Monza, fu allievo di Marino Marini. Diplomatosi, incominciò a farsi conoscere nel mondo dell’arte con le sue istintive creazioni. Nell’arco della sua lunga attività si è dedicato a continue rinnovate esperienze pittoriche e scultoree, usando materiali di vetro, metallo, plexiglas, scarti tecnologici, colori spray, colori ad olio ed in polvere con vinavil. Con tali materiali ha realizzato opere grandiose che sono visibili sia in luoghi urbani che in alcuni musei nazionali ed internazionali. Tutt’ora a Napoli nell’avanti ingresso di Castel dell’Ovo, è posta la scultura “il grande arco” di acciaio corten verniciato in rosso, come pure un mosaico astratto realizzato sulla facciata di un edificio privato fuori la stazione metropolitana di Salvator Rosa, e sempre per la stessa stazione un’opera astratta in acciaio corten verniciato in più colori dal titolo “dinamismo verticale”; anche per la stazione di piazza Quattro Giornate, un’altra scultura verniciata in rosso e nero chiamata “volumi concatenati”. Nel Comune di San Giorgio a Cremano, in piazza Europa, è ubicata la scultura “energia nello spazio” in acciaio corten e verniciata in rosso e nero; mentre nei giardini pubblici del Comune di Casoria, l’opera “curve nello spazio” in acciaio corten in giallo verniciato. Il maestro Barisani ha insegnato materie artistiche negli istituti d’arte e nei licei artistici e dal 1978 al 1984 “design” nell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ancora oggi con lo stesso entusiasmo giovanile è impegnato in una continua elaborazione della “sua arte”, esponendola nelle Gallerie d’Arte e nei musei di Arte Contemporanea. Una sua recentissima personale di pittura, scultura e gioielli è stata inaugurata al Palazzo delle Arti di Napoli lo scorso 4 ottobre e resterà visitabile al pubblico sino alla fine del prossimo novembre. Della sua produzione artistica si sono occupati numerosi critici d’arte nazionali ed internazionali pubblicando tra l’altro una serie di monografie, enciclopedie e volumi d’arte, riportando cronologicamente i luoghi che hanno ospitato le sue opere nelle rassegne di mostre collettive e personali della sua “contemporanea” arte. Tra gli ultimi interessi dell’artista, oltre ai gioielli, la tessitura e gli arazzi. Anagraficamente Renato Barisani, il prossimo 15 novembre compirà novant’anni, ma possiede lo stesso entusiasmo di quando decise di “sposarsi” con l’arte. Meritevole dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per la sua infinita e colta arte ricca di valori partenopei.

Vincenzo CANZANELLA
Titolare del C.T.N.75, noto costumista teatrale napoletano, con studio-laboratorio di arte sartoriale, ubicato a Napoli a ridosso di piazza del Plebiscito. Lo stilista Canzanella, rappresenta un punto di riferimento per tutti coloro che producono arte teatrale, cinematografica, televisiva, sfilate d’epoca e di alta moda. Giovanissimo si appassionò all’arte sartoriale, maturandosi all’istituto d’arte di Napoli per poi forgiarsi nella famosa sartoria di alta moda di piazza dei Martiri della sig.ra Maria Consiglio Picone. Dopo alcuni anni di collaborazione si rese padrone del mestiere ed iniziò la scalata imprenditoriale raggiungendo in breve tempo traguardi consolidati, grazie alla sua managerialità ed al profuso impegno nello studio della moda d’epoca e contemporanea. Il maestro Vincenzo Canzanella, durante il corso della sua cinquantenaria arte ha avuto la soddisfazione di “vestire” nomi famosi dell’arte dello spettacolo e non. Con il suo costante lavoro è riuscito a coinvolgere nell’attività l’operosa collaborazione dei suoi figli Davide e Luca. Per il suo talento sartoriale ha ricevuto ambiti riconoscimenti sia in patria che all’estero da autorevoli rappresentanti del mondo della moda, dello spettacolo e della cultura. Vincenzo Canzanella è degno dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per meriti di instancabile “lavoratore” dell’arte sartoriale napoletana al servizio della moda e dello spettacolo nel mondo.

Raffaele CALACE jr.
Sul biglietto da visita della sua ereditata attività di famiglia, si presenta nel modo più semplice ed abbreviato: CALACE liuteria del Plettro fondata nel 1825 - vico San Domenico Maggiore 9 - 80134 Napoli. Il maestro artigiano Raffaele jr. figlio di Giuseppe, è il continuatore assieme alla figlia Annamaria di una famosa dinastia di valenti musicisti e costruttori di strumenti musicali a plettro, iniziata da Nicola. La liuteria dei Calace è conosciuta in tutto il mondo per l’inimitabile fattura della loro artistica produzione, rinnovata da continui studi ed accorgimenti tecnici. Il vanto della produzione Calace è il mandolino, usato da una moltitudine di musicisti per la sua adattabilità sia alla musica colta che popolare. Finanche la Regina Margherita di Savoia suonava il mandolino nell’Orchestra Reale. Il compianto maestro Giuseppe Anedda, forte estimatore dell’arte dei Calace, affermò: “Calace è per il mandolino quello che è stato Paganini per il violino”. A Raffaele jr., inoltre, il merito di aver ricomposto la tradizionale “Accademia Mandolinistica Napoletana”, fondata dal nonno Raffaele nel 1929. La premiata liuteria Calace esercita l’attività in alcuni locali dello storico palazzo Sansevero nel Centro Antico, dove dalle ingegnose mani del liutaio nascono pregiati strumenti musicali inviati in tutto il mondo. A tal proposito si riporta la seguente considerazione scritta su un catalogo della ditta a firma del liutaio Raffaele Calace jr.: “io ti ho dato tutta la mia abilità, ho riposto la mia massima cura nel realizzare tutti i tuoi particolari, ti ho costruito con amore, ma ora tu devi fare la tua parte e le tue note devono portare vibranti messaggi verso chi ascolta descrivendo paesaggi e situazioni, comunicando amore, gioia e dolore. Se ci riuscirai sarai uno strumento amato e diventerai l’orgoglio di chi ti ha scelto”. Ed è con lo stesso orgoglio che il Comitato del Premio Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane, conferisce l’attestato alla premiata ditta Calace, lodevolmente rappresentata da questa sesta generazione che continua con mandolini e musica ad onorare la tradizione della famiglia e della città di Napoli nel mondo.

Antonio CAPASSO
Maestro compositore napoletano di Frattamaggiore, nato nel 1944, è figlio d’arte del compianto papà Luca, diplomato al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli nel ramo canto (tenore lirico). Nell’arco della sua appassionata arte musicale ha composto 33 brani, tra canzoni per bambini e melodie napoletane e non. Nel 2001 ha partecipato al 1° festival tricolore di reggio emilia, risultando finalista con le canzoni “La tastiera di papà” e “Ma và” per la quale ha ricevuto una coppa per la migliore musica. Nel 2002 il 1° premio al festival della canzone napoletana in Svizzera con la canzone “Autunno” cantata da Franco Costa, ed un 3° premio ex aequo con “Nostalgia” e “Addò staje tu?”, inoltre sempre con “Autunno” un 1° premio “Città delle acque” a Castellammare di Stabia (Napoli). Nel 2004 riceve un elogio scritto dall’Antoniano di Bologna (Zecchino d’oro) per la canzone “Mio nonno Giosuè”. Nel 2005 al festival di Saint-Vincent ha vinto il prestigioso “Premio della critica C.A. Rossi” con la canzone “Veleno” eseguita in lingua spagnola dalla cantante NAILA. Inoltre, ha composto alcuni inni per le scuole elementari e nel 2007 a Cava de’ Tirreni (Salerno) si è aggiudicato il 1° premio al concorso “Un mondo di favole e …” indetto dall’Associazione Scrittori di Narrativa per l’Infanzia”. Tutti i testi delle canzoni sono stati scritti dal poeta-paroliere Claudio Casaburi ed interpretate dagli artisti Lucia Cassini, Sasà Trapanese, Franco Costa, Enzo D’Ambra, Gloria Greco, Lello Schiano, Enzo Davis, Laila e dal sax di Gaetano Capasso. Antonio Capasso è stato docente e preside di Istituti Secondari Superiori. È critico d’arte e collabora con una rivista letteraria, inoltre ha scritto un interessante e prezioso libro dal titolo “FRANCESCO DURANTE E LA SCUOLA NAPOLETANA DEL ’700”. Nel segno della sua operosità per la cultura partenopea, Antonio Capasso è meritevole dell’attestato di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.

Martino CILENTO & F.llo
Storica ditta artigiana di arte sartoriale, fondata nel 1780 a Napoli, in largo S. Giovanni Maggiore, trasferita quaranta anni dopo a via Medina, nell’attuale prestigiosa struttura del palazzo d’Aquino di Caramanico. L’odierna attività è condotta dall’ottava generazione della famiglia, rappresentata con competenza e passionalità da Ugo Cilento, coadiuvato dall’esperto e raffinato papà Martino. La maison Cilento con le sue creazioni sartoriali è riuscita ad affermarsi nel mondo per qualità e stile nel pieno rispetto della Tradizione Napoletana, facendosi preferire anche dalla Real Casa Borbone e da una selezionata clientela del “bello vestire”. La ditta Cilento per la vasta gamma degli articoli trattati e prodotti “veste dalla testa ai piedi”, difatti non solo abiti, camicie, intimo, cravatte, ma anche borsoni, ombrelli, scarpe, cappelli e tanti altri accessori sono sparsi con ordine nei locali tra banconi, tavoli e scaffali di antica manifattura, dando l’impressione di trovarsi più in una galleria d’arte che in un negozio-laboratorio di abbigliamento. Meritevole del conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per i duecentoventotto anni di incessante attività, profusa nel segno dei valori di una antica dinastia che ha dato lustro al Patrimonio delle Tradizioni Napoletane nel mondo.

Antonio D’Alessandro
Artista artigiano napoletano, con studio-laboratorio nel Centro antico di Napoli, dove crea con la collaborazione dei suoi due figli l’antica arte dell’ornato su vetro, cristalli e specchi, inciso a colori e vetrate artistiche a freddo e a fuoco, legate in piombo e ottone. Questa antica arte lo impegna con il suo primario ruolo di disegnatore di scene ed immagini storiche, religiose e contemporanee su vetro, misurandosi con la concorrenza locale e nostrana per la sua creativa produzione artistica. Il maestro d’arte Antonio D’Alessandro è conosciuto nel suo ambiente con l’appellativo di “il Professore”, perché realmente lo è doppiamente titolare, essendo stato fino all’età pensionabile docente in un istituto d’arte ed istruttore di pugilato, collaborando con gloriose palestre cittadine alla formazione di nuovi talenti. Pur quasi ottantenne, continua il suo imperterrito cammino di istruttore nel lavoro e nella noble art. Merita l’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per il suo profuso impegno nei valori dello sport e dell’arte napoletana.

Giuseppe Faiella in arte Peppino di Capri
Nato nella meravigliosa isola di Capri il 27 luglio del 1939, cinquanta anni fa iniziò con il suo inimitabile stile canoro e musicale la scalata nel mondo della canzone italiana e non. È riuscito a riportare al successo alcune famose melodie napoletane, riadattate al suo stile come: “Voce ’e notte”, “I te vurria vasà” e tante altre. Nel 1970 vinse il festival di Napoli con “Me chiammo ammore”, partecipando inoltre a ben quindici Festival di Sanremo, vincendone due nel ’73 e ’76 con l’interpretazione di “Un grande amore e niente più” e con “Non lo faccio più”. Peppino di Capri è un musicista di infinite risorse artistiche, il suo repertorio è ricco di motivi di musica pop, leggera e twist. Nel corso della sua lunga carriera, si è fatto benvolere dal pubblico internazionale per le sue doti artistiche e per la sua garbata signorilità. Ambasciatore nel mondo della canzone in lingua ed in vernacolo napoletano, con il motivo Comm’è ddoce ’o mare rappresentò nel 1991 l’Italia all’Eurofestival. L’arte di Peppino è ricca di successi radiotelevisivi, teatrali e cinematografici. Ovunque partecipa è garanzia di qualità e tradizione in difesa del Patrimonio Napoletano. La mitica melodia “Luna caprese” rappresenta nel mondo canoro il suo biglietto da visita. Il Comitato del Premio Tutore del Patrimonio delle Tradizioni Napoletane, con questo significativo attestato di conferimento si unisce alla festa dei suoi “primi” favolosi 50 anni di canzoni, musica e …allegria.

Bruno, Luigi e Amalia GALLUCCI
Figli del compianto Mario, eredi di una tradizionale fabbrica di cioccolato, fondata a Napoli nel rione Sanità dal bisnonno Giuseppe nel 1890. A distanza di ca. 120 anni, continuano ad onorare il marchio di famiglia “Mario Gallucci” con la loro aggiornata arte di cioccolatai, facendosi apprezzare in Italia ed all’estero con la produzione artigianale di una antica ricetta di famiglia altamente selezionata di materie prime del composto “nettare degli dei”. Il segreto della loro arte è un incrocio di antico e moderno; difatti producono le loro raffinate delizie con vecchi macchinari e con quelli altamente tecnologici. Della loro ditta poeticamente è stato detto:

Mario Gallucci ’o vico Lammatari,
è nà leggenda storica ca nun sé fà scurdà;
si vaje pè tutt’ ’o munno nisciune ’o ppò negà
cà ’o Rre da ciucculata stà dint’ ’a Sanità.

I germani cioccolatai meritano il conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per la loro “verace” napoletanità, profusa nel tenere alto il nome della nostra città, con la bontà della loro appassionata arte dolcifera.

Bruno LEONE
Artista “guarattellaro” napoletano, da circa trenta anni svolge l’arte delle guarattelle, veste la maschera di Pulcinella, personaggio principale del suo teatrino ambulante, dove rappresenta brevi azioni di burattini in dialetto napoletano a cui da voce agguattato dietro un telone che, con un particolare strumento - chiamato pivetta - posto sotto la lingua, emette una caratteristica voce nasale ai vari personaggi del suo vasto repertorio di testi antichi e contemporanei. Bruno Leone, è diventato guarattellaro all’età di ventotto anni, abbandonando la professione di architetto del Comune di Napoli per darsi “anima e corpo” all’arte burattinaia, costruendosi i burattini dei vari personaggi storici e moderni della sua appassionata arte. L’artista si fa in quattro pur di dare il massimo alle sue rappresentazioni teatrali ed è meritevole di menzione per aver restituito ai napoletani il tradizionale spettacolo delle guarattelle, rappresentato con la sua personale abilità in Italia ed all’estero, evitando in tal modo la scomparsa di una tradizione tramandata da altrettanti bravi predecessori, come il suo compianto maestro Nunzio Zampella. Bruno Leone è figlio del Maestro Antonello, noto artista dell’arte pittorica e della scultura. È meritevole dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per la sua costruttiva sensibilità artistica al servizio della tipicità partenopea.

Ugo MOLLO
Cultore della Canzone Classica Napoletana. Napoletano del 1932, nel corso della sua vita ha dedicato gran parte del tempo nella appassionata ricerca sulla storia della Canzone Napoletana, investendo gran parte dei suoi risparmi nell’acquisto di materiale cartaceo e discografico, pur di possedere testimonianze inedite degli autori della Canzone Napoletana e dei suoi cantori. Nel 1957 partecipò a “Lascia o Raddoppia?” storica trasmissione condotta dal sempre verde Mike Bongiorno; si arrese alla domanda da 640.000 lire per una improvvisa amnesia. Da allora diede maggiore impulso alla ricerca, perfezionandosi ancora di più sul sapere canoro della melodia napoletana. Oggi, forte di questo personale studio, collabora con alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e dell’informazione, tra questi l’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana della RAI di Napoli. Nel tempo libero scrive versi poetici ed allestisce mostre figurative sulla Canzone Napoletana. Preziosa personalità del Patrimonio delle Tradizioni Napoletane, è degno dell’attestato di conferimento per le sue innate qualità umane e di perseverante difensore della memoria storica della Canzone Classica Napoletana nel mondo.

Umberto NOCERINO
Geometra, artista-artigiano napoletano, specializzato nell’arte dello sbalzo e del cesello. Realizza con il suo studio-laboratorio Arteforia di Napoli opere creative di assemblaggio e di cesello su metalli fusi o laminati in oro, argento, bronzo, ottone, rame ed altri metalli non ferrosi. Collabora con scultori e fonderie campane per una perfetta esecuzione di un’opera d’arte, mettendo a disposizione tutto il suo sapere artistico, acquisito nel corso della sua quarantennale esperienza. Inoltre, si dedica con passione ai giovani nel tramandare la sua arte attraverso appositi progetti formativi in collaborazione con il mondo della scuola. È meritevole dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane per le sue qualità artistiche ed umane nel segno della napoletanità.

Patrizio OLIVA
Definito il napoletano che ha esaltato con le sue imprese pugilistiche l’Italia nel mondo. Tradizionalmente mai un napoletano ha raggiunto primati così ambiti, quali:
campione europeo dilettanti - pesi leggeri 1978;
campione olimpionico - pesi leggeri 1980;
campione europeo professionisti - pesi leggeri 1983;
campione del mondo - pesi leggeri 1986;
campione europeo - pesi welter  1990.
Infine, è stato commissario tecnico della nazionale di pugilato, ha espletato con successo altri importanti incarichi legati al mondo dello sport, dello spettacolo e dell’imprenditoria, non tralasciando il suo costante impegno in favore della solidarietà. Patrizio Oliva, “Sparviero” sul ring, continua ad esserlo nel privato ed in particolare in difesa del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane. Merita l’attestato di conferimento per queste sue brillanti qualità di uomo e di atleta.

Tina PICCOLO
Napoletana di Pomigliano d’Arco, insegnante, sindacalista, formatrice IRRSAE, poetessa e fine dicitrice. Vincitrice di circa 1500 premi in agoni letterari nazionali ed internazionali, ha rappresentato l’Italia al congresso mondiale di poesia in Messico nel 1993. Ha fondato, con orgoglio ed amore, il Premio Internazionale “Città di Pomigliano d’Arco” per la poesia, la narrativa, la grafica e la foto d’arte, che premia anche personaggi dello spettacolo, del giornalismo, della televisione e della scienza. La poetessa è Accademica d’Onore dei “500”, della Neapolis, dell’ASLA, dell’ASCAMES, di “DAFNI”, della Federico II, e dell’Alfonso Grassi. Ha pubblicato i volumi “Trasparenza”, “Dio creò … e nacque”, “Verso il duemila”, “’E vvie d’ ’o core” ed ha curato “La più bella antologia del nostro tempo” per fini didattici, come pure recentemente la “Letteratura dei sentimenti”. Inoltre, collabora con numerose riviste; sue liriche sono state declamate alla RAI. Spesso è ospite di numerose trasmissioni radiofoniche e televisive. Le sue poesie “viaggiano” su alcune panoramiche cartoline illustrate di Napoli in tutto il mondo, grazie alla pubblicazione degli editori Carcavallo di Napoli. La poetessa Tina Piccolo è una creativa studiosa sempre attenta e presente in difesa dei valori Partenopei. Per queste sue innate qualità umane merita l’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.

Gloria Prestieri in arte Gloria Christian
Cantante ed attrice, anagraficamente il cognome è Prestieri, le fu cambiato in arte con Christian, in omaggio a Linda, moglie dell’attore americano Tyron Power. Gloria nacque a Bologna, fu portata a Napoli un mese dopo dalla mamma veneta Ida e dal napoletano papà Vincenzo, affermato trombettista. Crescendo in seguito ha avuto una movimentata vita privata ed artistica, fatta di gioie e di dolori. Gioie per la brillante carriera, costellata da invidiabili successi per la sua arte canora e recitativa, esibita nei maggiori teatri, nel cinema e in radiotelevisione. Dolori per le disastrose conseguenze fisiche, dovuti dall’aggressione di seri mali responsabili questi del suo graduale allontanamento artistico dal mondo dello spettacolo. Gloria Christian ha lavorato con i maggiori attori, registi, cantanti, maestri ed autori del teatro e della canzone napoletana, riuscendo nel corso della sua carriera a farsi apprezzare dal pubblico per le sue doti canore e recitative, passando con padronanza e disinvoltura dal genere melodico o drammatico a quello brillante o del jazz. A distanza di quasi cinquanta anni è ancora ricordata da un vasto pubblico internazionale come “miss Cerasella”, dovuto all’intramontabile interpretazione della ormai storica canzone. Ha preso parte a numerosi festival di Napoli e di Sanremo, piazzandosi nelle classifiche tra i primi posti. Nel ’62 a Napoli vinse con la canzone “Marechiaro Marechiaro”. Tra i tanti suoi successi si citano: “Casetta in Canadà”, “Pulicenella twist”, “Nnammurate dispettose”, “’O cantastorie”, “Casarella ’e piscatore”, “Estate… addio”, “Scordame”, “Veleno doce”, “’A prutesta”, “’A surrentina mia”, “Concertino”, “Maria Canaria”, la melodiosa “Paese mio” di Peppino De Filippo e tante altre. Gloria Christian, felicemente sposata con il compianto contrabbassista Lillino Boccalone, è stata una donna di eccezionale vitalità e coraggio. Meritevole dell’attestato di conferimento nell’aver contribuito con la sua arte a valorizzare il Patrimonio delle Tradizioni Napoletane nel mondo con signorilità ed eleganza.

Giacomo RIZZO
Attore e regista di teatro e cinema, napoletano doc, fin da bambino ha preso parte all’arte recitativa, cimentandosi anche come ballerino, cantante e presentatore di feste di piazza. In seguito imbocca la strada giusta con l’interpretazione di ruoli impegnativi in teatro, cinema e radiotelevisione con noti attori e registi: Mario Merola, Rosalia Maggio, Carlo e Aldo Giuffrè, Carlo Taranto, Luisa Conte, Nino D’Angelo, Nanni Loy, Bernardo Bertolucci, Bruno Corbucci ed altri. Nel 2006 il suo momento magico, finalmente un ruolo adatto alla sua consumata arte, trionfa al festival di Cannes con il film di Paolo Sorrentino ne “L’amico di famiglia” aggiudicandosi il premio Alberto Sordi come migliore attore dell’anno. Giacomo Rizzo è un artista comico e drammatico, dal carattere carismatico, riesce a comunicare con gesti, mimica e parlata del tipico napoletano del tempo andato. Memorabili le sue improvvise “messe in scena” durante la naja come aviere, addestrato dagli alpini di Montorio Veronese, tempi di spensierata gioventù finalizzata alla conclusione del congedo dall’obbligatorio servizio di leva. Tempi andati da raccontare nel segno della coerenza di Giacomo Rizzo, che dalla “gavetta” è riuscito a conquistarsi uno spazio nel firmamento dello spettacolo e della cultura napoletana e non. Meritevole dell’attestato di conferimento per il costante impegno profuso in favore dello sviluppo del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane. Giacomo Rizzo è inoltre anche direttore di una scuola di teatro napoletano, condotta in una struttura teatrale intitolata al compianto attore napoletano Massimo Troisi.

MOTIVAZIONE PER IL CONFERIMENTO DELL’ATTESTATO alla memoria
(a cura dell’Ufficio Stampa del Comitato)

Enrico CANNIO
Compositore e direttore d’orchestra, nacque a Napoli il 10/01/1874. Conosciuto in tutto il mondo quale autore assieme ad Aniello Califano della internazionale melodia “’O surdato nnammurato”. Fu un indiscusso esecutore di composizioni musicali da meritarsi continui riconoscimenti per la sua innata bravura. Alcuni critici lo hanno elogiato con personali appellativi, come Carlo Nazzaro che lo definì per le sue marce musicali “il Re della marcia”; difatti compose “’A serenata d’ ’o surdato”, “’A lontananza d’ ’o surdato”, “’O surdato ’e malavita”, “Surdato italiano” e tante altre. Insomma fu il compositore delle “marcette” abbastanza popolari da essere cantate e fischiettate ovunque per questa sua specifica abilità musicale, tanto è vero che l’esercito austriaco lo volle quale compositore di proprie canzoni militari. Il maestro Enrico Cannio morì il 30 gennaio 1949, lasciando un voluminoso repertorio delle sue composizioni, ricche di successi canori quali: “Rusella ’e maggio”, “Oj mà”, “Vola e va…”, “Canta Marì”, “Tarantella luciana”, “Napule è sempe Napule”, “Margheretè”, “’A serenata ’e Pulecenella” e tante altre. Il M° Cannio oltre a sfornare composizioni musicali, riusciva a fare altrettanto con la famiglia, difatti produsse con la “collaborazione” della propria moglie Raffaella Balzano ben otto figli. Attualmente viventi sono rimasti Anna, Rosario e Federico, mentre Assunta, Mario, Elena, Maria ed Ernestina sono scomparsi nel tempo. Elena, in arte Liliana, fu cantante ed attrice di successo, come pure Anna, brillante attrice comica con il nome d’arte di Anna Walter e sposa dell’attore-cantante Lino Mattera. Il maestro misurava appena 1,40 di altezza ma musicalmente è stato un gigante con la sua inimitabile arte musicale. Fu inoltre un eccellente pianista, preferito da Lina Cavalieri e da Elvira Donnarumma; accompagnò anche Enrico Caruso. Nel 1915 divenne dirigente della casa editrice “Gennarelli” aiutando in quell’occasione molti colleghi con la sua generosità artistica. Lavorò sino alla fine dei suoi giorni, morì a 73 anni per un infarto. Saggio tradizionalista della cultura musicale partenopea, nonché innovatore di un secolare patrimonio che ha reso immortale nel mondo la celebrità della canzone napoletana. A lui si deve la fioritura di altri bravi maestri; tra i suoi allievi figura anche il famoso M° Giuseppe Anepeta. È meritevole del conferimento alla memoria, per le sue riconosciute qualità artistiche a favore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.

Federico DE CURTIS
Tenore napoletano nato il 14 maggio 1936, figlio del pittore Federico senior e nipote dei famosi autori della celeberrima melodia “Torna a Surriento”, parente anche di Saverio Mercadante ed il grande Totò (Antonio de Curtis). Il tenore ha fatto parte per circa 30 anni del coro del teatro San Carlo e nel corso della sua settantennale esistenza si è più volte esibito al pubblico come solista ed in coppia con la figlia Marina, apprezzato soprano. Federico de Curtis ha insegnato canto tra Napoli e Sorrento riuscendo ad avere tra i suoi allievi anche stranieri come molti giapponesi. È stato autore di un prezioso saggio sulla tecnica respiratoria; i suoi modelli sono stati Enrico Caruso e Beniamino Gigli. Il suo repertorio è stato di arie d’opera, romanze brani da camera, duetti e l’amata melodia classica della canzone napoletana. Con la figlia Marina si esibì per il Presidente Ciampi e tra le sue canzoni preferite: “’O paese d’ ’o sole” “’O sole mio” e “Torna a Surriento”. È stato più volte all’estero per impegni professionali sia come solista che come componente del coro del teatro San Carlo. Il compianto tenore teneva molto alla salvaguardia della memoria storica degli autori della canzone napoletana, stava per realizzare a difesa di questa un’associazione dei superstiti discendenti, purtroppo un male inguaribile glielo ha impedito, stroncandolo il 22 gennaio del 2006. Il maestro de Curtis è meritevole di menzione alla memoria perché è stato un valente protagonista del patrimonio canoro delle tradizioni napoletane ed estremo difensore del bel canto partenopeo nel mondo.

Vincenzo D’annibale jr.
Compositore napoletano, è figlio d’arte del famoso Vincenzo senior, compositore dell’intramontabile melodia “’O paese d’ ’o sole” con versi di Libero Bovio. Presentazione dovuta nel distinguere l’arte musicale dei due maestri: del senior il mondo della canzone napoletana è abbastanza documentato con i suoi internazionali successi musicali, mentre invece dello junior si sa poco della sua individuale bravura di compositore a causa dello stesso nome di battesimo. Comunque, a differenza del padre diplomato al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, Vincenzo componeva e suonava il pianoforte da autodidatta, riuscendo ad affermarsi nella composizione di alcuni successi canori. Collaborò con noti autori della canzone napoletana da Tito Manlio ad Enzo Bonagura, Vincenzo Belfiore, Ettore De Mura, E.A. Mario, Vincenzo De Crescenzo ed altri noti poeti-parolieri. Tra i suoi successi le melodie di “Allegretto ma non troppo”, “Nu saluto”, “A la gaiola”, “Fantasia napoletana”, “Va chitarra”, “Uocchie belle”, “Comme cante tu”, “Viento ’e terra” ed altre affermate composizioni. Partecipò ad alcuni Festival di Napoli, a Capri vinse il “Premio Capri”con la canzone “Sulo c’ ’o mare”, con i versi di Vincenzo Belfiore, rievocativa tragedia della morte in mare del proprio fratello Giuseppe. Vincenzo jr. nacque a Napoli l’11 novembre 1920, fu cresciuto a suon di musica in una casa dove il papà componeva con il suono del pianoforte le appropriate musiche che motivavano la nascita di una canzone, su versi di affermati autori. Tra i tanti poeti-parolieri che all’epoca collaboravano con il padre, ricordava con allegra simpatia Don Libero Bovio per una poesia dedicata al padre con il contenuto di un “Cunziglio” di questo tenore: “24 maggio 1919 al mio amato Compare Vincenzo d’Annibale, che, purtroppo, è galantuomo. Onesto? Sissignore, figlio mio, j’ te so pate e nun te dico ’e no, ma no pè ’nfamità, ma pè gulio, falla ’na mala azione, quanno può. Ca si tu vuò campà comme camp’io, è meglio ca t’accide primma ’e mo.. Sò galantomo, timurato ’e Dio, embè, che rappresento? Ma che ssò? Nu pover’ommo ca nun tene sciorte, e patimente n’ha sofferte tante ca mo, senza paura, aspetta ’a morte. Sò galantomo? E a che me serve? A niente. Ca p’essere stimato ’a tutte quante nun sai che s’hadda essere? Fetente”. Vincenzo jr., oltre alla sua appassionata arte musicale, si interessava come il padre della loro attività di famiglia di produttori internazionali di guanti in pelle. Nel mondo artistico non riuscì a bissare il successo del papà, però seppe tener testa ad altri valenti musicisti, meritandosi così un riconosciuto spazio nella storia della canzone napoletana. Morì il 25 marzo del 1987 a distanza di 37 anni dal padre, lasciando i figli Giuseppe, Imma, Luciana e Tiziana testimoni del suo “passaggio” terrestre. Esistenza meritevole dell’attestato di conferimento alla memoria per le sue riconosciute qualità artistiche ed imprenditoriali a favore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.

Vincenzo GEMITO
Giacomo Manzù, nel 50esimo anniversario della morte (1929-1979) dello scultore Vincenzo Gemito lo ricordò con un suo omaggioso articolo, pubblicato il 13 luglio 1979 su un noto quotidiano di Napoli. Tra l’altro scrisse: “a mio giudizio Vincenzo Gemito è il più grande scultore dell’800. Superiore, sotto certi aspetti a Medardo Rossi”. Con questa introduzione, si riportano alcuni cenni biografici dell’esistenza terrena del maestro Vincenzo Gemito, vissuta intensamente nell’arte e nella follia. Di lui si sa che fu lasciato alle ore 21 del 17 luglio 1852 nella ruota del brefotrofio dell’Annunziata a Napoli, diventando così figlio della Madonna e fu registrato come Vincenzo Genito. Dopo, a causa di un errore di trascrizione anagrafica la “enne” fu riportata in “emme” e quindi da allora fu chiamato Gemito. Adottato poi da una coppia di coniugi napoletani, iniziò ad 8/9 anni a lavorare nelle botteghe d’arte degli scultori Cangiano e poi Lista - il primo autore della “Vittoria alata” ed il secondo di uno dei leoni della commemorativa e monumentale scultura posta al centro del considerato “salotto di Napoli” di piazza dei Martiri in omaggio ai martiri dell’indipendenza. A sedici anni l’artista ebbe come suo primo importante acquirente Vittorio Emanuele II con la sua opera “Il giocatore”. Già prima, ad un concorso modellò la raffigurata scultura di Bruto, in seguito ebbe altre possibilità, si inserì a pieno titolo nel mondo dell’arte scultorea, misurandosi con affermati antagonisti. Si mise a viaggiare per nuove esperienze, ed a Parigi strinse rapporti professionali e di amicizia con il pittore Luigi Meissonier. Nel corso dei suoi 77 anni di vita ha realizzato numerose opere, dando al marmo al bronzo alla terracotta ed al disegno l’inimitabile impronta della sua arte, inoltre fu anche un superbo cesellatore. Tra i suoi nobili acquirenti il Re Umberto II ed il Duca d’Aosta. A 37 anni lo scultore purtroppo dette cenni di follia, chiudendosi in una stanza della sua casa di via Tasso rimanendovi per 20 anni, senza avere contatto altrui, all’improvviso poi ricominciò di nuovo ad uscire e rimodellare altre importanti opere, sino alla fine della sua scomparsa avvenuta il primo marzo 1929. Tra le tante sue opere: i ritratti di Giuseppe Verdi, Domenico Morelli, Luigi Meissonier, Raffaele Viviani e tante altre illustri personalità. Il ritratto di Viviani fu eseguito dal maestro in segno di omaggio dopo aver assistito ad un suo spettacolo con questa affermativa promessa: “Guagliò t’aggià fa na capa ca mette ’a coppe a tutt’ ’e cape, ca pure ’a cca a cient’anne hanna dicere: chisto era nu grande attore”. Il Comitato del Premio Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane rilascia l’attestato di conferimento alla memoria nelle mani dell’erede Francesco Guerritore, quale rappresentante della famiglia ed unico produttore con la sua Fonderia Artistica Gemito della riproduzione delle opere “Gemitiane” ricavate dalla primitiva gipsoteca del compianto artista.

Andrea MOXEDANO
Nato a Napoli il 18/10/1976, sin da bambino ebbe una spiccata predisposizione verso il prossimo, rendendosi all’occorrente utile con il suo confortevole interesse ricco di religiosa umanità. Ancora undicenne già si rese disponibile come barelliere con l’UNITALSI, nell’accompagnamento dei malati a Lourdes con il treno della fede e della speranza, distribuendo a tutti animosi sorrisi e preghiere. Era fiero di essere napoletano, pur consapevole delle molteplici difficoltà vigenti tra la Napoli operosa e quella della “carta sporca”. Caratterialmente Andrea aveva una enciclopedica personalità, sempre in movimento nel fare e nel proporre qualsiasi iniziativa con il supporto indissolubile della fede. È stato un cultore del teatro parrocchiale, amava organizzare ed esibirsi come musicista, attore e regista di alcuni spettacoli promossi dalla comunità parrocchiale del SS. Crocifisso e Santa Rita di Napoli diretta dal valente parroco Mons. Antonio D’Urso. Nelle vesti di regista, Andrea riusciva a riadattare fiabe e testi teatrali drammatici in chiave farsesca, memorabile l’incontenibile ilarità suscitata negli spettatori con la rappresentazione di “Biancaneve ed i 7 nani”. Il suo “passaggio” terrestre è stato intensamente vissuto a favore di opere sociali e culturali, trasmettendo il suo inno alla vita a coloro che possiedono questo supremo dono e non lo sanno apprezzare. Nel bene e nel male Andrea è stato un superbo protagonista della sua vita, per sei lunghi anni ha lottato contro un male inguaribile fino allo stremo delle forze, per poi accettare con serenità il 28 maggio scorso la volontà del Signore, lasciando a noi testimoni alcune sue composizioni musicali in versi, tra le tante due preziose preghiere: “Canto per Maria” e “Amami”. Ed è per questa sua eccelsa creatività che il Comitato del Premio Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane rilascia ai suoi familiari il meritevole attestato di conferimento alla memoria promosso dall’Associazione Internazionale Regina Elena.

RASSEGNA STAMPA


ROMA 12 ottobre 2008

www.tricolore-italia.com
27 dic. 2008

 


PREMIAZIONE DEL
6 GIUGNO 2008

- CIRCOLO UFFICIALI DELL'ESERCITO -

6 GIUGNO 2008


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