PREMIAZIONE DEL 11 OTTOBRE 2008
- Reale Yacht Club
Canottieri Savoia -
Renato Barisani;
Raffaele Calace; Vincenzo Canzanella;
Antonio Capasso; Martino
Cilento & F.llo; Antonio d’Alessandro; Giuseppe Faiella (Peppino di
Capri); Bruno, Luigi e Amalia Gallucci; Bruno Leone; Ugo Mollo;
Umberto Nocerino; Patrizio Oliva;
Tina Piccolo; Gloria Prestieri
(Gloria Christian); Giacomo Rizzo.
Alla memoria: Enrico Cannio;
Vincenzo d’Annibale Jr.; Federico de Curtis; Vincenzo Gemito
(Fonderia artistica Gemito); Andrea Moxedano.
La cerimonia è condotta da Adele
Vian
ed accompagnata al pianoforte dal M° Giuseppe Schirone
MOTIVAZIONE PER IL CONFERIMENTO DELL’ATTESTATO PREMIO
(a cura dell’Ufficio Stampa del Comitato)
Renato
BARISANI
Il maestro Renato
Barisani è un tenace e valente artista napoletano che nel corso
della sua vita si è dedicato all’arte sin da quando aveva cinque
anni disegnando tutto ciò che immaginava o vedeva. Si può definire
nato per l’arte, difatti il papà accortosi della bravura del figlio,
dopo le scuole d’obbligo lo iscrisse all’Istituto d’Arte Filippo
Palizzi di Napoli. La sua formazione si matura tra Napoli e Monza,
fu allievo di Marino Marini. Diplomatosi, incominciò a farsi
conoscere nel mondo dell’arte con le sue istintive creazioni.
Nell’arco della sua lunga attività si è dedicato a continue
rinnovate esperienze pittoriche e scultoree, usando materiali di
vetro, metallo, plexiglas, scarti tecnologici, colori spray, colori
ad olio ed in polvere con vinavil. Con tali materiali ha realizzato
opere grandiose che sono visibili sia in luoghi urbani che in alcuni
musei nazionali ed internazionali. Tutt’ora a Napoli nell’avanti
ingresso di Castel dell’Ovo, è posta la scultura “il grande arco” di
acciaio corten verniciato in rosso, come pure un mosaico astratto
realizzato sulla facciata di un edificio privato fuori la stazione
metropolitana di Salvator Rosa, e sempre per la stessa stazione
un’opera astratta in acciaio corten verniciato in più colori dal
titolo “dinamismo verticale”; anche per la stazione di piazza
Quattro Giornate, un’altra scultura verniciata in rosso e nero
chiamata “volumi concatenati”. Nel Comune di San Giorgio a Cremano,
in piazza Europa, è ubicata la scultura “energia nello spazio” in
acciaio corten e verniciata in rosso e nero; mentre nei giardini
pubblici del Comune di Casoria, l’opera “curve nello spazio” in
acciaio corten in giallo verniciato. Il maestro Barisani ha
insegnato materie artistiche negli istituti d’arte e nei licei
artistici e dal 1978 al 1984 “design” nell’Accademia di Belle Arti
di Napoli. Ancora oggi con lo stesso entusiasmo giovanile è
impegnato in una continua elaborazione della “sua arte”, esponendola
nelle Gallerie d’Arte e nei musei di Arte Contemporanea. Una sua
recentissima personale di pittura, scultura e gioielli è stata
inaugurata al Palazzo delle Arti di Napoli lo
scorso 4 ottobre e resterà visitabile al pubblico sino alla fine del
prossimo novembre. Della sua produzione artistica si sono occupati
numerosi critici d’arte nazionali ed internazionali pubblicando tra
l’altro una serie di monografie, enciclopedie e volumi d’arte,
riportando cronologicamente i luoghi che hanno ospitato le sue opere
nelle rassegne di mostre collettive e personali della sua
“contemporanea” arte. Tra gli ultimi interessi dell’artista, oltre
ai gioielli, la tessitura e gli arazzi. Anagraficamente Renato
Barisani, il prossimo 15 novembre compirà novant’anni, ma possiede
lo stesso entusiasmo di quando decise di “sposarsi” con l’arte.
Meritevole dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e
delle Tradizioni Napoletane per la sua infinita e colta arte ricca
di valori partenopei.
Vincenzo
CANZANELLA
Titolare del C.T.N.75, noto costumista teatrale
napoletano, con studio-laboratorio di arte sartoriale, ubicato a
Napoli a ridosso di piazza del Plebiscito. Lo stilista Canzanella,
rappresenta un punto di riferimento per tutti coloro che producono
arte teatrale, cinematografica, televisiva, sfilate d’epoca e di
alta moda. Giovanissimo si appassionò all’arte sartoriale,
maturandosi all’istituto d’arte di Napoli per poi forgiarsi nella
famosa sartoria di alta moda di piazza dei Martiri della sig.ra
Maria Consiglio Picone. Dopo alcuni anni di collaborazione si rese
padrone del mestiere ed iniziò la scalata imprenditoriale
raggiungendo in breve tempo traguardi consolidati, grazie alla sua
managerialità ed al profuso impegno nello studio della moda d’epoca
e contemporanea. Il maestro Vincenzo Canzanella, durante il corso
della sua cinquantenaria arte ha avuto la soddisfazione di “vestire”
nomi famosi dell’arte dello spettacolo e non. Con il suo costante
lavoro è riuscito a coinvolgere nell’attività l’operosa
collaborazione dei suoi figli Davide e Luca. Per il suo talento
sartoriale ha ricevuto ambiti riconoscimenti sia in patria che
all’estero da autorevoli rappresentanti del mondo della moda, dello
spettacolo e della cultura. Vincenzo Canzanella è degno
dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle
Tradizioni Napoletane per meriti di instancabile “lavoratore”
dell’arte sartoriale napoletana al servizio della moda e dello
spettacolo nel mondo.
Raffaele CALACE jr.
Sul biglietto da visita
della sua ereditata attività di famiglia, si presenta nel modo più
semplice ed abbreviato: CALACE liuteria del Plettro fondata nel 1825
- vico San Domenico Maggiore 9 - 80134 Napoli. Il maestro artigiano
Raffaele jr. figlio di Giuseppe, è il continuatore assieme alla
figlia Annamaria di una famosa dinastia di valenti musicisti e
costruttori di strumenti musicali a plettro, iniziata da Nicola. La
liuteria dei Calace è conosciuta in tutto il mondo per l’inimitabile
fattura della loro artistica produzione, rinnovata da continui studi
ed accorgimenti tecnici. Il vanto della produzione Calace è il
mandolino, usato da una moltitudine di musicisti per la sua
adattabilità sia alla musica colta che popolare. Finanche la Regina
Margherita di Savoia suonava il mandolino nell’Orchestra Reale. Il
compianto maestro Giuseppe Anedda, forte estimatore dell’arte dei
Calace, affermò: “Calace è per il mandolino quello che è stato
Paganini per il violino”. A Raffaele jr., inoltre, il merito di
aver ricomposto la tradizionale “Accademia Mandolinistica
Napoletana”, fondata dal nonno Raffaele nel 1929. La premiata
liuteria Calace esercita l’attività in alcuni locali dello storico
palazzo Sansevero nel Centro Antico, dove dalle ingegnose mani del
liutaio nascono pregiati strumenti musicali inviati in tutto il
mondo. A tal proposito si riporta la seguente considerazione scritta
su un catalogo della ditta a firma del liutaio Raffaele Calace jr.:
“io ti ho dato tutta la mia
abilità, ho riposto la mia massima cura nel realizzare tutti i tuoi
particolari, ti ho costruito con amore, ma ora tu devi fare la tua
parte e le tue note devono portare vibranti messaggi verso chi
ascolta descrivendo paesaggi e situazioni, comunicando amore, gioia
e dolore. Se ci riuscirai sarai uno strumento amato e diventerai
l’orgoglio di chi ti ha scelto”.
Ed è con lo stesso orgoglio che il
Comitato del Premio Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni
Napoletane, conferisce l’attestato alla premiata ditta Calace,
lodevolmente rappresentata da questa sesta generazione che continua
con mandolini e musica ad onorare la tradizione della famiglia e
della città di Napoli nel mondo.
Antonio CAPASSO
Maestro compositore napoletano di Frattamaggiore, nato nel
1944, è figlio d’arte del compianto papà Luca, diplomato al
Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli nel ramo canto (tenore
lirico). Nell’arco della sua appassionata arte musicale ha composto
33 brani, tra canzoni per bambini e melodie napoletane e non. Nel
2001 ha partecipato al 1° festival tricolore di reggio emilia, risultando finalista
con le canzoni “La tastiera di papà” e “Ma và” per la quale ha
ricevuto una coppa per la migliore musica. Nel 2002 il 1° premio al
festival della canzone napoletana in Svizzera con la canzone
“Autunno” cantata da Franco Costa, ed un 3° premio ex aequo con
“Nostalgia” e “Addò staje tu?”, inoltre sempre con “Autunno” un 1°
premio “Città delle acque” a Castellammare di Stabia (Napoli). Nel
2004 riceve un elogio scritto dall’Antoniano di Bologna (Zecchino
d’oro) per la canzone “Mio nonno Giosuè”. Nel 2005 al festival di
Saint-Vincent ha vinto il prestigioso “Premio della critica C.A.
Rossi” con la canzone “Veleno” eseguita in lingua spagnola dalla
cantante NAILA. Inoltre, ha composto alcuni inni per le scuole
elementari e nel 2007 a Cava de’ Tirreni (Salerno) si è aggiudicato
il 1° premio al concorso “Un mondo di favole e …” indetto dall’Associazione
Scrittori di Narrativa per l’Infanzia”. Tutti i
testi delle canzoni sono stati scritti dal poeta-paroliere Claudio
Casaburi ed interpretate dagli artisti Lucia Cassini, Sasà
Trapanese, Franco Costa, Enzo D’Ambra, Gloria Greco, Lello Schiano,
Enzo Davis, Laila e dal sax di Gaetano Capasso. Antonio Capasso è
stato docente e preside di Istituti Secondari Superiori. È critico
d’arte e collabora con una rivista letteraria, inoltre ha scritto un
interessante e prezioso libro dal titolo “FRANCESCO DURANTE E LA
SCUOLA NAPOLETANA DEL ’700”. Nel segno della sua operosità per la
cultura partenopea, Antonio Capasso è meritevole dell’attestato di
Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.
Martino CILENTO & F.llo
Storica ditta artigiana di
arte sartoriale, fondata nel 1780 a Napoli, in largo S. Giovanni
Maggiore, trasferita quaranta anni dopo a via Medina, nell’attuale
prestigiosa struttura del palazzo d’Aquino di Caramanico. L’odierna
attività è condotta dall’ottava generazione della famiglia,
rappresentata con competenza e passionalità da Ugo Cilento,
coadiuvato dall’esperto e raffinato papà Martino. La maison Cilento
con le sue creazioni sartoriali è riuscita ad affermarsi nel mondo
per qualità e stile nel pieno rispetto della Tradizione Napoletana,
facendosi preferire anche dalla Real Casa Borbone e da una
selezionata clientela del “bello vestire”. La ditta Cilento per la
vasta gamma degli articoli trattati e prodotti “veste dalla testa ai
piedi”, difatti non solo abiti, camicie, intimo, cravatte, ma anche
borsoni, ombrelli, scarpe, cappelli e tanti altri accessori sono
sparsi con ordine nei locali tra banconi, tavoli e scaffali di
antica manifattura, dando l’impressione di trovarsi più in una
galleria d’arte che in un negozio-laboratorio di abbigliamento.
Meritevole del conferimento di Tutore del Patrimonio e delle
Tradizioni Napoletane per i duecentoventotto anni di incessante
attività, profusa nel segno dei valori di una antica dinastia che ha
dato lustro al Patrimonio delle Tradizioni Napoletane nel mondo.
Antonio
D’Alessandro
Artista artigiano
napoletano, con studio-laboratorio nel Centro antico di Napoli, dove
crea con la collaborazione dei suoi due figli l’antica arte
dell’ornato su vetro, cristalli e specchi, inciso a colori e vetrate
artistiche a freddo e a fuoco, legate in piombo e ottone. Questa
antica arte lo impegna con il suo primario ruolo di disegnatore di
scene ed immagini storiche, religiose e contemporanee su vetro,
misurandosi con la concorrenza locale e nostrana per la sua creativa
produzione artistica. Il maestro d’arte Antonio D’Alessandro è
conosciuto nel suo ambiente con l’appellativo di “il Professore”,
perché realmente lo è doppiamente titolare, essendo stato fino
all’età pensionabile docente in un istituto d’arte ed istruttore di
pugilato, collaborando con gloriose palestre cittadine alla
formazione di nuovi talenti. Pur quasi ottantenne, continua il suo
imperterrito cammino di istruttore nel lavoro e nella noble art.
Merita l’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle
Tradizioni Napoletane per il suo profuso impegno nei valori dello
sport e dell’arte napoletana.
Giuseppe
Faiella in arte
Peppino di Capri
Nato nella meravigliosa
isola di Capri il 27 luglio del 1939, cinquanta anni fa iniziò con
il suo inimitabile stile canoro e musicale la scalata nel mondo
della canzone italiana e non. È riuscito a riportare al successo
alcune famose melodie napoletane, riadattate al suo stile come: “Voce
’e notte”, “I te vurria vasà” e tante altre. Nel 1970
vinse il festival di Napoli con “Me chiammo ammore”,
partecipando inoltre a ben quindici Festival di Sanremo, vincendone
due nel ’73 e ’76 con l’interpretazione di “Un grande amore e
niente più” e con “Non lo faccio più”. Peppino di Capri è
un musicista di infinite risorse artistiche, il suo repertorio è
ricco di motivi di musica pop, leggera e twist. Nel corso della sua
lunga carriera, si è fatto benvolere dal pubblico internazionale per
le sue doti artistiche e per la sua garbata signorilità.
Ambasciatore nel mondo della canzone in lingua ed in vernacolo
napoletano, con il motivo Comm’è ddoce ’o mare rappresentò
nel 1991 l’Italia all’Eurofestival. L’arte di Peppino è ricca di
successi radiotelevisivi, teatrali e cinematografici. Ovunque
partecipa è garanzia di qualità e tradizione in difesa del
Patrimonio Napoletano. La mitica melodia “Luna caprese”
rappresenta nel mondo canoro il suo biglietto da visita. Il Comitato
del Premio Tutore del Patrimonio delle Tradizioni Napoletane, con
questo significativo attestato di conferimento si unisce alla festa
dei suoi “primi” favolosi 50 anni di canzoni, musica e …allegria.
Bruno, Luigi e Amalia GALLUCCI
Figli del compianto Mario,
eredi di una tradizionale fabbrica di cioccolato, fondata a Napoli
nel rione Sanità dal bisnonno Giuseppe nel 1890. A distanza di ca.
120 anni, continuano ad onorare il marchio di famiglia “Mario
Gallucci” con la loro aggiornata arte di cioccolatai, facendosi
apprezzare in Italia ed all’estero con la produzione artigianale di
una antica ricetta di famiglia altamente selezionata di materie
prime del composto “nettare degli dei”. Il segreto della loro arte è
un incrocio di antico e moderno; difatti producono le loro raffinate
delizie con vecchi macchinari e con quelli altamente tecnologici.
Della loro ditta poeticamente è stato detto:
Mario Gallucci ’o vico Lammatari,
è nà leggenda storica ca nun sé fà scurdà;
si vaje pè tutt’ ’o munno nisciune ’o ppò negà
cà ’o Rre da ciucculata stà dint’ ’a Sanità.
I germani cioccolatai meritano il
conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane
per la loro “verace” napoletanità, profusa nel tenere alto il nome
della nostra città, con la bontà della loro appassionata arte
dolcifera.
Bruno LEONE
Artista “guarattellaro”
napoletano, da circa trenta anni svolge l’arte delle guarattelle,
veste la maschera di Pulcinella, personaggio principale del suo
teatrino ambulante, dove rappresenta brevi azioni di burattini in
dialetto napoletano a cui da voce agguattato dietro un telone che,
con un particolare strumento - chiamato pivetta - posto sotto la
lingua, emette una caratteristica voce nasale ai vari personaggi del
suo vasto repertorio di testi antichi e contemporanei. Bruno Leone,
è diventato guarattellaro all’età di ventotto anni, abbandonando la
professione di architetto del Comune di Napoli per darsi “anima e
corpo” all’arte burattinaia, costruendosi i burattini dei vari
personaggi storici e moderni della sua appassionata arte. L’artista
si fa in quattro pur di dare il massimo alle sue rappresentazioni
teatrali ed è meritevole di menzione per aver restituito ai
napoletani il tradizionale spettacolo delle guarattelle,
rappresentato con la sua personale abilità in Italia ed all’estero,
evitando in tal modo la scomparsa di una tradizione tramandata da
altrettanti bravi predecessori, come il suo compianto maestro Nunzio
Zampella. Bruno Leone è figlio del Maestro Antonello, noto artista
dell’arte pittorica e della scultura. È meritevole dell’attestato di
conferimento di Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane
per la sua costruttiva sensibilità artistica al servizio della
tipicità partenopea.
Ugo MOLLO
Cultore della Canzone
Classica Napoletana. Napoletano del 1932, nel corso della sua vita
ha dedicato gran parte del tempo nella appassionata ricerca sulla
storia della Canzone Napoletana, investendo gran parte dei suoi
risparmi nell’acquisto di materiale cartaceo e discografico, pur di
possedere testimonianze inedite degli autori della Canzone
Napoletana e dei suoi cantori. Nel 1957 partecipò a “Lascia o
Raddoppia?” storica trasmissione condotta dal sempre verde Mike
Bongiorno; si arrese alla domanda da 640.000 lire per una improvvisa
amnesia. Da allora diede maggiore impulso alla ricerca,
perfezionandosi ancora di più sul sapere canoro della melodia
napoletana. Oggi, forte di questo personale studio, collabora con
alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e dell’informazione,
tra questi l’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana della RAI di
Napoli. Nel tempo libero scrive versi poetici ed allestisce mostre
figurative sulla Canzone Napoletana. Preziosa personalità del
Patrimonio delle Tradizioni Napoletane, è degno dell’attestato di
conferimento per le sue innate qualità umane e di perseverante
difensore della memoria storica della Canzone Classica Napoletana
nel mondo.
Umberto NOCERINO
Geometra,
artista-artigiano napoletano, specializzato nell’arte dello sbalzo e
del cesello. Realizza con il suo studio-laboratorio Arteforia di
Napoli opere creative di assemblaggio e di cesello su metalli fusi o
laminati in oro, argento, bronzo, ottone, rame ed altri metalli non
ferrosi. Collabora con scultori e fonderie campane per una perfetta
esecuzione di un’opera d’arte, mettendo a disposizione tutto il suo
sapere artistico, acquisito nel corso della sua quarantennale
esperienza. Inoltre, si dedica con passione ai giovani nel
tramandare la sua arte attraverso appositi progetti formativi in
collaborazione con il mondo della scuola. È meritevole
dell’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle
Tradizioni Napoletane per le sue qualità artistiche ed umane nel
segno della napoletanità.
Patrizio OLIVA
Definito il napoletano che
ha esaltato con le sue imprese pugilistiche l’Italia nel mondo.
Tradizionalmente mai un napoletano ha raggiunto primati così ambiti,
quali:
campione europeo dilettanti - pesi leggeri 1978;
campione olimpionico - pesi leggeri 1980;
campione europeo professionisti - pesi leggeri 1983;
campione del mondo - pesi leggeri 1986;
campione europeo - pesi welter 1990.
Infine, è stato commissario tecnico della nazionale di pugilato, ha
espletato con successo altri importanti incarichi legati al mondo
dello sport, dello spettacolo e dell’imprenditoria, non tralasciando
il suo costante impegno in favore della solidarietà. Patrizio Oliva,
“Sparviero” sul ring, continua ad esserlo nel privato ed in
particolare in difesa del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.
Merita l’attestato di conferimento per queste sue brillanti qualità
di uomo e di atleta.
Tina PICCOLO
Napoletana di Pomigliano
d’Arco, insegnante, sindacalista, formatrice IRRSAE, poetessa e fine
dicitrice. Vincitrice di circa 1500 premi in agoni letterari
nazionali ed internazionali, ha rappresentato l’Italia al congresso
mondiale di poesia in Messico nel 1993. Ha fondato, con orgoglio ed
amore, il Premio Internazionale “Città di Pomigliano d’Arco” per la
poesia, la narrativa, la grafica e la foto d’arte, che premia anche
personaggi dello spettacolo, del giornalismo, della televisione e
della scienza. La poetessa è Accademica d’Onore dei “500”, della
Neapolis, dell’ASLA, dell’ASCAMES, di “DAFNI”, della Federico II, e
dell’Alfonso Grassi. Ha pubblicato i volumi “Trasparenza”, “Dio creò
… e nacque”, “Verso il duemila”, “’E vvie d’ ’o core” ed ha curato
“La più bella antologia del nostro tempo” per fini didattici, come
pure recentemente la “Letteratura dei sentimenti”. Inoltre,
collabora con numerose riviste; sue liriche sono state declamate
alla RAI. Spesso è ospite di numerose trasmissioni radiofoniche e
televisive. Le sue poesie “viaggiano” su alcune panoramiche
cartoline illustrate di Napoli in tutto il mondo, grazie alla
pubblicazione degli editori Carcavallo di Napoli. La poetessa Tina
Piccolo è una creativa studiosa sempre attenta e presente in difesa
dei valori Partenopei. Per queste sue innate qualità umane merita
l’attestato di conferimento di Tutore del Patrimonio e delle
Tradizioni Napoletane.
Gloria
Prestieri
in arte
Gloria
Christian
Cantante ed
attrice, anagraficamente il cognome è Prestieri, le fu cambiato in
arte con Christian, in omaggio a Linda, moglie dell’attore americano
Tyron Power. Gloria nacque a Bologna, fu portata a Napoli un mese
dopo dalla mamma veneta Ida e dal napoletano papà Vincenzo,
affermato trombettista. Crescendo in seguito ha avuto una
movimentata vita privata ed artistica, fatta di gioie e di dolori.
Gioie per la brillante carriera, costellata da invidiabili successi
per la sua arte canora e recitativa, esibita nei maggiori teatri,
nel cinema e in radiotelevisione. Dolori per le disastrose
conseguenze fisiche, dovuti dall’aggressione di seri mali
responsabili questi del suo graduale allontanamento artistico dal
mondo dello spettacolo. Gloria Christian ha lavorato con i maggiori
attori, registi, cantanti, maestri ed autori del teatro e della
canzone napoletana, riuscendo nel corso della sua carriera a farsi
apprezzare dal pubblico per le sue doti canore e recitative,
passando con padronanza e disinvoltura dal genere melodico o
drammatico a quello brillante o del jazz. A distanza di quasi
cinquanta anni è ancora ricordata da un vasto pubblico
internazionale come “miss Cerasella”, dovuto all’intramontabile
interpretazione della ormai storica canzone. Ha preso parte a
numerosi festival di Napoli e di Sanremo, piazzandosi nelle
classifiche tra i primi posti. Nel ’62 a Napoli vinse con la canzone
“Marechiaro Marechiaro”. Tra i tanti suoi successi si citano: “Casetta
in Canadà”, “Pulicenella twist”, “Nnammurate
dispettose”, “’O cantastorie”, “Casarella ’e piscatore”,
“Estate… addio”, “Scordame”, “Veleno doce”, “’A
prutesta”, “’A surrentina mia”, “Concertino”, “Maria
Canaria”, la melodiosa “Paese mio” di Peppino De Filippo
e tante altre. Gloria Christian, felicemente sposata con il
compianto contrabbassista Lillino Boccalone, è stata una donna di
eccezionale vitalità e coraggio. Meritevole dell’attestato di
conferimento nell’aver contribuito con la sua arte a valorizzare il
Patrimonio delle Tradizioni Napoletane nel mondo con signorilità ed
eleganza.
Giacomo RIZZO
Attore e regista di teatro
e cinema, napoletano doc, fin da bambino ha preso parte all’arte
recitativa, cimentandosi anche come ballerino, cantante e
presentatore di feste di piazza. In seguito imbocca la strada giusta
con l’interpretazione di ruoli impegnativi in teatro, cinema e
radiotelevisione con noti attori e registi: Mario Merola, Rosalia
Maggio, Carlo e Aldo Giuffrè, Carlo Taranto, Luisa Conte, Nino
D’Angelo, Nanni Loy, Bernardo Bertolucci, Bruno Corbucci ed altri.
Nel 2006 il suo momento magico, finalmente un ruolo adatto alla sua
consumata arte, trionfa al festival di Cannes con il film di Paolo
Sorrentino ne “L’amico di famiglia” aggiudicandosi il premio Alberto
Sordi come migliore attore dell’anno. Giacomo Rizzo è un artista
comico e drammatico, dal carattere carismatico, riesce a comunicare
con gesti, mimica e parlata del tipico napoletano del tempo andato.
Memorabili le sue improvvise “messe in scena” durante la naja come
aviere, addestrato dagli alpini di Montorio Veronese, tempi di
spensierata gioventù finalizzata alla conclusione del congedo
dall’obbligatorio servizio di leva. Tempi andati da raccontare nel
segno della coerenza di Giacomo Rizzo, che dalla “gavetta” è
riuscito a conquistarsi uno spazio nel firmamento dello spettacolo e
della cultura napoletana e non. Meritevole dell’attestato di
conferimento per il costante impegno profuso in favore dello
sviluppo del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane. Giacomo Rizzo
è inoltre anche direttore di una scuola di teatro napoletano,
condotta in una struttura teatrale intitolata al compianto attore
napoletano Massimo Troisi.
MOTIVAZIONE PER IL CONFERIMENTO DELL’ATTESTATO alla
memoria
(a cura dell’Ufficio Stampa del Comitato)
Enrico CANNIO
Compositore e direttore d’orchestra, nacque a Napoli il
10/01/1874. Conosciuto in tutto il mondo quale autore assieme ad
Aniello Califano della internazionale melodia “’O surdato
nnammurato”. Fu un indiscusso esecutore di composizioni musicali
da meritarsi continui riconoscimenti per la sua innata bravura.
Alcuni critici lo hanno elogiato con personali appellativi, come
Carlo Nazzaro che lo definì per le sue marce musicali “il Re della
marcia”; difatti compose “’A serenata d’ ’o surdato”, “’A
lontananza d’ ’o surdato”, “’O surdato ’e malavita”, “Surdato
italiano” e tante altre. Insomma fu il compositore delle
“marcette” abbastanza popolari da essere cantate e fischiettate
ovunque per questa sua specifica abilità musicale, tanto è vero che
l’esercito austriaco lo volle quale compositore di proprie canzoni
militari. Il maestro Enrico Cannio morì il 30 gennaio 1949,
lasciando un voluminoso repertorio delle sue composizioni, ricche di
successi canori quali: “Rusella ’e maggio”, “Oj mà”, “Vola
e va…”, “Canta Marì”, “Tarantella luciana”, “Napule
è sempe Napule”, “Margheretè”, “’A serenata ’e
Pulecenella” e tante altre. Il M° Cannio oltre a sfornare
composizioni musicali, riusciva a fare altrettanto con la famiglia,
difatti produsse con la “collaborazione” della propria moglie
Raffaella Balzano ben otto figli. Attualmente viventi sono rimasti
Anna, Rosario e Federico, mentre Assunta, Mario, Elena, Maria ed
Ernestina sono scomparsi nel tempo. Elena, in arte Liliana, fu
cantante ed attrice di successo, come pure Anna, brillante attrice
comica con il nome d’arte di Anna Walter e sposa
dell’attore-cantante Lino Mattera. Il maestro misurava appena 1,40
di altezza ma musicalmente è stato un gigante con la sua inimitabile
arte musicale. Fu inoltre un eccellente pianista, preferito da Lina
Cavalieri e da Elvira Donnarumma; accompagnò anche Enrico Caruso.
Nel 1915 divenne dirigente della casa editrice “Gennarelli” aiutando
in quell’occasione molti colleghi con la sua generosità artistica.
Lavorò sino alla fine dei suoi giorni, morì a 73 anni per un
infarto. Saggio tradizionalista della cultura musicale partenopea,
nonché innovatore di un secolare patrimonio che ha reso immortale
nel mondo la celebrità della canzone napoletana. A lui si deve la
fioritura di altri bravi maestri; tra i suoi allievi figura anche il
famoso M° Giuseppe Anepeta. È meritevole del conferimento
alla memoria, per le sue riconosciute
qualità artistiche a favore del Patrimonio e delle Tradizioni
Napoletane.
Federico DE
CURTIS
Tenore napoletano nato il 14 maggio 1936, figlio del
pittore Federico senior e nipote dei famosi autori della celeberrima
melodia “Torna a Surriento”, parente anche di Saverio
Mercadante ed il grande Totò (Antonio de Curtis). Il tenore ha fatto
parte per circa 30 anni del coro del teatro San Carlo e nel corso
della sua settantennale esistenza si è più volte esibito al pubblico
come solista ed in coppia con la figlia Marina, apprezzato soprano.
Federico de Curtis ha insegnato canto tra Napoli e Sorrento
riuscendo ad avere tra i suoi allievi anche stranieri come molti
giapponesi. È stato autore di un prezioso saggio sulla tecnica
respiratoria; i suoi modelli sono stati Enrico Caruso e Beniamino
Gigli. Il suo repertorio è stato di arie d’opera, romanze brani da
camera, duetti e l’amata melodia classica della canzone napoletana.
Con la figlia Marina si esibì per il Presidente Ciampi e tra le sue
canzoni preferite: “’O paese d’ ’o sole” “’O sole mio” e “Torna a
Surriento”. È stato più volte all’estero per impegni professionali
sia come solista che come componente del coro del teatro San Carlo.
Il compianto tenore teneva molto alla salvaguardia della memoria
storica degli autori della canzone napoletana, stava per realizzare
a difesa di questa un’associazione dei superstiti discendenti,
purtroppo un male inguaribile glielo ha impedito, stroncandolo il 22
gennaio del 2006. Il maestro de Curtis è meritevole di menzione alla
memoria perché è stato un valente protagonista del patrimonio canoro
delle tradizioni napoletane ed estremo difensore del bel canto
partenopeo nel mondo.
Vincenzo
D’annibale jr.
Compositore napoletano, è figlio d’arte del famoso
Vincenzo senior, compositore dell’intramontabile melodia “’O paese
d’ ’o sole” con versi di Libero Bovio. Presentazione dovuta nel
distinguere l’arte musicale dei due maestri: del senior il mondo
della canzone napoletana è abbastanza documentato con i suoi
internazionali successi musicali, mentre invece dello junior si sa
poco della sua individuale bravura di compositore a causa dello
stesso nome di battesimo. Comunque, a differenza del padre diplomato
al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, Vincenzo
componeva e suonava il pianoforte da autodidatta, riuscendo ad
affermarsi nella composizione di alcuni successi canori. Collaborò
con noti autori della canzone napoletana da Tito Manlio ad Enzo
Bonagura, Vincenzo Belfiore, Ettore De Mura, E.A. Mario, Vincenzo De
Crescenzo ed altri noti poeti-parolieri. Tra i suoi successi le
melodie di “Allegretto ma non troppo”, “Nu saluto”, “A
la gaiola”, “Fantasia napoletana”, “Va chitarra”,
“Uocchie belle”, “Comme cante tu”, “Viento ’e terra” ed altre
affermate composizioni. Partecipò ad alcuni Festival di Napoli, a
Capri vinse il “Premio Capri”con la canzone “Sulo c’ ’o mare”,
con i versi di Vincenzo Belfiore, rievocativa tragedia della morte
in mare del proprio fratello Giuseppe. Vincenzo jr. nacque a Napoli
l’11 novembre 1920, fu cresciuto a suon di musica in una casa dove
il papà componeva con il suono del pianoforte le appropriate musiche
che motivavano la nascita di una canzone, su versi di affermati
autori. Tra i tanti poeti-parolieri che all’epoca collaboravano con
il padre, ricordava con allegra simpatia Don Libero Bovio per una
poesia dedicata al padre con il contenuto di un “Cunziglio” di
questo tenore: “24 maggio 1919 al mio amato Compare Vincenzo
d’Annibale, che, purtroppo, è galantuomo. Onesto? Sissignore, figlio
mio, j’ te so pate e nun te dico ’e no, ma no pè ’nfamità, ma pè
gulio, falla ’na mala azione, quanno può. Ca si tu vuò campà comme
camp’io, è meglio ca t’accide primma ’e mo.. Sò galantomo, timurato
’e Dio, embè, che rappresento? Ma che ssò? Nu pover’ommo ca nun tene
sciorte, e patimente n’ha sofferte tante ca mo, senza paura, aspetta
’a morte. Sò galantomo? E a che me serve? A niente. Ca p’essere
stimato ’a tutte quante nun sai che s’hadda essere? Fetente”.
Vincenzo jr., oltre alla sua appassionata arte musicale, si
interessava come il padre della loro attività di famiglia di
produttori internazionali di guanti in pelle. Nel mondo artistico
non riuscì a bissare il successo del papà, però seppe tener testa ad
altri valenti musicisti, meritandosi così un riconosciuto spazio
nella storia della canzone napoletana. Morì il 25 marzo del 1987 a
distanza di 37 anni dal padre, lasciando i figli Giuseppe, Imma,
Luciana e Tiziana testimoni del suo “passaggio” terrestre. Esistenza
meritevole dell’attestato di conferimento alla memoria per le sue
riconosciute qualità artistiche ed imprenditoriali a favore del
Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane.
Vincenzo GEMITO
Giacomo Manzù, nel 50esimo
anniversario della morte (1929-1979) dello scultore Vincenzo Gemito
lo ricordò con un suo omaggioso articolo, pubblicato il 13 luglio
1979 su un noto quotidiano di Napoli. Tra l’altro scrisse: “a mio
giudizio Vincenzo Gemito è il più grande scultore dell’800.
Superiore, sotto certi aspetti a Medardo Rossi”. Con questa
introduzione, si riportano alcuni cenni biografici dell’esistenza
terrena del maestro Vincenzo Gemito, vissuta intensamente nell’arte
e nella follia. Di lui si sa che fu lasciato alle ore 21 del 17
luglio 1852 nella ruota del brefotrofio dell’Annunziata a Napoli,
diventando così figlio della Madonna e fu registrato come Vincenzo
Genito. Dopo, a causa di un errore di trascrizione anagrafica la
“enne” fu riportata in “emme” e quindi da allora fu chiamato Gemito.
Adottato poi da una coppia di coniugi napoletani, iniziò ad 8/9 anni
a lavorare nelle botteghe d’arte degli scultori Cangiano e poi Lista
- il primo autore della “Vittoria alata” ed il secondo di uno dei
leoni della commemorativa e monumentale scultura posta al centro del
considerato “salotto di Napoli” di piazza dei Martiri in omaggio ai
martiri dell’indipendenza. A sedici anni l’artista ebbe come suo
primo importante acquirente Vittorio Emanuele II con la sua opera
“Il giocatore”. Già prima, ad un concorso modellò la raffigurata
scultura di Bruto, in seguito ebbe altre possibilità, si inserì a
pieno titolo nel mondo dell’arte scultorea, misurandosi con
affermati antagonisti. Si mise a viaggiare per nuove esperienze, ed
a Parigi strinse rapporti professionali e di amicizia con il pittore
Luigi Meissonier. Nel corso dei suoi 77 anni di vita ha realizzato
numerose opere, dando al marmo al bronzo alla terracotta ed al
disegno l’inimitabile impronta della sua arte, inoltre fu anche un
superbo cesellatore. Tra i suoi nobili acquirenti il Re Umberto II
ed il Duca d’Aosta. A 37 anni lo scultore purtroppo dette cenni di
follia, chiudendosi in una stanza della sua casa di via Tasso
rimanendovi per 20 anni, senza avere contatto altrui, all’improvviso
poi ricominciò di nuovo ad uscire e rimodellare altre importanti
opere, sino alla fine della sua scomparsa avvenuta il primo marzo
1929. Tra le tante sue opere: i ritratti di Giuseppe Verdi, Domenico
Morelli, Luigi Meissonier, Raffaele Viviani e tante altre illustri
personalità. Il ritratto di Viviani fu eseguito dal maestro in segno
di omaggio dopo aver assistito ad un suo spettacolo con questa
affermativa promessa: “Guagliò t’aggià fa na capa ca mette ’a
coppe a tutt’ ’e cape, ca pure ’a cca a cient’anne hanna dicere:
chisto era nu grande attore”. Il Comitato del Premio Tutore del
Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane rilascia l’attestato di
conferimento alla memoria nelle mani dell’erede Francesco
Guerritore, quale rappresentante della famiglia ed unico produttore
con la sua Fonderia Artistica Gemito della riproduzione delle
opere “Gemitiane” ricavate dalla primitiva gipsoteca del compianto
artista.
Andrea MOXEDANO
Nato a Napoli il 18/10/1976, sin da bambino
ebbe una spiccata predisposizione verso il prossimo, rendendosi
all’occorrente utile con il suo confortevole interesse ricco di
religiosa umanità. Ancora undicenne già si rese disponibile come
barelliere con l’UNITALSI, nell’accompagnamento dei malati a Lourdes
con il treno della fede e della speranza, distribuendo a tutti
animosi sorrisi e preghiere. Era fiero di essere napoletano, pur
consapevole delle molteplici difficoltà vigenti tra la Napoli
operosa e quella della “carta sporca”. Caratterialmente Andrea aveva
una enciclopedica personalità, sempre in movimento nel fare e nel
proporre qualsiasi iniziativa con il supporto indissolubile della
fede. È stato un cultore del teatro parrocchiale, amava organizzare
ed esibirsi come musicista, attore e regista di alcuni spettacoli
promossi dalla comunità parrocchiale del SS. Crocifisso e Santa Rita
di Napoli diretta dal valente parroco Mons. Antonio D’Urso. Nelle
vesti di regista, Andrea riusciva a riadattare fiabe e testi
teatrali drammatici in chiave farsesca, memorabile l’incontenibile
ilarità suscitata negli spettatori con la rappresentazione di
“Biancaneve ed i 7 nani”. Il suo “passaggio” terrestre è stato
intensamente vissuto a favore di opere sociali e culturali,
trasmettendo il suo inno alla vita a coloro che possiedono questo
supremo dono e non lo sanno apprezzare. Nel bene e nel male Andrea è
stato un superbo protagonista della sua vita, per sei lunghi anni ha
lottato contro un male inguaribile fino allo stremo delle forze, per
poi accettare con serenità il 28 maggio scorso la volontà del
Signore, lasciando a noi testimoni alcune sue composizioni musicali
in versi, tra le tante due preziose preghiere: “Canto per Maria”
e “Amami”. Ed è per questa sua eccelsa creatività che il
Comitato
del Premio Tutore del Patrimonio e delle Tradizioni Napoletane
rilascia ai suoi familiari il meritevole attestato di conferimento
alla memoria promosso dall’Associazione Internazionale Regina Elena.
RASSEGNA STAMPA
PREMIAZIONE DEL
6 GIUGNO 2008
- CIRCOLO UFFICIALI
DELL'ESERCITO -
6 GIUGNO 2008
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