Dora Viscione
ricorda il padre Antonio VIAN
E' un pò difficile
sintetizzare una persona, una vita, con un ricordo: ricordi ne ho tanti. Il più
vivo è quello di padre! E' stata una persona squisita, aveva un animo nobile e
non poteva essere diversamente, visto che era un artista. Una bella persona - in
tutti i sensi - con una personalità originale. E dico questo non perché era
mio padre e tutti quelli che lo hanno conosciuto possono suffragare questo mio
ricordo con il fatto che era un pò superiore, un pò al di sopra delle cose
della vita che sfiorava e prendeva con ironia. Era un pò malinconico in fondo
come natura, però non triste. Anzi, al contrario, era "sfrogoliatore"
come si usa dire; era una persona molto colta, aveva studiato lettere e filosofia ed aveva collaborato a vari giornali, tra cui il ROMA
e la REPUBBLICA D'ITALIA.
Lo ricordo come un padre tenerissimo: non ha mai usato la voce alta per
rimproverarmi. Era un padre unico, e come compositore, e come musicista - lo
dicono anche gli altri che lo hanno conosciuto - quindi non è solo quello che
penso io di lui. Per me, dovrebbe essere il massimo degli
uomini, però lo confermano anche gli altri, io ci credo in quanto sento quello che trasmettono le sue musiche.
Penso sia stato capito al momento
ed ora un pò dimenticato; in realtà questo è forse il destino di tutti i figli
di Napoli, quelli che hanno contribuito a renderla grande con la loro
creatività.
Luna rossa ormai compie 51
anni; fu composta da mio padre assieme al poeta Vincenzo De Crescenzo
nel 1950. Questa canzone ebbe subito un grande successo, cantata prima da
Giorgio Consolini durante una famosa Piedigrotta organizzata da mio padre e poi
interpretata dalla voce di Claudio Villa che contribuì notevolmente a farla
conoscere in tutto il mondo.
Smentendo la RAI (Radio Televisione Italiana) che in prima istanza la bocciò come canzone non
competitiva, per mio padre il successo strepitoso che ebbe Luna rossa
rappresentò una grossa vittoria nei confronti dei suoi defraudatori in RAI. Fu
tradotta in tutte le lingue, addirittura in arabo; è stata cantata dai
più famosi cantanti internazionali e tra questi, tanto per citarne qualcuno,
Frank Sinatra. Questo successo permise il "lancio" di mio padre a
fondare una sua casa editrice l'ABC a cui se ne aggiunsero altre ed, in omaggio
al mio nome, una di queste fu chiamata DORA. Mio padre in tutte le
sue azioni ha pensato sempre alla grande: è stato un uomo eccellente in tutto!
Sono orgogliosissima di averlo avuto come
padre, peccato di averlo goduto solo
nei miei primi anni giovanili e perderlo quando ormai, con i suoi 48 anni, aveva
raggiunto l'apice del successo artistico. Di mio padre ammiro la sua costanza: in
ogni qualsiasi
cosa facesse, lui era autodidatta. Ad esempio, non avendo studiato musica, suonava ad "orecchio";
ricordo che componeva le note
musicali aiutandosi a volte con il fischio. Quello che allora si chiamava
dettafono - tra i primi registratori a bobina - era una rarità e
lui, che non conosceva la musica, fischiettando si andava a cercare le giuste note
al pianoforte.
Le composizioni musicale di Vian, nascevano qui, in questo
albergo di famiglia, condotto da sempre dalla sottoscritta e
precedentemente dai miei genitori e nonni. Siamo una famiglia di generazione
albergatori; adesso siamo legati, per merito di mio padre, anche alla musica. Tra
queste mura sono state composte le melodie di Luna rossa, Il mare,
Suonno a Marechiare, 'O ritratto e nnanninella, Nisciuno, e tante altre canzoni note
e meno note. Nel mio albergo ho realizzato un desiderio espresso già da mio padre: intitolare le camere con il nome di alcune celebri canzoni
napoletane. Difatti, esse si chiamano: Luna rossa, Reginella, Anema e
core, Maria Marì, 'O
sole mio, Tazza 'e cafè, e se vi capita di essere alloggiati nel mio albergo,
noterete altre stanze contrassegnate con il nome di altre celebri melodie
partenopee.
Mio padre ha esordito come compositore a 18 anni con la canzone
Dormiveglia, con testo di Ciro Parente autore tra l'altro della
famosa Dduje paravise. Insomma un grande con la "G" maiuscola! In
seguito, papà si è avvalso della collaborazione di tutti i più grandi poeti del
momento; ricordo i vari Enzo Bonagura, Peppe Fiorelli, Peppino Russo,
Renato Fiore, e l'ultimo in ordine d'età Salvatore Palomba.
Tutte le canzoni musicate da
Vian hanno lasciato in me piacevoli e struggenti ricordi. Tra queste annovero: Mannaggia
'e rrose,
che quando cominciavo appena a parlare, canticchiavo
"storpiando" le parole del bellissimo testo di Peppino Fiorelli; Luna rossa, una melodia osteggiata da un grande che la riteneva
troppo avanzata con i tempi d'allora ed invece smentito per il successo
riscosso in tutto il mondo, in tutte le lingue e dai famosi cantanti; Suonno a
Marechiaro, un bellissimo brano del poeta Renato Fiore, figlio di
Francesco, che vinse il terzo premio al festival di Napoli. Un noto giornalista disse
che questa composizione era bellissima, ma per lui rappresentava
"l'incompiuta" di Vian, perché la riteneva una breve melodia. Era
l'anno 1958; fu "lanciata" da Sergio Bruni e da Mario Abbate.
Tra
l'altro, Suonno a Marechiaro mi è cara perché ricordo che il mio adorato papà
mi portò sul luogo dove è apposta la lapide con i brani di Salvatore di
Giacomo; era una giornata molto fredda lì a Marechiaro, ed io ebbi l'occasione
di scrutare il suo volto assorto in qualcosa che gli suggeriva un'improvvisa
ispirazione. Nisciuno fu musicata con i versi di Peppino Russo,
poeta di grandissimo rispetto, alla cui memoria sono profondamente legata, perché oltre a collaborare con mio padre era anche una cara persona di
famiglia, sempre disponibile con la sua generalizzata bontà. Mio padre lo
costringeva a fargli da dicitore nella lettura dei testi dei "grandi"
da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo. Il buon Peppino declamava i versi
con grande passione e bravura, prestandosi fino a tarda sera, seduto ai piedi
del letto dove riposava papà. Ma pecché fu composta quando ormai
già era minato nella sua malattia; Renato Fiore scrisse i versi. Ricordo che
veniva a trovarlo e nel contempo collaborava nella stesura di questa
"ultima opera" di Vian. Questa canzone mi è particolarmente cara perché
oltre ad avvalersi di un testo molto bello e significativo, sembra più il messaggio di addio alla vita di mio padre che ad un amore
finito tra due innamorati.
Fisicamente Vian non esiste, però
sono vive le testimonianze del suo passaggio musicale, e
questo mi da molto conforto. Spiritualmente mi è sempre accanto, ma vorrei che anche altri si ricordassero di
lui onorandone la sua memoria; magari con una
lapide affissa dalle Autorità preposte sull'edificio dove visse, compose e
morì.
Sono fiduciosa in questa richiesta che prima o poi verrà recepita, perché credo nei valori
umani e nel sentimento del popolo napoletano; è per tutto ciò che ho
rievocato, quale figlia, una parte di ricordi per il mio "grande"
papà artista.
Il Quartiere Mercato onora VIAN
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