Nicolardi Edoardo
(C.O. Lardini)

Napoli, 28 febbraio 1878 - 26 febbraio 1954. Celebre sin da giovane con una delle sue prime canzoni: Voce 'e notte; fu, per i più, il poeta indissolubilmente legato a quella toccante lirica che ancora avvince e commuove, intensa com'è di amore, di passione, di gelosia, di tormento, di rassegnata e dolente ironia. Ma il Nicolardi, oltre a scrivere altre bellissime canzoni, fu autore di deliziose poesie in vernacolo pubblicate in più volumi e ristampate dall'Editrice Bideri; dettò tanti e tanti versi in lingua densi di purezza ed eleganza; fu un brillantissimo umorista, scaltrito in una tecnica ammirevole ed a pochi nota. 
La sua «cifra», insomma, fu inconfondibile, con balenii e iridescenze proprie, non seconda a nessun'altra. La sua arte fu verità, come la sua vita. Se nobile fu la sua vita, nobilissima fu la sua personalissima arte: delicata, fine, profonda. A diciassette anni fu reporter al «Don Marzio», indi collaborò al «Giorno» di Matilde Serao, ed al «Monsignor Perrelli»; fondò e diresse il settimanale umoristico «Re di danaro», che, dopo diversi anni di vita, fu soppresso dal fascismo. Scrisse riviste teatrali e fu direttore di alcune case editrici musicali. Ancora si ricordano le sue conversazioni radiofoniche «Tipi e costumi napoletani» iniziate nel 1944 e durate fino a pochi mesi prima della sua dipartita. Nel 1905 entrò a far parte dell’Amministrazione degli Ospedali Riuniti e dal 1910 al 1950, fu Direttore amministrativo dell'Ospedale di Loreto. Un'attività poetica, la sua, davvero formidabile, che lo impegnò duramente per tutta la vita, e che gli consentì di attingere clamorosi e meritati traguardi.
FRA I SUOI SUCCESSI
Jett’ 'o bbeleno! - duetto scritto con la collaborazione di E. Murolo - (1901), '0 scuitato (con Murolo) (1902), Voce 'e notte (1904), Sciuldezza bella! (1905), '0 nzurato (1907), Oi Gnese, Gnese... (1908), Mmiez' 'o ggrano (1909), Tarantella ntussecosa (1909), L'ammore a tre... (1910), Na palurnmella janca (1910), L’ammore passa ggiero (1911), Quanno 'o destino vo' (1912), Primmo amrnore (1913), Testamento (1921), Surdato 'e Napule (1927), Tammurriata nera (1944), 'E zucculille (1951).

Ettore de Mura - Enciclopedia della Canzone Napoletana
Casa Editrice
IL TORCHIO, Napoli 1969


Gall
eria

Immagini e documenti

Guido Nicolardi
"nipote"

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ANEDDOTI

"Tammurriata nera"
 Si era nel 1945, l'anno prima per Napoli erano passati gli stupratori marocchini. Edoardo Nicolardi dirigente amministrativo dell'Ospedale Loreto, vede a subbuglio il reparto maternità per uno straordinario evento. A una ragazza è nato un bambino di pelle scura. A sera, a casa di E.A. Mario (i due poeti sono consuoceri) dopo aver ascoltato l'episodio il padrone di casa propone all'ospite "Eduà facimmo 'na canzone". E. Nicolardi con la sua straordinaria immediatezza dettò i versi di "Tammurriata nera" che E.A. Mario musicò. Occorreva grande maestria e una grande "pietas" artistica, per narrare la vicenda in modo efficace, senza volgarità, e senza che la povera madre potesse sentirsi offesa.


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