INCISIONI DISCOGRAFICHE
Dischi a 78/45/33 giri

78 GIRI


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CARTOLINE MUSICALI 78/45 GIRI


coll.ne R.Cortese

coll.ne R.Cortese
   

45 GIRI

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33 GIRI

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Il Grammofono

La vigilia di Natale del 1877, Thomas Alva Edison, che l'anno prima aveva inventato il microfono a carbone, presentò la richiesta di brevetto per il suo fonografo a cilindri. Molti anni dopo essere stato inventato, e ormai assai progredito tecnicamente, il fonografo comincia a essere impiegato esplicitamente per la riproduzione musicale: le porte del nascente mercato discografico stanno finalmente per essere spalancate. L'input decisivo si deve all'intraprendenza e alla capacità di un tedesco emigrato negli USA: Emil Berliner, che nella primavera del 1887 brevetta negli Stati Uniti il "Gramophone". L'invenzione consiste in un apparecchio con braccio grammofonico, movimento a manovella e puntina di iridio che solca il rivestimento di cera di un disco di zinco. Dall'originale disco di zinco bisogna però ottenere la matrice per la riproduzione in copie. Nel 1893, una matrice di gommalacca produrrà dischi da 17,8 cm, con una velocità di 120 giri al minuto. Le innovazioni si susseguono serratamente di anno in anno sino a quando, nel 1904, alla fiera di Lipsia, viene presentato il disco a due facciate. Bisognerà aspettare poi il primo dopoguerra mondiale per vedere, in un contesto di grande impulso tecnologico impartito al mondo occidentale proprio dalle necessità belliche, il passaggio dall'incisione meccanica a quella elettrica, la stereofonia, l'amplificazione.
Il mercato dei dischi, intanto, si è fatto sempre più promettente. La gente compra grammofoni e dischi o cilindri; la concorrenza per i nuovi brevetti è accesissima, e così pure quella tra costruttori di grammofoni e produttori di dischi. Già nel 1895, Berliner aveva fondato la U.S. Gramophone Company (successivamente assorbita dalla RCA e dalla EMI), dando contemporaneamente vita a Londra, per la gestione dei diritti nel Vecchio Continente, a una filiale europea. In quello stesso anno, suo nipote Joseph Sanders aveva aperto uno stabilimento per la stampa di dischi ad Hannover, con filiali a Berlino, in Russia, in Austria e in seguito anche a Parigi. Parallelamente, in America, Eldridge R. Johnson, perfezionatore del grammofono con meccanismo a manovella, inventore della riproduzione di incisioni da matrice originale, nonché dei dischi da 25 e da 30 cm di diametro (rispettivamente della durata di 3' e 5'), fonda nel 1901 la sua compagnia: la Victor, che sarà poi RCA-Victor. E' questo, in sintesi estrema, il panorama discografico mondiale quando a Napoli viene inaugurata la prima etichetta da Raffaele e Americo Esposito. Nel 1901 nasce la Phonotype. Nicola Maldacea, celebre macchiettista, inaugurerà con la sua voce l'attività della neonata casa. A ruota, lo seguiranno i grandi interpreti dell'epoca: Elvira Donnarumma, Gennaro Pasquariello, Armando Gill, Diego Giannini, Pietro Mazzone, Salvatore Papaccio, Vittorio Parisi, Gilda Mignonette, e poi, via via, Franco Ricci, Enzo Romagnoli, Ria Rosa, Tecla Scarano, Eva Nova, Anna Fougez, Carlo Buti. Ma fiore all'occhiello della Phonotype sarà la voce del tenore Fernando De Lucia che inciderà per quell'etichetta alcuni tra i principali capolavori della letteratura musicale napoletana: Munasterio, Scetate, 'O Marenariello, Voce 'e notte, 'O sole mio, Fenesta ca lucive, Funiculì funiculà, 'O cardillo, Catarì, Torna a Surriento. Dal carteggio intercorso tra De Lucia Esposito, trapela tutta la commossa meraviglia che il tenore nutriva per la "nuova, prodigiosa invenzione", che permette di riascoltare la propria voce. Il catalogo della Phonotype si arricchsce ben presto di un repertorio vastissimo di canzoni, contribuendo all'evolversi del mercato canzonettistico su tutti i livelli: discografico, editoriale, concertistico, delle feste di piazza. Alcuni anni dopo la nascita della Phonotype, nel 1911, l'intuito imprenditoriale di Massimo Waber, agente a Napoli della Polyphon Musikwerke, di Wahren, non lontano da Lipsia, porterà all'insediamento di un satellite della grande casa tedesca. La Polyphon - diretta dal poeta Ferdinando Russo - ingaggiò i migliori autori napoletani e offrì loro contratti mensili e annuali in cambio di una produzione costante di canzoni. Un destino improbo ma allettante, già toccato agli artisti nei secoli addietro, quando poeti e musicisti erano costretti a tener sempre viva la stima dei loro aristocratici padroni e protettori. Di questo nuovo stato delle cose, soffrì molto Salvatore Di Giacomo, il quale trovava logorante la consegna mensile della canzone, seppure in cambio di uno stipendio fisso (dalle 125 alle 250 lire), che consentiva di vivere agiatamente. La fortuna dell'etichetta teutonica non durò che quattro anni, periodo in cui ebbe dalla propria parte Gennaro Pasquariello, Olimpia Davigny, Raimondo De Angelis, Diego Giannini. Nel 1914, quando sull'Europa s'addensavano le fosche ombre della catastrofe bellica, la Polyphon smantellò la sua organizzazione. Dopo la rapida ascesa e gli anni del dominio incontrastato, la parabola del grammofono inizia il suo declino. A partire dal 1922, si affaccia sulla scena una nuova e agguerrita concorrente: la radio.


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