Cioffi Giuseppe
CIOFFI
GIUSEPPE - Napoli, 3 novembre 1901.
E’ un fiume di bella
musica. Basterebbe dare uno sguardo alle canzoni di successo registrate
qui, in calce, per formarsi un’idea della sua formidabile attività e
del suo fecondissimo estro. E si badi che i successi non sono elencati
tutti, perché le sue canzoni sono centinaia.
Giuseppe Cioffi, giovanissimo, dopo aver studiato musica nel nostro
Conservatorio, divenne un assiduo frequentatore - in compagnia del poeta
Enzo Fusco - di «periodiche»
e circoli, ove, compositore in erba, aveva occasione di presentare le sue
prime canzoni. Fu in questi ambienti familiari che affilò le armi per i
successi futuri, saranno essi canzoni melodiche oppure macchiette di
sorprendente vitalità musicale.
Pubblicò la sua prima canzone con La Partenope (1923); poi con altri
editori finché non approda a quel gran porto canoro che si chiamava Casa
editrice La Canzonetta. Qui collabora, in particolare, con Bonagura,
Fusco, Letico, Canetti, Fiore e soprattutto con Gigi Pisano. Ma la sua
attività non si limita alla sola composizione; con pari energia e
competenza, il futuro autore di Scalinatella, affronta anche le
fatiche e le insidie dell’organizzazione di spettacoli musicali cui
prende parte, inoltre, come direttore d’orchestra. La collaborazione con
Gigi Pisano, ha dato abbondanti frutti: macchiette di nuovo stile e
melodie riempiono interi fascicoli de’ La Canzonetta e alimentano
spettacoli di audizioni. Il binomio "Cioffi-Pisano" diventa
famoso e resta sulla breccia per oltre vent’anni: in questo periodo dà
vita a tutto il repertorio macchiettistico di Nino Taranto e dona al mondo
una delle più belle canzoni di Napoli: Na sera ‘e maggio. Poi,
Cioffi fonda una casa editrice cui dà il suo nome (Vedi), pubblica
ogni anno nuove canzoni ed
organizza spettacoli di Piedigrotta. Collabora con uno stuolo di poeti,
fra cui Nello De Lutio (insieme hanno scritto due opere liriche che ancora
attendono di essere rappresentate) ed il figliuolo Luigi. Anche come
editore registra canzoni di successo, alcune delle quali partecipanti al
Festival della Canzone napoletana.
SUCCESSI
In dialetto: Giacomina
o Nanninella (1923), Comine si chiarnma ammore (1926), Suldato
‘e Napule (1927), Cuscritto nnammurato (1929), Abbracciato
col cuscino (1931), Ciucculatina mia (193.4), Tititì-tititì-tititì...
(1935), L’hai voluto te! (1936), Mazza, Pezza e Pizzo (1936),
Povera santa (1936), Tre feneste (1936), Agata (1937),
I due gemelli (1937), Pupazzetti (1937), Comm’a na vota
(1938), Datemi Elisabetta (1938), Na sera e maggio (1938),
‘0 chiavino (1938), Pigliatillo... pigiiatillo (1939), Ciccio
Formaggio (1940), M’aggia curà (1940), Olga Fornacelli (1940),
Tre rose (1941), N’ora ‘e felicità (1942), Dove stà
Zazà (1944), Mannaggia ‘e rrose (1944), Ncatenacore (1945),
Teresin, Teresin, Teresin
(1945), Tutt’ ‘e ssere
(1945), Bona
furtuna (1946), Fortunato (1946), Jammo, Rosì (1946), Via
nova (1946), Centenare ‘e spine (1947), Fatte fa’ ‘a
foto (1947), Lrac qua d’ ‘a fonte (1947), ‘E rrose
parlano (1948), Fravula frà (1948), Scalinatella (1948),
Carcerato (1949), Pusilleco nsentimento (1949), Bammenella
d’ ‘o Mercato (1950), Martellacore (1950), ‘A rossa (1952),
Lettera napulitana (1952), ‘0 rarnmariello (1952), Quatte
passe pe’ Tuleto (1952), ‘A luciana (1953), Chitarrella...
chitarrè (1953), Ncopp’ ‘e Garnaldule (1953), ‘0
scarpanello (1954), Sole giallo (1955) E’ arrivato
Pachialone (1956) ‘0 palluncino (1958).
In lingua: Ciào! (1929),
Madonna Notte (1982), Acqua santa (1934), Brava gente (1934),
Ventiquattrore (1934), Città (1935), Vecchia ringhiera (1936),
All’imbrunire (1937), Se il grano potesse parlare (1941).
Ettore de Mura -
Enciclopedia della Canzone Napoletana
Casa Editrice IL TORCHIO, Napoli 1969
Cioffi LUIGI
Figliuolo
del M° Giuseppe Cioffi, uno dei più squisiti musicisti
napoletani, ereditò dal padre la passione per il teatro e per la canzone.
I suoi versi sono semplici, scorrevoli, d’immediata presa. Cominciò la
sua attività di canzoniere nel 1942 ed ebbe una diecina di successi
popolari, la cui musica è dovuta al suo genitore. Autore
di diversi lavori teatrali, fra cui un buon numero di sceneggiate, fu
organizzatore di spettacoli e partecipò più volte al Festival della
Canzone napoletana. Un infarto stroncò la sua giovane vita.
FRA I SUOI SUCCESSI
Carcerato
(1949), Martellacore (1950), ‘A
rossa
(1952), ‘0
rammariello (1952), ‘A luciana
(1953),
Ghitarrella,
chitarré (1953), ‘0
scarpariello
(1954),
Sole giallo (1955), E’ arrivato
Pachialone (1956), ‘0
palluncino (1958).
Ettore de Mura -
Enciclopedia della Canzone Napoletana
Casa Editrice IL TORCHIO, Napoli 1969
RICORDO
DI GIUSEPPE E LUIGI CioffI
a cura della
nipote Monica Palumbo
Non
è possibile tentare di descrivere la vita di Luigi Cioffi senza prima
dare qualche cenno del suo grande padre il maestro Giuseppe Cioffi. Uno
dei più grandi musicisti napoletani, certamente l'ultimo a livello
mondiale, dette vita a canzoni come "Dove sta Zazà" su versi di
Cutolo; "Na sera e maggio" su versi di Gigi Pisano, "Scalinatella"
su versi di Bonagura, tutte melodie che hanno segnato l'evoluzione della
canzone napoletana ed hanno contribuito a mantenere alto nel mondo il nome
della nostra Musica, universalmente riconosciute come dei grandi classici.
Il famoso ed amato binomio Pisano-Cioffi fece sorridere tutta l'Italia con
numerosissime macchiette tra le quali: "Ciccio formaggio",
"Ta vuò fa fa 'na foto", "E duie gemelli" che ebbero
come interprete il grande ed indimenticato Nino Taranto. Sono canzoni e
personaggi rimasti nel cuore di tutti gli appassionati dell' arte
napoletana, che mantennero alta la tradizione della Piedigrotta, festa che
fungeva anche da gran festival della canzone.
Artisti famosissimi videro il loro esordio in queste manifestazioni e tra
questi Aurelio Fierro, Sergio Bruni, Alberto Amato, Roberto Murolo, Nino
Taranto e tanti altri ancora. In questo fragore artistico cominciò a
scrivere i suoi primi versi Luigi Cioffi che non appena diciottenne
scrisse "Luna, luna non far la spia!", che divenne ben presto un
grosso successo. In tutti i suoi versi si vedeva la sua voglia di vivere e
la sua allegria, la sua capacità di descrivere la scena entro cui si
svolgeva la canzone fece dire all'allora giovanissimo amico Renato
Carosone: "Giggì tu faie 'e quadretti no 'e canzone".
Il suo spunto era sempre romantico e in ogni suo scritto traspariva la
profonda sensibilità. Ostacolato sin dall' inizio dalla celebrità del
padre, come tutti i figli d'arte stentò ad affermare il suo genio
artistico fino al momento in cui, la sua voglia e la sua grande genialità
non maturarono al punto da provocare l'interruzione del noto binomio
Pisano Cioffi. Finalmente Luigi poté affiancarsi al padre, uomo dal
carattere difficile e particolarmente esigente, in modo quasi maniacale
nei confronti del figlio che pretendeva perfetto. Il rapporto fu sempre
improntato al rispetto ed alla competizione, ma nascondeva un amore a
volte tumultuoso, ma fortissimo. Luigi cominciò a comporre versi di alto
contenuto poetico e di grande sensibilità. Con un profondo rispetto per
la napoletanità e con una grande presa sull'animo popolare che in tutta
la sua opera fu sempre profondamente rispettato. Non dobbiamo dimenticare
che Luigi era uomo di grandissima cultura e profondo conoscitore della
Lingua napoletana alla quale aveva dedicato anni ed anni di studi .
Canzoni quali "A Luciana", "A Rossa","O nfinfero",
"Chitarrella chitarrè", "O Rammariello",
"Martella core", "O sole giallo", "O palluncino",
"E Surdatielle", "Signorina Maria", "Peppeniello",
"Aummo Aummo", "A ze maestà" e tante altre ebbero un
grosso successo non solo a livello locale, ma spesso anche a livello
internazionale, come testimoniano ancora oggi i resoconti della SIAE . Il
successo grande arrivò con "A Luciana" testo scritto
interamente dal poeta e musicato dal padre. E' dolce sentire raccontare
dal figlio la storia di questa canzone, ispirata dalla seconda delle
figlie che Luigi Cioffi ebbe dal matrimonio con Luisa Quaglia.
Luciana che all'epoca aveva quattro anni era solita distrarre il padre
mentre componeva nella tranquillità del suo studio interrompendo quel
silenzio che consentiva all'autore di concentrarsi e liberare il suo estro.
La bimba passeggiava sul terrazzino davanti allo studio infastidendolo e
dà qui nacque "a Luciana ca passa e spassa" e che poi le donne
del quartiere di santa Lucia adottarono quasi come il loro inno. La
famiglia e soprattutto i figli furono spunto di tante altre canzoni. La
signorina Maria dedicata alla prima figlia, Peppeniello all'ultimogenito
Giuseppe e 'O nfinfero' al figlio acquisito Edoardo nato dal primo
matrimonio della moglie Luisa rimasta vedova giovanissima. Il poeta era
estremamente allegro, romantico e contemporaneamente spensierato e
giocherellone, nonostante il rapporto conflittuale con il padre era
riuscito a mantenere uno spirito fanciullesco che gli consentiva di fare
scherzi a volte macabri ai poveri figli.
Che in lui oltre che un padre avevano un amico. Giuseppe racconta
sorridendo la storia che spesso rientrando in casa trovava il padre
disteso a terra con le palpebre rivoltate in su che fingeva di essere
morto e per rendere maggiormente credibile la cosa curava i minimi
particolari servendosi di ceri per creare la giusta atmosfera.
Poi soddisfatto di aver suscitato paura nei suoi cari alzandosi in piedi
esclamava " ma allora mi volete bene". La sua generosità non
gli ha certo consentito di lasciare alcuna eredità in termini materiali,
ma ha lasciato un patrimonio ben più importante che è quello di ricordi
e della sua memoria ancora oggi viva in tutti i suoi cari.
Sensitivo e anche scaramantico, quasi all'ossessione previde la sua
prematura scomparsa che avvenne di venerdì 17 marzo 1967 che fu
accompagnata da dei versi che pochi giorni prima erano stati scritti di
suo pugno e che oggi sono incisi sulla sua tomba. "L'urdema primavera
, o primmo sole adorano e mimose int'e ciardine, stu sole d'oro che sa si
o veco chiu, quant'ato ancora, quant'ato po dura sta gioventù".
Dimenticato per vari anni non poté mai eguagliare il talento del padre,
non tanto perché non ne avesse da vendere , ma perché la vita gli fu
precocemente stroncata da un infarto. Ma il tempo restituisce sempre ciò
che viene tolto e nel 1993 rivalutato e forse scoperto per la prima volta
da Arbore con la sua "Orchestra Italiana" riaffiora quel grande
successo con il suo brano più famoso 'Aumma Aumma' che scritto 47 anni fa
ha rinverdito la canzone napoletana dandole nuova vita e nuove prospettive.
E forse un domani chi sa tra i suoi nipoti (di cui due gemelli, proprio
come la famosissima macchietta citata all'inizio) potrebbe nascere un
nuovo grande poeta degno di questo immenso grande uomo prima e compagnone
poi.
Monica Palumbo
Copyright
(c) 2003 [Interviù]. Tutti i diritti riservati.
Web Master: G.C.G.